Fides News - Italianhttps://fides.org./Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.ASIA/GIAPPONE - Il Papa ricorda i cristiani nascosti: “Hanno trasmesso il prezioso tesoro della fede come eredità di generazione in generazione”https://fides.org./it/news/75737-ASIA_GIAPPONE_Il_Papa_ricorda_i_cristiani_nascosti_Hanno_trasmesso_il_prezioso_tesoro_della_fede_come_eredita_di_generazione_in_generazionehttps://fides.org./it/news/75737-ASIA_GIAPPONE_Il_Papa_ricorda_i_cristiani_nascosti_Hanno_trasmesso_il_prezioso_tesoro_della_fede_come_eredita_di_generazione_in_generazioneCittà del Vaticano – “Il popolo giapponese è un nobile popolo”, e la sua storia è segnata anche dalla “testimonianza della fedeltà di tanti cristiani giapponesi che hanno trasmesso il prezioso tesoro della fede come eredità, di generazione in generazione”. <br /><br />Lo ha detto Papa Francesco che questa mattina, nella Sala dei Papi, nel Palazzo Apostolico in Vaticano, ha ricevuto in udienza i membri della "Hidden Christians Research Association", associazione giapponese che si occupa della tutela dei Siti Cristiani nascosti della regione di Nagasaki, entrati a far parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO nel 2018. <br /><br />“Apprezzo moltissimo i vostri sforzi per preservare questi siti come testimonianze preziose di un grande, ma celato capitolo della storia della Chiesa universale e di quella del vostro nobile popolo”, ha sottolineato il Pontefice riferendosi a quanto accaduto in Giappone partire dal 1600, quando il cristianesimo venne messo al bando e furono espulsi tutti i missionari. <br /><br />Senza sacerdoti e senza chiese, i cattolici giapponesi si organizzarono da soli: il capo-villaggio dirigeva la comunità, stabiliva le solennità religiose in base al calendario liturgico e conservava i libri sacri; il catechista insegnava ai bambini; quelli che conoscevano le formule per conferire i battesimi amministravano il primo sacramento; l'annunziatore visitava le famiglie per annunciare la domenica, le feste cristiane, i giorni di digiuno e di astinenza.<br /><br />“È appropriato”, ha aggiunto il Vescovo di Roma “che il nostro incontro abbia luogo alla vigilia della celebrazione della memoria di San Francesco Saverio, il grande missionario che sognò che la predicazione del Vangelo avrebbe prodotto una ricca messe di anime nella vostra Terra nativa. Come eredi di tale sogno, possa il vostro lavoro di educazione e conservazione rendere meglio noto e apprezzato questo eminente capitolo della storia dell’evangelizzazione. Possa la visita a tali luoghi storici servire ai seguaci di Cristo, nel Giappone di oggi, da memoria e fuoco vivo dell’anima di ogni apostolato in questa terra, capace di rinnovare e far ardere continuamente lo zelo evangelizzatore”.<br /><br />“Quando pensiamo all’eroismo dei primi missionari, al coraggio dei martiri giapponesi e alla perseveranza della piccola ma fedele Comunità cattolica del vostro Paese, come non rivolgere il pensiero ai fratelli cristiani che ai nostri giorni subiscono la persecuzione e perfino la morte per il nome di Gesù?”, ha aggiunto il Pontefice nel suo breve discorso, concludendo con un invito alla preghiera per tutti quei cristiani che oggi “soffrono per i frutti amari della guerra, della violenza, dell’odio e dell’oppressione”. <br />Sat, 30 Nov 2024 11:08:39 +0100AFRICA/KENYA - "Insieme, possiamo lavorare per porre fine alla violenza di genere e al femminicidio nella nostra società”: il monito della Chiesa locale contro il dilagare del fenomenohttps://fides.org./it/news/75736-AFRICA_KENYA_Insieme_possiamo_lavorare_per_porre_fine_alla_violenza_di_genere_e_al_femminicidio_nella_nostra_societa_il_monito_della_Chiesa_locale_contro_il_dilagare_del_fenomenohttps://fides.org./it/news/75736-AFRICA_KENYA_Insieme_possiamo_lavorare_per_porre_fine_alla_violenza_di_genere_e_al_femminicidio_nella_nostra_societa_il_monito_della_Chiesa_locale_contro_il_dilagare_del_fenomenoNairobi – “Negli ultimi mesi, il Kenya ha assistito a una preoccupante escalation di femminicidi, donne che hanno perso la vita in omicidi raccapriccianti e in circostanze poco chiare". Lo denuncia Simon Peter Kamomoe, uno dei due vescovi ausiliari dell'arcidiocesi di Nairobi, sottolineando che "tali atti non sono solo una grave violazione dei diritti umani, ma anche una tendenza preoccupante che merita urgente attenzione".<br /><br />“Condanniamo il crescente numero di donne uccise, che ha causato grande costernazione, rabbia e disgusto”, fa eco Maurice Muhatia, presidente della Conferenza episcopale del Kenya, denunciando la crescente ondata di violenza.<br /><br />In Kenya i femminicidi sono un'emergenza nazionale di fronte alla quale la Chiesa non rimane in silenzio. "La nostra società è giudicata dal modo in cui tratta i suoi membri più vulnerabili. Le nostre sorelle e madri, che sono tra le più vulnerabili, hanno bisogno della nostra protezione e meritano di sentirsi al sicuro piuttosto che vivere nella paura per le loro vite", ha detto il vescovo Kamomoe. "Sosteniamo il governo nei suoi sforzi per affrontare questa minaccia, e come arcidiocesi di Nairobi, in collaborazione con il State Department for Gender and Affirmative Action, invitiamo tutti i cristiani e le persone di buona volontà ad agire come custodi delle nostre sorelle".<br /><br />“La tutela e protezione riflette i nostri valori cristiani di amore e rispetto reciproco” conclude Kamomoe che ha esortato la popolazione “a segnalare alla polizia qualsiasi circostanza sospetta e a consigliare ai nostri figli di stare lontani dagli estranei. Insieme, possiamo lavorare per porre fine alla violenza di genere e al femminicidio nella nostra società”.<br /><br />Il messaggio dei vescovi segue quello del capo dello Stato sulla campagna lanciata contro il femminicidio nel paese.<br /><br />"Esorto ogni keniano a unirsi a questo movimento , a parlare e rimanere uniti contro i casi di femminicidio. Le nostre comunità hanno bisogno di istruzioni sui segnali e le cause degli abusi e sulle risorse a disposizione delle vittime", aveva detto il presidente William Ruto rivolgendosi ai keniani.<br /><br />Nel 1990 quindici donne sopravvissute alla violenza sessuale hanno fondato nel nord del paese il villaggio di Umoja, unico al mondo. Gli uomini, qui, non possono abitare. Possono passare a salutare, arrivare in visita come turisti, portare o prendere merci, ma non possono restare. Umoja è sorta come un'isola sicura nata per permettere alle bambine, ragazze e donne delle zone rurali, di poter avere una vita sicura, piena e felice, in una parte di mondo nel quale alle donne vengono ancora spesso riservate le peggiori vessazioni e violenze.<br /><br />Il media locale Africa Uncensored ha denunciato che tra il 2017 e il 2023 in Kenya si sono verificati almeno 500 casi di femminicidio. E l’organizzazione keniana Femicide Count, solo nel 2023, sulla base di resoconti dei media, ne ha registrati almeno 152 nel paese.<br /><br /> <br />Sat, 30 Nov 2024 10:42:42 +0100ASIA/CINA - Le comunità cattoliche cinesi studiano e diffondono la Bolla papale “Spes non confundit” in preparazione del Giubileohttps://fides.org./it/news/75735-ASIA_CINA_Le_comunita_cattoliche_cinesi_studiano_e_diffondono_la_Bolla_papale_Spes_non_confundit_in_preparazione_del_Giubileohttps://fides.org./it/news/75735-ASIA_CINA_Le_comunita_cattoliche_cinesi_studiano_e_diffondono_la_Bolla_papale_Spes_non_confundit_in_preparazione_del_GiubileoSanyuan – Condividere e diffondere il messaggio di fede, speranza e carità condensato dal Papa anche nella Bolla “Spes non confundit” oer iniziare insieme il cammino sinodale verso il Giubileo. Con questo spirito e con queste intenzioni Giuseppe Han Yingjin, Vescovo della diocesi di Sanyuan , consacrato con l’approvazione della Santa Sede il 24 giugno 2010, ha presieduto una sessione di studio durata 5 ore e volta a approfondire i contenuti della Bolla Papale di indizione del Giubileo ordinario dell'anno 2025.<br />Giovedì 28 novembre, tutti i sacerdoti e i diaconi hanno letto e approfondito insieme al Vescovo la Bolla in cinese, puntando soprattutto a trovare nel testo spunti che possano ispirare nel concreto l’opera pastorale ordinaria nelle singole comunità, tenendo conto che per volere di Gesù i primi destinatari della sollecitudine ecclesiale sono i poveri, le persone che si trovano nel bisogno, gli immigrati. <br />I partecipanti all’incontro hanno condiviso idee e suggerimenti su possibili iniziative da incentivare trovando spunti nuovi connessi al tempo giubilare. <br /> “L’obiettivo di questo incontro di studio” ha detto tra le altre cose il Vescovo Giuseppe Han “è quello di aiutare tutti a vivere l’Anno giubilare con fede e ad ottenere la grazia e l'indulgenza del Signore”, operando affinché nelle singole comunità e parrocchie “nessuno sia privato della speranza in questi tempi, perché Cristo sofferente è la salvezza e la speranza, la consolazione e la benedizione di tutta l'umanità. Ognuno di noi sacerdoti” ha aggiunto il Vescovo “deve dare il buon esempio e mettere in pratica lo spirito della Bolla, che ha un significato storico di vasta portata e un impatto straordinario sulla promozione dell'attuale e futura opera di evangelizzazione e di cura pastorale”.<br />Al rientro nelle ripettive parrocchie, sacerdoti e diaconi hanno iniziato a distribuire la Bolla ai membri della comunità parrocchiale e a illustrarne i contenuti alle singole famiglie, chiedendo che anche durante il Giubileo la gioia del Vangelo possa manifestarsi e incarnarsi nella vita quotidiana dei battezzati.<br /> <br />Sat, 30 Nov 2024 10:14:05 +0100ASIA/CAMBOGIA - Un Giubileo in compagnia di Maria e dei martiri cambogianihttps://fides.org./it/news/75734-ASIA_CAMBOGIA_Un_Giubileo_in_compagnia_di_Maria_e_dei_martiri_cambogianihttps://fides.org./it/news/75734-ASIA_CAMBOGIA_Un_Giubileo_in_compagnia_di_Maria_e_dei_martiri_cambogianiPhnom Penh - Sarà un anno giubilare accompagnato dalla presenza costante della Vergine Maria quello che si appresta a vivere la Chiesa cattolica in Cambogia. Il Giubileo, l'Anno santo del 2025 che si celebra nella Chiesa universale, avrà poi, nella piccola comunità dei fedeli cambogiani, anche una attenzione speciale ai martiri cambogiani, fonte di ispirazione e custodi della fede. E' quanto si spiega nella lettera pastorale scritta dal Vescovo Olivier Schmitthaeusler, Vicario Apostolico di Phnom Penh e che domani, 1 dicembre, verrà letta in tutte le chiese del Vicariato. <br />L'Anno Giubilare - si legge nel testo - si aprirà con una solenne celebrazione il 5 gennaio 2025 presso il Centro pastorale Diocesano Thmey di Phnom Penh, durante l'incontro del Vicariato per la festa dell'Epifania, momento già normalmente molto partecipato dalla comunità. Ora, afferma il Viario, " ci poniamo in pellegrinaggio con la Vergine Maria, Madre della speranza, che ha portato Gesù, la fonte di ogni speranza", per seguire "Maria, modello di fede, colei che ha creduto nella promessa di Dio e ha accettato di portare Gesù nel suo cuore e nel suo corpo". La figura di Maria, nel tempo giubilare, sarà importante anche "come mediatrice: Maria intercede per noi davanti a Dio. Possiamo pregarla per chiedere la misericordia di suo Figlio per ognuno di noi", osserva. Da lei ogni credente impara la 'sequela Christi', perchè "Maria, prima discepola, segue suo Figlio dal giorno dell'Annunciazione attraverso la croce fino alla sua Ascensione". Inoltre , per i fedeli cambogiani che compiono il loro cammino di fede, anche quelli più piccoli e più giovani, "Maria è modello di servizio e carità". Nota ancora la lettera: "Maria è colei che ha creduto nella risurrezione e che è la prima ad essere assunta in Paradiso: dalla Croce alla Tomba, dalla risurrezione alla Pentecoste, Maria è lì e ci invita a entrare nel mistero dell'Incarnazione, morte e risurrezione di suo Figlio". <br />Conclude mons. Schmitthaeusler: "In questi tempi di guerra, di instabilità nel mondo, preghiamo Maria, Regina della pace e Madre delle famiglie, perché ci sostenga nella speranza. Durante questo anno 2025, saremo pellegrini di speranza. Il cuore di Gesù ci mantenga forti nella fede e ci dia la carità di cui il mondo ha tanto bisogno. Dio benedica questo tempo di Avvento che sta iniziando e che ci condurrà verso un anno di grazia e misericordia per noi stessi, il nostro paese e il nostro mondo".<br />Tra i luoghi di pellegrinaggio giubilare, nel Vicario Apostolico di Phnom Penh, vi saranno il santuario: della Divina Misericordia ; la parrocchia di Maria, Regina della pace, che è Santuario di Nostra Signora del Mekong; la parrocchia di San Michele a Sihanoukville. Tra gli altri, avrà un ruolo speciale la parrocchia di San Giuseppe dove si trova al Memoriale dei martiri della Cambogia. La comunità ricorderà quanti hanno dato la vita per fede in Cristo e sono "i semi e i padri" dei fedeli cambogiani di oggi: si tratta del vescovo Joseph Chhmar Salas e 34 compagni per i quali la Chiesa cambogiana ha ufficialmente aperto nel 2015 la fase diocesana del processo di beatificazione. Furono persone uccise o lasciati morire tra il 1970 ed il 1977 durante la persecuzione subita dalla Chiesa sotto il regime di Pol Pot e dei khmer rossi. I 35, nativi di Cambogia, Vietnam e Francia, sono preti, laici, catechisti, missionari che saranno figure di riferimento importanti durante l'anno del Giubileo.<br /> Sat, 30 Nov 2024 10:02:57 +0100AFRICA/CIAD - A sorpresa il Ciad mette fine agli accordi di collaborazione militare con la Franciahttps://fides.org./it/news/75733-AFRICA_CIAD_A_sorpresa_il_Ciad_mette_fine_agli_accordi_di_collaborazione_militare_con_la_Franciahttps://fides.org./it/news/75733-AFRICA_CIAD_A_sorpresa_il_Ciad_mette_fine_agli_accordi_di_collaborazione_militare_con_la_Francia<br />N’Djamena – “Una mossa ancora tutta da interpretare che ha comunque preso di sorpresa un po’ tutti” affermano all’Agenzia Fides fonti locali di N’Djamena, la capitale del Ciad, dopo l’annuncio che il governo locale intende porre fine al trattato militare con la Francia.<br />“Il governo della Repubblica del Ciad informa l’opinione pubblica nazionale e internazionale della decisione di mettere fine all’accordo di cooperazione di difesa firmato con la Repubblica francese rivisto il 5 settembre 2019” afferma il comunicato del Ministero degli Esteri ciadiano pubblicato ieri sera, 28 novembre. Una data simbolico visto che si tratta della Festa della proclamazione della Repubblica e a poche ore dalla visita in Ciad del Ministero degli Esteri francese Jean-Noël Barrot.<br />Una decisione “presa dopo un’attenta riflessione” che “segna una svolta storica” sottolinea il comunicato. Questo perché “dopo 66 anni dalla proclamazione della Repubblica del Ciad, è tempo che il Ciad affermi la propria sovranità piena e intera, e di ridefinire i suoi partner strategici secondo le priorità nazionali”. Al momento non si sa il destino delle truppe francesi, circa un migliaio di effettivi, stazionate nel Paese. “Il Ciad, in conformità con quanto previsto dall’accordo, si impegna a rispettare i termini previsti per la sua risoluzione, compreso il periodo di preavviso, e a collaborare con le autorità francesi per assicurare una transizione armoniosa” precisa il governo di N’Djamena.<br />Le autorità ciadiane infine assicurano di volere continuare a intrattenere “relazioni costruttive con la Francia in altri campi di interesse comune”. Una formulazione che sembra escludere il settore della difesa che finora era il cardine della relazione tra N’Djamena e Parigi.<br />Il Ciad era l’ultimo bastione della presenza militare francese nell’Africa saheliana dopo che i militari francesi erano stati cacciati dalle giunte militari di Mali, Burkina Faso e Niger. Il governo di N’Djamena, che ha ottenuto l’appoggio dei militari francesi per respingere le offensive ribelli nel 2008 e nel 2019, ha avviato contatti a livello di questioni di difesa con altre potenze, come Turchia, Emirati Arabi Uniti e Russia. Anche gli Stati Uniti hanno da tempo importanti relazioni militari con il Ciad. Il governo ungherese ha inoltre intenzione di inviare almeno 200 soldati per aiutare il Ciad a controllare le sue frontiere.<br />Nelle stesse ore dell’annuncio ciadiano, il Presidente del Senegal , Bassirou Diomaye Faye, dichiarava all’Agence France Press, che la presenza di basi militari francesi sul territorio del suo Paese, è incompatibile con la sovranità nazionale. <br /> <br /><br />Fri, 29 Nov 2024 12:16:39 +0100ASIA/MYANMAR - Record di vittime per le mine antiuomo nel conflitto, con l'impatto su civili e bambinihttps://fides.org./it/news/75732-ASIA_MYANMAR_Record_di_vittime_per_le_mine_antiuomo_nel_conflitto_con_l_impatto_su_civili_e_bambinihttps://fides.org./it/news/75732-ASIA_MYANMAR_Record_di_vittime_per_le_mine_antiuomo_nel_conflitto_con_l_impatto_su_civili_e_bambiniYangon - Il Myanmar è diventato il paese con il più alto tasso di vittime al mondo per mine antiuomo e ordigni inesplosi, con oltre 1.000 vittime nel solo 2023, superando tutte le altre nazioni in guerra nel mondo. E' quanto emerge da due distinti studi condotti l'uno dall'Unicef e l'altro dalla "Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo", una Ong che, a livello mondiale, monitora e si occupa specificamente della questione delle mine. "A farne le spese - notano fonti di Fides nella comunità cattolica in Myanmar - è soprattutto la popolazione civile, non coinvolta nel conflitto tra l'esercito e le forze di difesa popolari. Tra le vittime tanti sono bambini, che vedono il loro futuro oscuro, segnato dalla disabilità".<br />"L'esercito regolare sta facendo un uso estensivo di mine antiuomo nel tentativo di fiaccare la resistenza", ha spiegato Tom Andrews, relatore speciale Onu per il Myanmar, riferendo di alcune gravi violazioni dei diritti umani: ad esempio i civili vengono obbligati a camminare sui campi potenzialmente minati prima delle unità militari, mentre alle vittime non è consentito di accedere ad aiuti salvavita come cure mediche e protesi. <br />L'impatto delle mine antiuomo e degli ordigni inesplosi è particolarmente grave sui bambini del Myanmar: i dati pubblicati dall'UNICEF rivelano che oltre il 20% delle 1.052 vittime civili accertate in tali incidenti nel 2023 erano bambini: un aumento significativo rispetto al 2022, quando furono registrati 390 incidenti. I bambini sono particolarmente vulnerabili alle mine antiuomo perchè spesso non sono in grado di riconoscere il pericolo. Inoltre, il posizionamento di queste armi letali in aree popolate, nei pressi di case, scuole, aree agricole, espone i bambini a un rischio costante.<br />Secondo il "Landmine Monitor 2024", il rapporto pubblicato nei giorni scorsi dalla "Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo", le forze militari del Myanmar hanno aumentato l'uso di mine antiuomo vietate che uccidono e feriscono indiscriminatamente persone in tutto il paese. Nell'ultimo anno, sono state documentate vittime di mine antiuomo in tutti i 14 stati e regioni del Myanmar, che hanno interessato circa il 60% delle città del paese.<br />Oltre al record del 2023 , il tasso ha continuato a salire, con 692 vittime civili nei primi sei mesi del 2024, circa un terzo dei quali sono bambini. Nella quinta conferenza di revisione del Trattato sulla messa al bando delle mine, in corso dal 25 al 29 novembre a Siem Reap, in Cambogia, è emerso il tema dell'uso di mine antiuomo in Myanmar, e si è espresso l'auspicio di sostenere le vittime. In particolare la "Cambodian Mine Action and Victim Assistance Authority" ha ribadito il suo impegno a comunicare con le parti interessate e a fornire assistenza per gli sforzi di sminamento del Myanmar, indipendentemente da ogni status di carattere politico, sociale o religioso. Sebbene il Myanmar non sia uno Stato parte della "Convenzione di Ottawa" , si è offerta disponibilità alle attività di sminamento del paese.In Myanmar a utilizzare attivamente mine antiuomo sono sia l'esercito regolare , sia i gruppi armati non statali, che fabbricano mine antiuomo, spesso improvvisate, riprendendo mine raccolte sul campo. La Direzione industriale militare della giunta, nota come "KaPaSa", produce almeno cinque tipi di mine antiuomo, che vanno in regolare dotazione ai reparti militari.<br />Come riferisce la fonte di Fides nello Stato Kayah, "i soldati di solito entrano in un villaggio e costringono gli abitanti a fuggire nella foresta. Quindi posizionano le mine antiuomo nel villaggio, nelle fattorie, nei campi di riso e mais intorno all'accampamento militare. Gli abitanti del villaggio, quando è il momento di raccogliere il riso e il mais, per la loro sopravvivenza vanno in quei terreni e si espongono a rischi. I militari danneggiando intenzionalmente gli abitanti dei villaggi perché per loro quegli abitanti del villaggio sostengono il nemico".<br /> Fri, 29 Nov 2024 11:53:26 +0100ASIA/SIRIA - Si aggrava la crisi umanitaria ad Aleppo, di nuovo sotto assedio jihadistahttps://fides.org./it/news/75731-ASIA_SIRIA_Si_aggrava_la_crisi_umanitaria_ad_Aleppo_di_nuovo_sotto_assedio_jihadistahttps://fides.org./it/news/75731-ASIA_SIRIA_Si_aggrava_la_crisi_umanitaria_ad_Aleppo_di_nuovo_sotto_assedio_jihadistaAleppo – La città di Aleppo e le aree circostanti stanno affrontando una nuova escalation di violenza, con una crisi umanitaria che si aggrava di ora in ora. <br /><br />Un attacco jihadista di rara intensità, iniziatonei giorni scorsi, ha causato più di 200 morti tra civili e militari di entrambe le parti.<br /> <br />L’offensiva, condotta da gruppi jihadisti e combattenti anti Assad, ha portato alla conquista di decine di villaggi e alla chiusura dell’autostrada <br />tra Aleppo e Damasco, un’arteria cruciale per il transito di aiuti umanitari e i collegamenti con il resto del Paese.<br /> <br />La situazione – riferiscono fonti locali contattate dall’Agenzia Fides - sta peggiorando rapidamente. Il rumore delle mitragliatrici viene avvertito anche nella parte centrale della città, i luoghi di lavoro rimangono deserti e in molte aree manca l’elettricità da due giorni.<br /> <br />I gruppi armati jihadisti - ripetono le stesse fonti - sono a soli 10 chilometri dal centro città, e le vittime degli scontri crescono di ora in ora. <br /><br />La popolazione civile vive l’incubo di un ritorno allo scenario di guerra iniziato nel 2012, quando Aleppo venne isolata e sottoposta a intensi attacchi. <br /><br />Aleppo è stata teatro di uno degli scontri più devastanti della guerra civile siriana. Ora migliaia di famiglie tornano a vivere in condizioni di totale precarietà, prive di elettricità, acqua e cibo. La chiusura dell’autostrada tra Aleppo e Damasco complica ulteriormente l’arrivo di soccorsi, mentre le strutture mediche, già al limite delle capacità, stanno accogliendo un numero crescente di feriti. Gli ospedali lottano per mantenere operativi i servizi di emergenza in un contesto logistico e sanitario sempre più precario.<br /> <br />"In questo tempo che ci porta al Natale chiediamo un messaggio di speranza molto forte per noi. Chiediamo anche il dono della pace, e lo facciamo insieme alle nostre famiglie e alle famiglie che pregano per noi, a coloro che ci aiutano: i nostri familiari, amici, benefattori, sia spirituali che materiali" riferisce all'Agenzia Fides padre Hugo Fabian Alaniz, sacerdote missionario dell'Istituto del Verbo Incarnato. <br />"Chiediamo al Signore della Pace" prosegue il sacerdote "che ci conceda il dono della pace. Chiediamo al Bambino Gesù di donarci la forza di rimanere sempre nella speranza, quella speranza a cui siamo stati chiamati. Non permettiamo che tutte queste sofferenze e prove uccidano la speranza nei nostri cuori". <br />Fri, 29 Nov 2024 11:14:02 +0100AFRICA/CONGO RD - Sarà beatificato il giovane doganiere ucciso per essersi opposto ai corrotti che volevano importare un carico di riso avariatohttps://fides.org./it/news/75730-AFRICA_CONGO_RD_Sara_beatificato_il_giovane_doganiere_ucciso_per_essersi_opposto_ai_corrotti_che_volevano_importare_un_carico_di_riso_avariatohttps://fides.org./it/news/75730-AFRICA_CONGO_RD_Sara_beatificato_il_giovane_doganiere_ucciso_per_essersi_opposto_ai_corrotti_che_volevano_importare_un_carico_di_riso_avariatoKinshasa – Sarà beatificato il giovane funzionario congolese assassinato per essersi opposto alla corruzione. Floribert Bwana Chui Bin Kositi, giovane funzionario della Repubblica Democratica del Congo, si era rifiutato di cedere alla corruzione per consentire l’importazione di un carico di riso avariato dal Ruanda.<br />Il 25 novembre Papa Francesco ha autorizzato il Dicastero per le cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il martirio del Servo di Dio Floribert Bwana Chui Bin Kositi, Fedele Laico, nato il 13 giugno 1981 a Goma e ivi ucciso in odio alla fede l'8 giugno 2007.<br />Floribert era impiegato nella sede di Goma dell’Office Congolais de Contrôle , l’ente statale incaricato di effettuare controlli di qualità, quantità e conformità delle merci. Il controllo di qualità avveniva attraverso la verifica della conformità dei prodotti alle normative nazionali e internazionali, mediante analisi fisico-chimiche e microbiologiche dei campioni prelevati.<br />Nello svolgimento delle sue funzioni si oppose a fare passare un carico di riso avariato proveniente dal Ruanda, destinato a essere immesso sul mercato congolese, con gravi danni per la salute dei consumatori. Nonostante le offerte di tangenti da parte dei commercianti disonesti, Floribert rimase irremovibile nel non fare passare il carico. Dall’offerta di denaro si passò quindi alle minacce ma il giovane funzionario non si piegò. Il 7 luglio 2007 venne fatto salire a forza da sconosciuti su un’automobile. Il 9 luglio il suo corpo privo di vita venne ritrovato in un terreno incolto a poca distanza dal luogo del rapimento. Venne accertato che Floribert prima di essere ucciso venne sottoposto a tortura e percosse.<br />Conosciuto per la sua dedizione a Dio e alla Chiesa cattolica, Floribert Bwana Chui era legato alla Comunità di Sant'Egidio. Si distinse per il fervore religioso e il desiderio di vivere secondo gli insegnamenti del Vangelo nella vita quotidiana. Il suo sacrificio è paragonato a quello del beato Isidoro Bakanja, altro martire congolese beatificato nel 1994 da Papa Giovanni Paolo II.<br /> <br />Thu, 28 Nov 2024 13:11:25 +0100AFRICA/UGANDA - “Ricostruire le vite dei rifugiati”: il motto della missione salesiana di Palabekhttps://fides.org./it/news/75729-AFRICA_UGANDA_Ricostruire_le_vite_dei_rifugiati_il_motto_della_missione_salesiana_di_Palabekhttps://fides.org./it/news/75729-AFRICA_UGANDA_Ricostruire_le_vite_dei_rifugiati_il_motto_della_missione_salesiana_di_PalabekPalabek – Le gravidanze adolescenziali rappresentano quasi un quinto di tutte le nascite che avvengono ogni anno in Uganda e ogni mese si registrano 32.000 gravidanze di questo tipo.<br /><br />A supporto di queste giovani ugandesi i missionari salesiani stanno avviando un programma di sostegno presso il centro Don Bosco Palabek sotto l’egida: ‘Ricostruire le vite dei rifugiati’.<br /><br />L’Uganda, infatti, ospita circa 2,5 milioni di rifugiati, provenienti per lo più da diversi Paesi africani. Gli insediamenti sono pieni di bambini e giovani, che costituiscono circa l’86% della popolazione rifugiata, e tra di essi c’è un numero significativo di ragazze madri. <br /><br />Durante il lavoro pastorale quotidiano, i salesiani del campo profughi di Palabek hanno conosciuto a fondo la realtà di molte ragazze le quali, a causa di abusi o della scarsa consapevolezza, sono diventate madri prima di raggiungere l’età adulta. Sono giovani donne coraggiose che hanno deciso di avere i loro bambini e di tenerli al loro fianco, nonostante le difficili circostanze che le circondano – si legge in una nota diffusa dai missionari.<br /><br />“Quasi tutte le madri adolescenti di Palabek sono fuggite dalla guerra e non hanno avuto il tempo e le possibilità necessarie per svilupparsi, migliorare la propria autostima o imparare a prendersi cura dei propri figli e figlie. Hanno bisogno di formazione e informazioni su come farlo e su come aver cura anche di sé” raccontano i salesiani.<br /> <br />“Non hanno progetti per il futuro! Purtroppo non hanno sogni o speranze adeguate alla loro età. La loro principale preoccupazione sono i loro bambini, e questo le spinge a dimenticarsi di sé stesse, il che a sua volta porta a gravi danni sia per queste giovani madri, sia per i loro bambini. Tuttavia, possiamo notare che queste ragazze sono aperte all’apprendimento e al miglioramento del loro stile di vita. Sono disposte a dedicare tempo alla formazione e desiderano avere una vita piena con i loro figli e figlie.”<br /><br />Secondo le regole del sistema educativo in Uganda, le studentesse incinte o che allattano non possono frequentare la scuola, il che significa che molte non completano i cicli educativi e la formazione adeguata alla loro età, perché smettere di allattare è impensabile per molte di loro, che non avrebbero altre possibilità per nutrire i loro piccoli.<br /><br />Per tutte queste ragioni, i Figli di Don Bosco hanno pensato alla possibilità di creare uno spazio sicuro per i bambini mentre le madri sono a lezione, così da garantire alle giovani la loro formazione e al tempo stesso la giusta alimentazione ai piccoli. Thu, 28 Nov 2024 13:02:46 +0100ASIA/OMAN - L’Arcivescovo maggiore Thattil visita le comunità siro-malabaresi della Penisola arabicahttps://fides.org./it/news/75728-ASIA_OMAN_L_Arcivescovo_maggiore_Thattil_visita_le_comunita_siro_malabaresi_della_Penisola_arabicahttps://fides.org./it/news/75728-ASIA_OMAN_L_Arcivescovo_maggiore_Thattil_visita_le_comunita_siro_malabaresi_della_Penisola_arabicaMuscat – Dopo aver concluso la visita nel Vicariato Apostolico dell’Arabia Settentrionale, l’Arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese Raphael Thattil, eletto a inizio anno, è giunto a Muscat, in Oman, dove ha iniziato la visita al Vicariato Apostolico dell’Arabia Meridionale. Accompagnato dal Vescovo Paolo Martinelli OFM Cap, dopo l’accoglienza nella Capitale, Thattil ha fatto visita alle parrocchie di Ruwi e Ghala, situate a Muscat, dove ha incontrato le comunità siro-malabresi e per celebrare con loro il Santo Qurbana, ovvero una solenne liturgia eucaristica in rito siro malabarese. <br /><br />Successivamente, il Vescovo Martinelli e l'Arcivescovo maggiore Thattil si sono recati ad Abu Dhabi per incontrare gli abitanti delle parrocchie siro-malabaresi situate negli Emirati Arabi Uniti. <br />Nella penisola arabica convivono comunità cattoliche formate da lavoratori immigrati - provenienti da diverse parti del mondo, in particolar modo dall’India e dalle Filippine - che seguono diversi riti e sopno riuniti sotto un’unica Chiesa locale. <br /><br />Un esempio di cattolicità che Papa Francesco, durante il suo viaggio ad Abu Dhabi nel 2019 ha definito una “gioiosaa polifonia di fede”: “Voi che siete qui conoscete la melodia del Vangelo e seguite il suo ritmo con entusiasmo. Siete un coro composto da numerose nazioni, lingue e riti; una diversità che lo Spirito Santo ama e vuole armonizzare sempre di più, per fare una sinfonia. Questa gioiosa polifonia di fede è una testimonianza che date a tutti e che costruisce la Chiesa”. <br /><br />Il primo sacerdote siro-malabarese residente giunse nella penisola oltre trent’anni fa. Ad oggi si contano una sessantina di sacerdoti solo nel Vicariato Apostolico dell’Arabia Meridionale. Di questi sacerdoti, tredici sono di rito siro-malabarese. Cinque di loro ricoprono anche l’incarico di parrocco in altrettante parrocchie. I fedeli siro-malabaresi costituiscono oggi circa il cinque per cento della popolazione cattolica del Vicariato Apostolico dell’Arabia Meridionale. <br />Thu, 28 Nov 2024 12:59:03 +0100ASIA/PAKISTAN - Protesta sospesa, ma resta la tensione a Islamabadhttps://fides.org./it/news/75727-ASIA_PAKISTAN_Protesta_sospesa_ma_resta_la_tensione_a_Islamabadhttps://fides.org./it/news/75727-ASIA_PAKISTAN_Protesta_sospesa_ma_resta_la_tensione_a_IslamabadIslamabad - "Sembra tornata la calma, la protesta dei sostenitori di Imran Khan è sospesa, ma la paura e la tensione si avvertono ancora tra la gente a Islamabad. E' come un fuoco che cova sotto la cenere. Soprattutto pensiamo alla gente comune, già in difficoltà economiche, che lotta per sopravvivere. L'ondata di protesta e i lockdown aggravano queste difficoltà. In città la situazione non è ancora del tutto normalizzata, c'è ancora timore e c'è la polizia schierata, mentre le scuole sono chiuse anche oggi", dice all'Agenzia Fides padre Asif John Khokhar, Vicario generale della diocesi di Islamabad-Rawalpindi e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan. Il sacerdote ricorda che, date le imponenti manifestazioni popolari, susseguitesi per diversi giorni, "con una certa amarezza, domenica scorsa non abbiamo potuto celebrare degnamente la festa di Cristo Re a Islamabad: la città era sotto lockdown. Le strade erano bloccate, la rete Internet era disattivata, le scuole chiuse. La gente non poteva muoversi dalle proprie case. Quella di Cristo Re è una festa molto sentita per la nostra comunità cattolica e, con tristezza, abbiamo dovuto celebrare in chiesa senza fedeli. Dunque questa situazione ha avuto un impatto anche sulla vita della comunità. Ora speriamo di poter celebrare con tranquillità la prima domenica del tempo di Avvento. La comunità cattolica in Pakistan pregherà per il bene comune del paese".<br />La polizia del Pakistan ha comunicato di aver arrestato circa mille persone in tre giorni di proteste, dopo la marcia sulla capitale Islamabad, in cui i manifestanti e militanti del partito Pakistan Tehreek-e-Insaf chiedevano il rilascio dell'ex premier Imran Khan, in carcere dall'agosto dello scorso anno. La folla è stata sgomberata dal cuore della città durante una vasta operazione delle forze di sicurezza, che hanno utilizzato lacrimogeni e manganelli.<br />Estromesso dal potere con un voto di sfiducia nel 2022, Imran Khan, 72 anni, afferma di essere vittima di un complotto per impedirgli l'attività politica e respinge ogni accusa. A partire dal febbraio scorso, dopo elezioni segnate da denunce di irregolarità, il partito Pakistan Tehreek-e-Insaf ha sfidato il governo con una serie di manifestazioni. Quella del 26 novembre a Islamabad ha convogliato oltre diecimila manifestanti che hanno sfidato il lockdown e il divieto a raduni di fronte a 20.000 agenti di polizia. Ali Nasir Rizvi, ispettore capo di Polizia di Islamabad, ha confermato l'arresto di 954 manifestanti tra domenica e martedì, mentre un poliziotto è rimasto ucciso. Gli attivisti del partito Pti hanno comunicato via social media che la protesta è "per il momento sospesa". Il Primo Ministro del Pakistan, Shehbaz Sharif, ha parlato di "estremismo", mentre il Pti ha denunciato la “brutalità della repressione” e l'eccessivo uso della forza.<br />Intanto si moltiplicano gli appelli al dialogo, da organizzazioni della società civile, da leader politici e religiosi. Dice p. Asif John Khokhar: "Il paese ha bisogno di pace e stabilità. Soprattutto vi sono famiglie in stato di indigenza, vittime della crisi economica. Su questi temi sarebbe importante che tutta la politica si confronti e che i legislatori prendano decisioni opportune, per venire incontro ai bisogni dei più poveri. La via del dialogo è sempre quella giusta".<br /> <br />Thu, 28 Nov 2024 11:10:04 +0100AFRICA/CAMERUN - Nel cuore dell’Africa i missionari polacchi consacrano un nuovo Santuario dedicato a Giovanni Paolo IIhttps://fides.org./it/news/75726-AFRICA_CAMERUN_Nel_cuore_dell_Africa_i_missionari_polacchi_consacrano_un_nuovo_Santuario_dedicato_a_Giovanni_Paolo_IIhttps://fides.org./it/news/75726-AFRICA_CAMERUN_Nel_cuore_dell_Africa_i_missionari_polacchi_consacrano_un_nuovo_Santuario_dedicato_a_Giovanni_Paolo_IIYaoundé – “Oggi l’evangelizzazione è da rinnovare, nel senso che l’evoluzione rapida della società fa sorgere sfide nuove, un po’ quali le conobbero certe Chiese dell’antichità. Dovete dunque, con mezzi spesso molto ridotti, condurre risolutamente una pastorale consona a questo nuovo tipo di problemi”. Le parole pronunciate quarant’anni fa da Papa Giovanni Paolo II durante il suo Viaggio Apostolico in Camerun, rilette oggi, sembrano quanto mai profetiche, se si considera la vicenda di un gruppo di missionari polacchi della Congregazione dei Chierici Mariani partiti per il Camerun nel 1999.<br /><br />Ispirati anche dalle parole del Pontefice loro connazionale, i missionari polacchi giunsero nel 2014 a Minkama, cittadina della Diocesi di Obala, dove eressero una piccola cappella, la terza dei Chierici Mariani in Camerun. La prima fu a Atok, la seconda a Ngoya, dove realizzarono un seminario. <br /><br />A dieci anni dalla costruzione di quella prima chiesetta a Minkama, al termine del rito di dedicazione del nuovo altare della nuova chiesa, dedicata proprio a San Giovanni Paolo II, durante la solennità di Cristo Re, il Vescovo di Obala, Sosthène Léopold Bayemi, ha annunciato la pubblicazione del decreto che eleva la nuova chiesa a santuario. A gestire la nuova struttura saranno i missionari della stessa congregazione che dieci anni fa giunse in questa parte del Camerun. <br /><br />Al solenne rito di dedicazione dell’altare erano presenti, tra gli altri, l’arcivescovo José Avelino Bettencourt, Nunzio Apostolico in Camerun, Damase Zinga Atangana, Vescovo della Diocesi di Kribi, e Paul Lontsie-Keune, Vescovo della Diocesi di Bafoussam. Presenti anche il Superiore Generale della Congregazione dei Chierici Mariani, p. Joseph Roesch, MIC, il superiore della provincia polacca, p. Eugeniusz Zarzeczny, MIC e diversi sacerdoti in rappresentanza delle parrocchie polacche che hanno sostenuto la costruzione della chiesa.<br /><br />Costruzione realizzata, letteralmente, dagli stessi parrocchiani. Molti di loro lavorano infatti per una ditta edile. E ora gli spazi potranno essere usati anche dai giovani. Ogni anno, durante i mesi di vacanza, circa 400 giovani, provenienti dai due grandi settori in cui è diviso l’enorme territorio parrocchiale, giungono per pregare, seguire il catechismo e prestare aiuto lì dove serve.<br /><br />In questi anni, infatti, grazie all’azione dei missionari, sono diversi i servizi nati in ambito sociale che la parrocchia offre, dall’aiuto alle ragazze madri al sostegno di persone con un basso livello di scolarizzazione. Ad oggi la parrocchia, che si estende su una superficie di 1100 metri quadri, conta in tutto 3.000 battezzati cattolici.<br /><br />La cerimonia di domenica scorsa, alla quale hanno preso parte decine di persone, preceduta da momenti di preghiera e incontri di meditazioni, è stata quindi anche l’occasione per elevare al Cielo un canto di ringraziare. E questo perché nella stessa celebrazione si sono commemorati quattro importanti anniversari: i 350 anni dalla nascita della Congregazione dei Chierici Mariani dell'Immacolata Concezione, i 25 anni della loro presenza in Camerun, il decimo anniversario della canonizzazione di San Giovanni Paolo II e, come già sottolineato in precedenza, il decennale di esistenza della stessa parrocchia. <br />Thu, 28 Nov 2024 09:34:41 +0100VATICANO/UDIENZA GENERALE - Il Papa: San Filippo Neri annunciò il Vangelo nella gioia, fate come luihttps://fides.org./it/news/75725-VATICANO_UDIENZA_GENERALE_Il_Papa_San_Filippo_Neri_annuncio_il_Vangelo_nella_gioia_fate_come_luihttps://fides.org./it/news/75725-VATICANO_UDIENZA_GENERALE_Il_Papa_San_Filippo_Neri_annuncio_il_Vangelo_nella_gioia_fate_come_luiCittà del Vaticano - Un cristiano dovrebbe essere come San Filippo Neri, che, “a suo tempo, fu un vero evangelizzatore mediante la gioia”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’Udienza generale di oggi, mercoledì 27 novembre, iniziata con un fuori programma: diversi ragazzi e ragazze hanno voluto salutare il Pontefice e sono saliti sul sagrato, andandosi a sedere sui gradini del palco e creando un po’ di caos. “Un po’ di chiasso ci vuole”, ha detto il Vescovo di Roma a braccio, e ha fatto distribuire loro caramelle mentre gli officiali della Segreteria di Stato proclamavano il Vangelo nelle varie lingue.<br /><br />Continuando il ciclo di catechesi sullo Spirito Santo, dopo essersi soffermato sulla grazia santificante e i carismi, il Pontefice, una volta compiuto il tradizionale giro in papamobile in piazza San Pietro, ha incentrato la sua riflessione su una terza realtà legata all’azione dello Spirito Santo, ovvero i “frutti dello Spirito”, che sono nove, come scrive San Paolo nella Lettera ai Galati proponendoli in elenco: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” . <br /><br />A “differenza dei carismi, che lo Spirito dà a chi vuole e quando vuole per il bene della Chiesa, i frutti dello Spirito sono il risultato di una collaborazione tra la grazia e la libertà. Non tutti nella Chiesa possono essere apostoli, profeti, evangelisti; ma tutti indistintamente possono e debbono essere caritatevoli, pazienti, umili, operatori di pace e così via”, ha spiegato il Vescovo di Roma, che ha posto un accento particolare sulla gioia.<br /><br />Più volte il Papa ha citato la sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium, sottolineando come “la gioia evangelica, a differenza di ogni altra gioia”, che non dura molto tempo, “può rinnovarsi ogni giorno e diventare contagiosa. È la duplice caratteristica della gioia frutto dello Spirito: non solo essa non va soggetta all’inevitabile usura del tempo, ma si moltiplica condividendola con altri!”.<br /><br />Da qui il ricordo di San Filippo Neri, Santo che viveva a Roma passato alla storia come il Santo della gioia: “San Filippo Neri aveva un tale amore per Dio che a volte sembrava che il cuore gli scoppiasse nel petto. La sua gioia era, nel senso più pieno, un frutto dello Spirito. Fu, a suo tempo, un vero evangelizzatore mediante la gioia”.<br /><br />“La parola ‘Vangelo’ significa lieta notizia. Perciò non si può comunicare con musi lunghi e volto scuro, ma con la gioia di chi ha trovato il tesoro nascosto e la perla preziosa”, ha concluso il Papa, che prima della benedizione finale ha annunciato che da mercoledì prossimo le catechesi dell’Udienza generale saranno tradotte anche cinese. Infine, l’appello per la pace: “Non dimentichiamo il martoriato popolo ucraino. Voi ragazzi e ragazze, non dimenticate i vostri coetanei ucraini che soffrono senza riscaldamento, Sarà un inverno molto duro, pregate per loro. E preghiamo anche per la pace in Terra Santa. in Palestina, in Israele. Che ci sia la pace. La gente soffre tanto, preghiamo per la pace, tutti insieme”. <br />Wed, 27 Nov 2024 13:06:27 +0100AFRICA/CONGO RD - Un generale tenta di impedire all’Arcivescovo di Lubumbashi di celebrare la Messa di Cristo Re: “Un atto illegale contro la Costituzione”https://fides.org./it/news/75724-AFRICA_CONGO_RD_Un_generale_tenta_di_impedire_all_Arcivescovo_di_Lubumbashi_di_celebrare_la_Messa_di_Cristo_Re_Un_atto_illegale_contro_la_Costituzionehttps://fides.org./it/news/75724-AFRICA_CONGO_RD_Un_generale_tenta_di_impedire_all_Arcivescovo_di_Lubumbashi_di_celebrare_la_Messa_di_Cristo_Re_Un_atto_illegale_contro_la_CostituzioneKinshasa – “Un ordine illegale al quale l’Arcivescovo di Lubumbashi non ha obbedito”. Così in una nota l’Arcidiocesi di Lubumbashi ha qualificato il divieto ordinato dal Eddy Kapend Yrung, comandante della 22esima regione militare a Fulgence Muteba Mugalu Arcivescovo di Lubumbashi e Presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo , di celebrare la Messa per la solennità di Cristo Re presso la parrocchia di San Sebastiano, situata all’interno del campo militare di Vangu.<br />“Senza farsi intimidire da quest’ordine illegale, sintomo di un manifesto abuso di autorità, l’Arcivescovo si è recato a San Sebastiano come previsto da diversi giorni” afferma il comunicato.<br />L'Arcivescovo Muteba è stato accolto da una “folla entusiasta di diversi fedeli all’entrata della chiesa” prosegue la nota.<br />L’Arcidiocesi di Lubumbashi ritiene che l’azione del generale “sia contraria al rispetto della libertà di religione, garantita dalla Costituzione oltre che all’Accordo quadro tra la Santa Sede e la Repubblica Democratica del Congo”.<br />Si tratta del secondo episodio di tensione tra l’Arcidiocesi di Lubumbashi e i militari congolesi dopo il rapimento di un seminarista nel Seminario Maggiore interdiocesano San Paolo di Lubumbashi avvenuto il 18 novembre. Il giovane è stato prelevato da un manipolo di soldati agli ordini di un colonello nel cortile della struttura. <br />Il seminarista è stato poi liberato la sera dello stesso giorno.<br />Secondo l’Arcidiocesi questi episodi sono legati a un conflitto fondiario attorno alla concessione del Seminario Maggiore, oggetto di espropri ricorrenti. “Questi atti non sono né fortuiti né opera di comuni banditi, ma sono legati alle manovre di coloro che si appropriano illegalmente di terreni della Chiesa” afferma l'Arcivescovo Muteba, rimarcando che diverse sentenze hanno riconosciuto i diritti della Chiesa su questi beni fin dal 1976. <br />Wed, 27 Nov 2024 12:49:05 +0100VATICANO - L’Udienza generale del Papa anche in lingua cinese da mercoledì 4 dicembrehttps://fides.org./it/news/75723-VATICANO_L_Udienza_generale_del_Papa_anche_in_lingua_cinese_da_mercoledi_4_dicembrehttps://fides.org./it/news/75723-VATICANO_L_Udienza_generale_del_Papa_anche_in_lingua_cinese_da_mercoledi_4_dicembreCittà del Vaticano – Anche la lingua cinese riecheggerà tra le colonne di piazza San Pietro o sotto le volte dell’Aula Paolo VI il mercoledì mattina. Papa Francesco ha infatti annunciato che dai prossimo mercoledì 4 dicembre, il brano biblico e la sintesi della catechesi saranno lette in cinese davanti alla moltitudine accorsa per prender parte all’Udienza Generale.<br /><br />“Domenica prossima inizia l’Avvento, in preparazione al Natale di Cristo, e la prossima settimana, con l’Avvento, incomincerà anche la traduzione in cinese qui in udienza”, le parole del Pontefice.<br /><br />La decisione comunicata oggi di Papa Francesco mostra per l’ennesima volta l’affetto e la sensibilità del Pontefice verso il popolo e la Chiesa cinese. I cattolici cinesi seguono con passione e gratitudine il magistero del Papa, rilanciano sui loro siti le sue omelie, i suoi discorsi e le sue catechesi, e ora potranno subito ascoltare e comprendere “in tempo reale” i contenuti delle Catechesi pronunciate dal Papa durante l’Udienza generale. <br /><br />La Santa Sede vuole continuare il dialogo costruttivo per il bene della Chiesa e del popolo cinese, come dimostra l’accordo provvisorio entrato in vigore dal 2018 per la nomina dei vescovi. Accordo prorogato di quattro anni un mese fa. <br /><br />"Io sono contento dei dialoghi con la Cina, il risultato è buono, anche per la nomina dei vescovi si lavora con buona volontà. E per questo ho sentito la Segreteria di Stato, su come vanno le cose: io sono contento", aveva detto il Papa sul volo di ritorno dal Viaggio Apostolico in Asia e Oceania parlando con i giornalisti.<br /><br />"La Cina per me è un desiderio, nel senso che io vorrei visitare la Cina, perché è un grande Paese; io ammiro la Cina, rispetto la Cina. È un Paese con una cultura millenaria, una capacità di dialogo, di capirsi tra loro che va oltre i diversi sistemi di governo che ha avuto", aveva aggiunto in quell’occasione, sottolineando: "Credo che la Cina sia una promessa e una speranza per la Chiesa".<br /><br />Per il Pontefice, infatti, quello cinese è un popolo dalla “grande fede” che è anche “maestro di speranza”, come lo ha definito nel corso di un’intervista rilasciata all’Ufficio Stampa della Provincia Cinese della Compagnia di Gesù. In quell’occasione il Vescovo di Roma ribadì la sua volontà di recarsi al Santuario di Sheshan, presso Shanghai: “Davanti al mio ufficio a Casa Santa Marta ho l’immagine della Madonna di Sheshan”. <br /><br />E non solo: in Cina il Papa vorrebbe “incontrare i vescovi locali e il popolo di Dio che è così fedele. Hanno vissuto tante cose e sono rimasti fedeli. Quello cinese è un grande popolo che non deve sprecare il suo patrimonio”. Al contrario, “deve portare avanti con pazienza la sua eredità”.<br /><br />Il cinese si aggiunge alle altre sette lingue in cui vengono già tradotte le catechesi del Papa durante l’Udienza del mercoledì: francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, arabo e polacco.<br /><br />L’Agenzia Fides, nata nel 1927 come agenzia di informazione missionaria in seno alla Congregazione di Propaganda Fide, fin dal maggio 1998, con l’apertura del Sinodo continentale sull’Asia, lanciò il primo bollettino cattolico missionario in lingua cinese. Ad agosto dello stesso anno, la redazione consegnò il primo bollettino stampato in ideogrammi cinesi a Giovanni Paolo II. <br />Wed, 27 Nov 2024 12:28:12 +0100AFRICA/TOGO - Camminare insieme nella speranza: nuovi aspiranti nel Seminario di Lomèhttps://fides.org./it/news/75722-AFRICA_TOGO_Camminare_insieme_nella_speranza_nuovi_aspiranti_nel_Seminario_di_Lomehttps://fides.org./it/news/75722-AFRICA_TOGO_Camminare_insieme_nella_speranza_nuovi_aspiranti_nel_Seminario_di_LomeLomé – “Io non posso abbandonare i miei feticci; ma voglio che tutti i miei figli diventino cristiani”. Riprendendo le parole di un sacerdote delle divinità tradizionali ad Akrassikro, Costa d’Avorio, padre Silvano Galli, rientrato di recente nel Seminario di Lomè dove si occupa dell’anno di preparazione per entrare nella Società per le Missioni Africane, racconta all’Agenzia Fides l’approccio avuto con i nuovi seminaristi.<br /><br />“Quest’anno gli aspiranti sono 7 - scrive. Arrivati il 31 ottobre, ho avuto modo di incontrarli. Mi hanno colpito alcuni aspetti del loro percorso. Alcuni di loro hanno genitori che seguono ancora la religione tradizionale, ma hanno accettato che il loro figlio faccia questo nuovo cammino. Diversi di questi giovani nel loro cammino sono stati accompagni da sacerdoti diocesani. E sono stati questi sacerdoti diocesani ad indirizzarli verso la Società per la Missioni Africane, a sottolineare la stima, la considerazione, la fiducia, l’apprezzamento che la SMA gode nella diocesi e nel paese.”<br /><br />“Tutti i giovani hanno un percorso universitario – rimarca il missionario. Qualcuno ha già un diploma, altri hanno accettato di interrompere il cursus universitario per iniziare il nuovo cammino con la nostra comunità.”<br /><br />“Siamo dunque insieme in cammino. Come sottolinea il documento base della SMA, sulla formazione, teniamo presente i quattro ambiti fondamentali: la dimensione umana, spirituale, intellettuale e pastorale. Desideriamo preparare missionari che facciano una forte e personale esperienza di Dio, con una identità sicura, capaci di dialogare con il mondo di oggi, in tutti gli ambiti, senza preclusioni o paure.”<br /><br /> <br />Wed, 27 Nov 2024 12:13:04 +0100AFRICA/NAMIBIA - Si vota in Namibia per eleggere il Presidente e rinnovare il parlamentohttps://fides.org./it/news/75721-AFRICA_NAMIBIA_Si_vota_in_Namibia_per_eleggere_il_Presidente_e_rinnovare_il_parlamentohttps://fides.org./it/news/75721-AFRICA_NAMIBIA_Si_vota_in_Namibia_per_eleggere_il_Presidente_e_rinnovare_il_parlamentoWindhoek – Urne aperte oggi, 27 novembre, in Namibia per eleggere il nuovo Presidente e rinnovare il Parlamento. <br />Grande favorita alla massima carica dello Stato è la Vicepresidente uscente, Ntumbo Nandi-Ndaitwah che era stata nominata dal Presidente Hage Geingob, morto all’improvviso nel febbraio di quest’anno.<br />La Nandi-Ndaitwah è entrata nei primi anni ’70 nel partito al potere, lo storico movimento di liberazione che ha lottato per l’indipendenza del Paese dal Sudafrica, lo SWAPO . Partito che dall’indipendenza nel 1990 ha governato il Paese, ma che ora sembra aver perso una parte importante del suo elettorato. Nelle ultime elezioni tenutesi nel 2019, il candidato della SWAPO Hage Geingob, aveva ottenuto il 56,3% dei voti, registrando un forte calo rispetto al voto del 2014 dove aveva stravinto con l’86,7 % dei voti. <br />La diminuzione dei consensi è legata alla forte diseguaglianza economica e sociale, la maggiore nella regione inferiore solo a quella del Sudafrica. Nonostante le abbondanti risorse naturali, la Namibia ha un forte tasso di povertà e di disoccupazione , che colpisce soprattutto i giovani. E sono proprio questi ultimi ad avere girato le spalle allo SWAPO indirizzando il proprio voto su uno dei venti partiti dell’opposizione che hanno presentato liste per le elezioni parlamentari .<br />A parte il Popular Democratic Movement , nato nel 2017 dal preesistente Democratic Turnhall Alliance, storico avversario della SWAPO , gli altri maggiori partiti dell’opposizione sono stati fondati da personalità uscite dello SWAPO. Si tratta del Landless People’s Movement , fondato nel 2017 da Bernadus Swartbooi, che pone al centro del suo programma la riforma agraria, e dell’Independent Patriots for Change , fondato nel 2020 da Panduleni Itula, che nelle presidenziali del 2019 si era presentato come candidato indipendente, arrivando secondo con il 29,4% dei voti. Da segnalare infine la formazione di sinistra Affirmative Repositioning Movement , che come Landless People’s Movement pone al centro del suo programma la riforma agraria e l’accesso alle terre arabili, in un Paese dove il 70% di queste è in mano alla minoranza bianca .<br />In previsione delle elezioni di novembre, a maggio i Vescovi della Namibia avevano pubblicato una lettera pastorale nella quale avevano invitato i fedeli a recarsi al voto. “Le elezioni nelle democrazie costituzionali e multipartitiche come la Namibia offrono ai cittadini l’opportunità di eleggere liberamente e democraticamente i propri rappresentanti che, secondo la Costituzione della Repubblica di Namibia, “devono considerarsi servitori del popolo della Namibia e astenersi da qualsiasi condotta al fine di cercare impropriamente di arricchirsi o di alienarsi dal popolo” avevano ricordato i Vescovi.<br />Questi ultimi avevano invitato i leader politici ad affrontare le urgenti sfide del Paese, come la disoccupazione, la povertà, la violenza di genere e la corruzione, sottolineando che le loro campagne elettorali dovrebbero presentare strategie concrete per migliorare le condizioni di vita e promuovere il bene comune. <br /><br />Wed, 27 Nov 2024 11:17:07 +0100ASIA/FILIPPINE - Preghiera e sobrietà per affrontare le tensioni politiche: l'appello del  Cardinale  Advinculahttps://fides.org./it/news/75720-ASIA_FILIPPINE_Preghiera_e_sobrieta_per_affrontare_le_tensioni_politiche_l_appello_del_Cardinale_Advinculahttps://fides.org./it/news/75720-ASIA_FILIPPINE_Preghiera_e_sobrieta_per_affrontare_le_tensioni_politiche_l_appello_del_Cardinale_AdvinculaManila - Un accorato appello alla preghiera e alla sobrietà, in una fase politica e sociale caratterizzata da tensioni che potrebbero sfociare in una "tempesta politica" nella Filippine: lo ha lanciato oggi 27 novembre il Cardinale José Advincula, Arcivescovo di Manila, esprimendo forti preoccupazione per il fatto che le crescenti tensioni politiche stanno distogliendo l'attenzione dalle esigenze dei più vulnerabili, in particolare delle vittime dei recenti tifoni. Il Cardinale ha invitato i fedeli a pregare per i leader della nazione “affinché la sobrietà possa prevalere nella nostra terra e che le questioni politiche e gli interessi personali non dividano la nazione”. "La nostra preghiera - ha continuato - è che i politici abbiano l'umiltà di ascoltarsi a vicenda con rispetto e di agire insieme per il bene del Paese". Nelle vicenda che vede oggi, al vertice del paese e delle istituzioni, lo scontro tra i clan politici Marcos e Duterte - fino a ieri alleati - l'Arcivescovo di Manila ha rivolto un appello anche ai responsabili delle organizzazioni della società civile "affinché si impegnino per prevenire l'escalation dei conflitti politici e personali". "Preghiamo tutti per il perdono e la riconciliazione, senza mai dubitare della grazia di Dio e dell'amore per il suo popolo", ha aggiunto.<br />Il discorso del Cardinale giunge mentre prosegue lo scontro, che sta infiammando il panorama politico nelle Filippine, tra il presidente Ferdinand Marcos Jr. e la vicepresidente Sara Duterte, e che si va estendendo ai sostenitori dei due clan politici. Il Congresso delle Filippine, in maggioranza composto da membri dei partiti fedeli a Marcos, ha ufficialmente avviato un'inchiesta sulla presunta corruzione legata alle spese sostenute da Sara Duterte nel ricoprire il ruolo di vicepresidente e ministro dell'Istruzione . Un'altra indagine separata sta esaminando le migliaia di omicidi legati alla cosiddetta "guerra alla droga", campagna violenta contro gli spacciatori e tossicodipendenti promossa durante la presidenza del padre di Sara, l'ex presidente Rodrigo Duterte. L'escalation è stata anche verbale: nelle reciproche accuse pubbliche, la vicepresidente Sara Duterte ha minacciato di far uccidere il presidente Ferdinand Marcos Jr, "se dovesse essere lei stessa eliminata". <br />Secondo gli analisti, la figlia dell'ex presidente, forte di un alto consenso popolare, ha cercato di alzare il livello dello scontro politico in vista delle elezioni di medio termine, che si terranno a metà del 2025. A preoccupare è, però, la possibilità che il conflitto coinvolga i sostenitori dei rispettivi schieramenti che, se richiamati , potrebbero scendere in piazza e innescare la violenza popolare. <br />Un segnale, a tal proposito, lo ha inviato il rettore del santuario dedicato a Santa Maria, Regina delle Pace, sulla Epifanio de Los Santos Avenue , p. Jerome Secillano, che ha registrato in questi giorni un massiccio e straordinario afflusso di persone recatosi presso il significativo santuario. Il luogo ha un'importante valenza storica: è stato costruito sulla strada dove venne organizzata la rivoluzione popolare non violenta del 1986, che destituì il dittatore Ferdinand Marcos Sr, il padre dell'attuale presidente.<br />La folla di persone riversatisi dentro e fuori il luogo di culto, probabilmente legate al clan Duterte, si sono fermate nel santuario per ore, partecipando alla messa anche due volte consecutive, alcuni indossando vesti bianche. Secondo il rettore, non può essere "una manifestazione spontanea", ma c'è stata a monte una mobilitazione e un invito mirato a venire al santuario, sebbene non sia chiaro chi abbia promosso e organizzato quella strana influenza. "Qualunque cosa abbia causato questo improvviso aumento del numero di frequentatori del santuario”, ha detto p. Secillano, si spera derivi e si affronti con “massima sobrietà, decoro e profondità spirituale".<br /> Wed, 27 Nov 2024 10:46:31 +0100VATICANO - Addio al cardinale Ayuso Guixot, una vita tra missione e dialogohttps://fides.org./it/news/75719-VATICANO_Addio_al_cardinale_Ayuso_Guixot_una_vita_tra_missione_e_dialogohttps://fides.org./it/news/75719-VATICANO_Addio_al_cardinale_Ayuso_Guixot_una_vita_tra_missione_e_dialogoRoma – Missione e dialogo. Si potrebbe sintetizzare con queste due parole la vita del cardinale spagnolo Miguel Ángel Ayuso Guixot, spentosi all’età di 72 anni nelle scorse ore al Policlinico Gemelli di Roma, dove era ricoverato per un cancro da diverso tempo. <br /><br />La sua è stata una vita dedita alla missione. Ayuso Guixot è vissuto da missionario comboniano in Egitto e Sudan, ed è stato il primo della Congregazione iniziata da San Daniele Comboni ad essere creato cardinale. Dopo lungo tempo dedicato allo studio e alla tessitura di amicizie con uomini e donne di altre fedi, nel 2019 è stato nominato alla guida del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. <br /><br />Un Dicastero che conosceva benissimo essendo stato nominato, già nel 2007, consultore del medesimo Pontificio Consiglio. In quello stesso anno il Cardinale Jean Louis Tauran veniva scelto come Presidente. Cinque anni dopo Benedetto XVI chiamò Ayuso Guixot a succedere all'arcivescovo Pier Luigi Celata, nell'incarico di segretario del Dicastero. Alla fine dello stesso anno, con la nascita del “King Abdullah Bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue” , con sede a Vienna, è stato annoverato come rappresentante della Santa Sede presso il Consiglio delle parti, svolgendovi anche la funzione di Founding Observer.<br /><br />Quando le condizioni di salute del Cardinale Presidente si aggravarono, nel 2016 Papa Francesco lo ha elevato alla Sede titolare vescovile di Luperciana, conferendogli lui stesso, nella basilica vaticana, l’ordinazione episcopale. E da quel momento, per Ayuso è stato un susseguirsi di viaggi e impegni in ogni angolo del pianeta, anche sui tanti voli papali che hanno portato il Pontefice in nazioni dove i cristiani sono pochi e la maggioranza appartiene a altre fedi. <br /><br />"La cosa importante è la volontà di dialogare. Non pecchiamo di ingenuità. La questione è portare gradualmente il dialogo nella mente delle persone per stabilire relazioni", aveva detto Ayuso in un’intervista a la Croix nel 2020. <br /><br />Una vocazione al dialogo, quella del cardinal Ayuso, che ha prodotto molti frutti soprattutto con le comunità islamiche. È anche grazie all’operato e alla spinta data dal suo Dicastero che la Santa Sede è riuscita a ricucire lo strappo con l’Università di Al-Azhar de Il Cairo, il più autorevole centro accademico-teologico dell'Islam sunnita. Quello fu l’inizio di un percorso che confluirà nello storico "Documento sulla Fraternità Umana " siglato ad Abu Dhabi nel febbraio 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam Ahmed al Tayyeb. <br /><br />La riappacificazione tra Santa Sede e Al-Azhar si deve anche all’impegno personale di Ayuso Guixot, che nel febbraio 2016 volò in Egitto per consegnare al Grande Imam l’invito a visitare il Vaticano per incontrare il Pontefice e così, come disse proprio Ayuso in un’intervista a Fides rilasciata in quei giorni, “esprimere il cordiale desiderio di riprendere i rapporti di collaborazione, che noi da parte nostra non avevamo mai interrotto, e per richiamare l'importanza della nostra collaborazione per il bene comune dell'intera famiglia umana. Abbiamo portato anche l'invito al Grande Imam a venire a Roma a incontrare il cardinale Jean Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, che poi accompagnerà il Grande Imam a un'udienza ufficiale con Papa Francesco. Pur senza precipitazioni, speriamo che questo possa avvenire presto”. Pochi mesi dopo, l’Imam al Tayyeb volò a Roma e il 23 maggio incontrò il Papa. Il resto è storia.<br /><br />I funerali del Cardinale Ayuso Guixotsaranno celebrati nel pomeriggio di mercoledì 27 novembre nella basilica di San Pietro in Vaticano, all’altare della Cattedra. Le esequie, come di consuetudine, sarà presieduto dal Decano del Colleggio Cardinalizio alla presenza del Pontefice che presiederà solo il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. I resti del porporato saranno poi riportati in Spagna, a Siviglia, città dove era nato e cresciuto, per essere sepolti nella cappella di famiglia. <br />Tue, 26 Nov 2024 16:50:47 +0100ASIA/IRAQ - Il Patriarca Sako a tutti gli "eredi" della Chiesa d'Oriente: L’unità è l'unica via per affrontare le emergenze attualihttps://fides.org./it/news/75718-ASIA_IRAQ_Il_Patriarca_Sako_a_tutti_gli_eredi_della_Chiesa_d_Oriente_L_unita_e_l_unica_via_per_affrontare_le_emergenze_attualihttps://fides.org./it/news/75718-ASIA_IRAQ_Il_Patriarca_Sako_a_tutti_gli_eredi_della_Chiesa_d_Oriente_L_unita_e_l_unica_via_per_affrontare_le_emergenze_attualiBaghdad - “Anche se affrontiamo onde diverse siamo tutti sulla stessa barca”. Dal Patriarca della Chiesa caldea, il Cardinale Louis Raphaël Sako, arriva un nuovo appello all’unità rivolto alle quattro Chiese, figlie dell’antica Chiesa d’Oriente: quella Cattolica Caldea, quella Assira d'Oriente, quella Antica Orientale e quella Evangelica Protestante Assira.<br /><br />“L’unità è l'unica è soluzione per affrontare le sfide attuali”, sottolinea il Patriarca in un testo diffuso dai canali di comunicazione ufficiali del Patriarcato caldeo. “Nella professione della sua fede" si legge nel testo "la Chiesa d'Oriente continua a recitare ‘Credo nella Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica’, da secoli e fino ad oggi, nonostante le divisioni, perché essa è UNA nell’essenza”.<br /><br />Per il cardinale, “lo scisma è contro la volontà di Cristo”. Infatti, “le parole non possono descrivere l'entità delle conseguenze della divisione della Chiesa d'Oriente in quattro Chiese” e non è escluso che “potrebbero emergerne di nuove in futuro”. Fino ad oggi, però, le prime tre Chiese "cosiddette separate" “condividono storia, tradizione, ricchezza del patrimonio, bellezza dell'arte, lingua e liturgia, oltre ad essere vicine, vivendo nella stessa area geografica”.<br /><br />Ma l'unità, sottolinea il Patriarca Sako, “non è un ritorno a ciò che eravamo, piuttosto un concentrarsi su ciò che dovremmo essere!”. E per “guarire le ferite dello scisma e spianare la strada” ad una “piena comunione", almeno tra le "tre Chiese", il Cardinale suggerisce sei “idee da studiare” per una “nuova visione” della Chiesa d’Oriente.<br /><br />In primis - annota il Cardinale - serve “una comprensione ampia e pratica dell'unità desiderata, per dirigere tutte le energie verso il raggiungimento della volontà di Cristo di avere una sola Chiesa. In questo senso, ci viene ricordata la dichiarazione congiunta di trent'anni fa tra la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa Assira d'Oriente, che mira principalmente a creare un ‘ambiente adatto’ per rafforzare il dialogo verso una comunione piena e un pieno accordo sulla dottrina della fede”. Per Sako bisognerebbe poi tener presente la distinzione tra le questioni riguardanti la fede e la morale e quelle che afferiscono al campo disciplinare e amministrativo. “tra fede e morale”. <br /><br />Terzo, “è necessario conoscere le giuste e complete ragioni storiche di questa divisione, con tutte le sue dolorose conseguenze” così da affrontare la questione “con apertura” e “lontano da giudizi preconcetti”. La quarta proposta avanzata dal Patriarca è quella di mettere a disposizione dei fratelli e delle sorelle delle altre compagini ecclesiali nate dalla Antica Chiesa d'Oriente le proprie chiese e i luoghi di culto “per la partecipazione effettiva ai sacramenti riconosciuti dalla Chiesa Cattolica, poiché non ci sono questioni dogmatiche che contraddicono l'unità”.<br /><br />Il penultimo punto riguarda l'invito ai laici a non far prevalere nelle loro militanze le istanze di identificazione di tipo etnico e nazionalistico., mentre l’ultimo è un invito a riflettere sul “declino della popolazione cristiana in Iraq”. Quanto sta avvenendo, sottolinea il Patriarca Sako, “ci spinge a lavorare come un'unica squadra con zelo evangelico per affrontare gli atei, la mancanza di interesse nella pratica della fede e lo scandalo delle divisioni ecclesiastiche”.<br /><br />“Eravamo fieri di essere, in quel tempo, una Chiesa sinodale” capace di “camminare insieme, condividendo la responsabilità della sua missione", “a differenza della nostra attuale posizione! Pertanto, dovremmo guardare all'unità come l'unica soluzione per affrontare le sfide attuali”, conclude il cardinale. <br />Tue, 26 Nov 2024 13:06:25 +0100