ASIA/PAKISTAN - Militanti del "Tehreek-e-Labbaik Pakistan" in azione: analisti e organizzazioni sociali chiedono chiarimenti al governo

venerdì, 27 settembre 2024 diritti umani   blasfemia  

Lahore (Agenzia Fides) - Che ruolo hanno o come si giustifica l'operato delle "milizie civili" o " squadre di vigilantes" dell'organizzazione "Tehreek-e-Labbaik Pakistan" (TLP), che vanno in giro per le strade delle città pakistane a cercare e punire le persone accusate di alcuni crimini di natura religiosa, come la blasfemia o il vilipendio verso l'islam? E' una domanda che si pongono analisti e rappresentanti politici e della società civile di fronte a un fenomeno che sta inquietando la società pakistana. Membri di Ong, organizzazioni sociali, comunità religiose di varie fedi, chiedono al governo un chiarimento  di fronte all'azione "extragiudiziale" di gruppi che stanno instillando paura tra la gente, minacciando la sicurezza dei cittadini e il loro diritto a vivere liberamente.
Tre casi, tra gli ultimi registrati, hanno sollevato preoccupazione e dibattito sui mass media pakistani. Sono casi relativi alle accuse "blasfemia sui social media", ambito in cui i membri del TLP sembrano prestare massima attenzione. Uno riguarda un medico, Shah Nawaz Kumbhar, originario della provincia di Sindh, accusato di aver condiviso contenuti blasfemi sui social network "Facebook".  Il secondo di riferisce al 50enne, Abdul Ali, proprietario di un hotel a Quetta, in Belucistan, anch'egli arrestato per aver pubblicato sui social media commenti denigratori verso il Profeta Maometto, e ucciso mentre era sotto custodia della polizia. Il terzo caso è relativo all'infermiera cristiana Shagufta Kiran, 40 anni, madre di quattro figli, punita con la condanna a morte per blasfemia su WhatsApp (vedi Fides 20/9/2024). In questi e altri casi, si notava l'attivo coinvolgimento dei membri del TLP, con atti pubblici o intimidatori.  
Il Tehreek-e-Labbaik Pakistan (TLP) è un'organizzazione islamica che nel 2021 era stata dichiarata "fuorilegge" dal governo. Successivamente, nell'autunno dello stesso anno, il TLP ha raggiunto un accordo con il governo federale in cui si impegnava a rispettare la Costituzione e a non promuovere proteste violente. A novembre nel 2023 il governo del Pakistan l'ha riconosciuta ufficialmente come "partito politico registrato presso la Commissione elettorale del Pakistan".
Il governo strinse con il TLP un patto "in vista del più ampio interesse nazionale e della prospettiva a lungo termine per garantire violenze non si ripetano in futuro". Nell'accordo si stabiliva che l'articolo  7 dell'Anti-Terrorism Act del 1997 (incriminazione per atti di terrorismo) è applicabile alle perone accusati di blasfemia ai sensi dell'artcolo  295-C  del Codice penale pakistano (vilipendio verso il Profeta Maometto). Inoltre, le parti concordarono di istituire una apposita sezione denominata  “Counter Blasphemy Wing” all'interno della Federal Investigation Agency (FIA), agenzia investigativa della polizia federale. La sezione fu istituita con l’obiettivo di potenziare la capacità di monitorare la "profanazione delle religioni" ma, per come si configura la legge di blasfemia in Pakistan - di fatto  va ad applicarsi specificamente all'islam, in particolare ai contenuti condivisi sul web . 
In quel patto si garantisce anche un processo imparziale e rapido per gli imputati che affrontano accuse di blasfemia, il che "dovrebbe mettere a riparo da azioni extragiudiziali e linciaggi che ancora avvengono da parte dei militanti", nota Farzana Imran, dell'organizzazione cristiana "LEAD Pakistan" (Legal Evangelical Association Development), chiedendo alle autorità di garantire lo stato di diritto e di non permettere che una milizia para-statale di "polizia morale o religiosa" possa interferire con il lavoro della polizia o della giustizia ordinaria.
Muhammad Amir Rana, studioso musulmano, cofondatore del "Pakistan Institute for Peace Studies" ed editorialista del quotidiano pakistano "Dawn", ricorda che a luglio scorso il TLP ha incitato alla violenza contro la Corte Suprema del Pakistan, dopo la assoluzione di un membro della comunità Ahmadiyya (considerata "eretica" dall'Islam). E si chiede: "Perché lo Stato scende a compromessi e  tollera un gruppo responsabile di violenza di massa,  vandalismo, uccisione di cittadini innocenti, danneggiamento di proprietà, che macchia l'immagine internazionale del Paese, promuovendo l'estremismo?"
(PA) (Agenzia Fides 27/9/2024)


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