Fides News - Italianhttps://fides.org./Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.ASIA/INDIA - Erezione della Provincia Ecclesiastica di Calicut e nomina del primo Arcivescovo Metropolitahttps://fides.org./it/news/76250-ASIA_INDIA_Erezione_della_Provincia_Ecclesiastica_di_Calicut_e_nomina_del_primo_Arcivescovo_Metropolitahttps://fides.org./it/news/76250-ASIA_INDIA_Erezione_della_Provincia_Ecclesiastica_di_Calicut_e_nomina_del_primo_Arcivescovo_MetropolitaCittà del Vaticano - Papa Francesco ha eretto la Provincia Ecclesiastica di Calicut, elevando a Chiesa Metropolitana la Sede di Calicut ed assegnandole come suffraganee le Diocesi di Kannur e di Sultanpet, finora appartenenti alla Provincia Ecclesiastica di Verapoly. Il Pontefice ha nominato primo Arcivescovo Metropolita di Calicut S.E. Mons. Varghese Chakkalakal, finora Vescovo della medesima Sede. <br /><br />In allegato i dati statistici della nuova Provincia Ecclesiastica<br/><strong>Link correlati</strong> :<a href="https://www.fides.org/it/attachments/view/file/Erezione_Provincia_Ecclesiastica_di_Calicut.pdf">Dati statistici della nuova Provincia Ecclesiastica</a>Sat, 12 Apr 2025 12:45:01 +0200ASIA/INDIA - Nomina del Vescovo Ausiliare di Dumkahttps://fides.org./it/news/76249-ASIA_INDIA_Nomina_del_Vescovo_Ausiliare_di_Dumkahttps://fides.org./it/news/76249-ASIA_INDIA_Nomina_del_Vescovo_Ausiliare_di_DumkaCittà del Vaticano - Papa Francesco ha nominato Vescovo Ausiliare della Diocesi di Dumka il Rev.do Sac. Sonatan Kisku, finora Vicario Generale della Diocesi di Dumka e Parroco della St. Mary’s, assegnandogli la Sede titolare di Zarna.<br /><br />S.E. Mons. Sonatan Kisku è nato il 15 maggio 1969, a Kaudia, nella Diocesi di Dumka. È stato ordinato sacerdote per la medesima Diocesi il 15 aprile 2002. Dopo aver frequentato il St. Paul’s Minor Seminary a Lucknow, ha intrapreso gli studi filosofici presso il Morning Star College di Calcutta e quelli teologici presso il Papal Seminary di Pune. Ha conseguito la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma.<br /><br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice Parroco di Torai ; Direttore del Diocesan Vocation Center ; Economo diocesano ; Cancelliere Diocesano ; Incaricato per gli affari legali ; Incaricato della cura pastorale delle comunità cristiane di Gopikandar ; Incaricato dei sacerdoti giovani ; Incaricato dei sacerdoti anziani e ammalati ; Vicario Generale ; Direttore del Social Development Centre ; Segretario della St. Joseph’s English Medium School ; Direttore Regionale delle Basic Ecclesial Communities della regione di Jharkhand e delle isole Andamàne . Dal 2023 è Parroco della St. Mary’s, a Dumka. Sat, 12 Apr 2025 12:42:31 +0200ASIA/INDIA - Rinuncia e nomina del Vescovo di Simla and Chandigarhhttps://fides.org./it/news/76248-ASIA_INDIA_Rinuncia_e_nomina_del_Vescovo_di_Simla_and_Chandigarhhttps://fides.org./it/news/76248-ASIA_INDIA_Rinuncia_e_nomina_del_Vescovo_di_Simla_and_ChandigarhCittà del Vaticano - Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Simla and Chandigarh presentata da S.E. Mons. Ignatius Loyola Ivan Mascarenhas. Allo stesso tempo il Pontefice ha nominato Vescovo della Diocesi di Simla and Chandigarh il Rev.do Sac. Sahaya Thatheus Thomas, finora Rettore dell’Holy Trinity Major Seminary, a Jullundur.<br /><br />S.E. Mons. Sahaya Thatheus Thomas è nato il 6 novembre 1971 a Chinnavilai, nella Diocesi di Kottar, Tamil Nadu. Dopo la formazione al St. Paul’s Minor Seminary, a Lucknow, ha studiato Filosofia e Teologia presso l’Holy Trinity Major Seminary a Jullundur. Ha ottenuto la Licenza in Teologia e il Dottorato in Sacra Scrittura presso l’Universität Wien, in Austria. Ha, inoltre, conseguito il Master in Giornalismo e Comunicazione di Massa presso l’University of Punjab, a Patiala, e il Master in Human Rights presso l’Indian Institute of Human Rights, a New Delhi. È stato ordinato sacerdote il 13 maggio 2001.<br /><br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Assistente parrocchiale della Little Flower, a Panchkula ; Vice-Rettore del Diocesan Minor Seminary, a Kauli ; Direttore della Commissione Diocesana per i Media e del Diocesan Bible Enquiry Centre ; Vice-Parroco a Schwechat, in Austria ; Vice-Parroco a Retz nell’Arcidiocesi Metropolitana di Vienna ; Parroco della Little Flower a Sangrur, Punjab . Dal 2019, è Rettore dell’Holy Trinity Major Seminary, a Jullundur. Sat, 12 Apr 2025 12:39:13 +0200Cardinale Parolin: ecco uno sguardo cristiano sull’incontro tra il Vangelo e la Cinahttps://fides.org./it/news/76245-Cardinale_Parolin_ecco_uno_sguardo_cristiano_sull_incontro_tra_il_Vangelo_e_la_Cinahttps://fides.org./it/news/76245-Cardinale_Parolin_ecco_uno_sguardo_cristiano_sull_incontro_tra_il_Vangelo_e_la_Cinadel Cardinale Pietro Parolin*<br /><br />Città dei Vaticano - Pubblichiamo la prefazione del Cardinale Pietro Parolin al libro del missionario e sacerdote Antonio Sergianni “La cavalcata del Vangelo in Cina. Sulle orme di P. Matteo Ricci . Il volume rappresenta una preziosa testimonianza appassionata sull’avventura del cristianesimo in Cina, resa facendo tesoro anche dei propri incontri con Vescovi, sacerdoti e laici cattolici cinesi. <br />Padre Sergianni, 84 anni, figlio spirituale di don Divo Barsotti, è entrato da giovane nel Pontificio Istituto Missioni Estere e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1965. Dal 1980 al 2003 ha svolto il suo ministero missionario in Taiwan, visitando per lunghi periodi diverse province della Cina continentale. Ha poi seguito le vicende della Chiesa cattolica in Cina come Officiale della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, oggi Dicastero per l’Evangelizzazione. <br /> <br /> ***<br /><br />Ci sono molti modi di guardare alla Cina. Ed è legittimo per un cristiano guardare alla Cina «alla luce della Parola di Dio».<br />Così scrive padre Antonio Sergianni, sacerdote e missionario, all’inizio di questo libro, lasciando intravvedere la sorgente della forza singolare e incomparabile che attraversa le sue pagine. <br /><br />La fede in Cristo Gesù - ripeteva il teologo ortodosso Olivier Clément - non è un «pietismo impaurito della vita». Non è nemmeno un idealismo impegnato a immaginare e costruire i mondi alternativi. Proprio mentre riconosce che il Regno di Dio «non è di questo mondo, la cui figura passa» , la fede in Cristo Gesù, quasi per “effetto collaterale”, per grazia e con umiltà, può rendere più lucido e penetrante anche lo sguardo sulle cose del mondo. Può far cogliere con realismo dinamiche ignorate dalle analisi geopolitiche, fattori non considerati dalle letture economiciste che di solito non fanno i conti con le attese di grandezza e di bene che vibrano in maniera misteriosa nelle storie e nelle vite dei popoli. <br /><br />Dinamismi e fattori che oggi appaiono ancor più occultati e rimossi dal flusso globale mediatico-comunicativo in cui siamo tutti immersi. <br /><br />Col suo sguardo di fede, padre Antonio coglie e ci aiuta a cogliere in tutta la sua ampiezza la grandezza umana del cammino del popolo e della civiltà cinese lungo il tempo. Una grandezza vertiginosa, una sorta di mistero della Storia, con la sua continuità ultramillenaria che sembra attraversare e scavalcare le cesure tra le epoche storiche. Un’aggregazione umana senza uguali, a partire dalla sua scrittura e dalle forme di organizzazione sociale, che ha sempre attribuito alle proprie Autorità il compito di mediare e assicurare l’equilibrio tra la società degli uomini e l’ordine naturale. Una realtà che ha ereditato dalla tradizione confuciana la convinzione della propria missione universale, della centralità e della forza attrattiva della propria civiltà, e ora si affaccia con un nuovo protagonismo sulla scena del mondo, suscitando reazioni diverse, che vanno dalla ammirazione all’inquietudine, dalla ostilità alla simpatia. <br /><br />Con il suo sguardo di fede, padre Sergianni nel suo libro preavverte e prefigura il possibile incrocio tra la realtà cinese che cammina nella storia come un mistero inaudito e un’altra realtà, legata a un mistero di altra natura: il Mistero che è entrato nel mondo con la nascita di Cristo, e ha dato inizio a un popolo che cammina nella Storia, fino alla fine del tempo. <br /><br />Col suo sguardo di fede, padre Antonio ripercorre tutti i passaggi storici che hanno scandito l’incontro dell’annuncio di Cristo con la Cina, dall’arrivo in terra cinese dei monaci della antica Chiesa d’Oriente, nei primi secoli del cristianesimo, fino ai nostri giorni. Con lucidità storica e nel contempo con commossa partecipazione, l’autore segue il filo d’oro degli incontri tra il “mistero” della Cina e il Mistero cristiano già avvenuti tante volte nel tempo di questa lunga avventura. Il filo d’oro che tesse insieme misteriosamente avvizzimenti e nuovi inizi, occasioni perdute e gratuite ripartenze, tribolazioni e momenti di grazia. Dove ogni passaggio appare caparra e promessa di qualcosa di grande che sta per sprigionarsi. Già, e non ancora. <br /><br />Nell’ultimo tratto di strada percorso, quello degli ultimi decenni, lo sguardo di fede con cui padre Sergianni guarda la storia, guarda la Cina e guarda la fede in Cina diventa soprattutto lo sguardo del testimone. Si può dire che la potenza, la forza intima di questo libro si sprigiona dal suo essere prima di tutto una testimonianza di amore cristiano. Le pagine in cui lui racconta per cenni i suoi incontri e le sue lunghe frequentazioni con fratelli e sorelle nella fede cinesi - vescovi, sacerdoti, suore, laiche e laici - fanno brillare la ragione e la sorgente di questo amore. Nel cammino della sua vita, il suo amore per Cristo è stato confortato e abbracciato nell’incontro con i fratelli e le sorelle cattolici cinesi. L’amore per Gesù è divenuto grato fino alle lacrime per aver visto ciò che Gesù stesso operava tra loro. Tra povere persone che nel tempo della tribolazione hanno passato anni a trasportare mattoni lungo il fiume. Come quel sacerdote che gli raccontò di quando veniva maltrattato perché non sapeva nemmeno «pulire i cessi», e di come proprio in quelle situazioni lui sentisse «Gesù Cristo Risorto accanto a me, una grande pace, e la voglia di cantare».<br /><br />Proprio in virtù della sua visione di fede e del suo amore ai cattolici cinesi, padre Antonio documenta in maniera appropriata e oggettiva anche la sollecitudine dei Papi e della Sede Apostolica per le vicende della Chiesa che è in Cina. La sua esposizione degli interventi dei Papi in merito all’annuncio del Vangelo in terra cinese, da Benedetto XV fino a Papa Francesco, attesta in maniera efficace la costanza dei per criteri seguiti nelle diverse circostanze dai Vescovi di Roma, che si sono sempre mossi nella fedeltà alla natura apostolica della Chiesa, per custodire il tesoro della comunione anche nei tempi di prova. <br /><br />La documentazione raccolta da padre Sergianni in appendice al volume rappresenta uno strumento prezioso e utile per chiunque voglia ripercorrere in maniera obiettiva e nel contempo appassionata i passaggi chiave del cammino senza uguali della comunità cattolica cinese negli ultimi decenni, a partire dalla proclamazione della Repubblica Popolare Cinese. <br /><br /> Col suo libro, padre Sergianni rende manifesto quanto ha detto Papa Francesco: anche nel tempo della pazienza e della prova, «Il Signore, in Cina, ha custodito lungo il cammino la fede del popolo di Dio». E oggi i cattolici cinesi, pienamente cattolici e pienamente cinesi, «in comunione con il Vescovo di Roma, camminano nel tempo presente. Nel contesto in cui vivono, testimoniano la propria fede anche con le opere di misericordia e carità, e nella loro testimonianza danno un contributo reale all'armonia della convivenza sociale, alla edificazione della casa comune» <br /><br />Nella carne del “piccolo resto” dei cattolici cinesi, con tutti i loro limiti umani e le loro povertà, avviene quell’incontro tra il Mistero della grazia efficace di Cristo e la vicenda storica della realtà cinese delineato da padre Antonio nel suo libro. Da questo intreccio possono sprigionarsi doni per tutti. Anche questo incontro, per vie misteriose, può favorire che il respiro e i desideri di grandezza del popolo cinese e di tutti gli altri popoli non si ripieghino su se stessi, fomentando ansie di dominio con guerre senza fine, e possano invece incanalarsi in vie di pace, favorire incontri e cammini di fratellanza, di convivenza fraterna tra diversi.<br /> <br />Per tutte queste cose, c’è da ringraziare padre Sergianni per il dono di questo libro.<br />Agenzia Fides 12/4/2025)<br /><br />*Segretario di Stato di Sua Santità<br />Sat, 12 Apr 2025 10:55:28 +0200AFRICA/ETIOPIA - Un viaggio di speranza nell’East Balehttps://fides.org./it/news/76243-AFRICA_ETIOPIA_Un_viaggio_di_speranza_nell_East_Balehttps://fides.org./it/news/76243-AFRICA_ETIOPIA_Un_viaggio_di_speranza_nell_East_BaleRobe - “Tutto è cominciato quando, a Robe, abbiamo visto arrivare tante persone in fuga da una prolungata siccità nella zona est del Bale. Incuriositi e preoccupati, siamo partiti per capire che cosa stesse accadendo. Abbiamo trovato un territorio dagli scenari climatici molto diversi da quelli più verdi intorno a Robe”. Inizia così la testimonianza di Teresa Zullo, della Comunità Missionaria di Villaregia, che ha intrapreso il viaggio nel Bale est insieme agli altri missionari presenti nella Prefettura Apostolica di Robe, nel Bale ovest.<br /> <br />“Questa zona fa parte della Prefettura Apostolica di Robe, il cui Prefetto Apostolico è p. Angelo Antolini, Ofm Cap, ed è grande quanto un terzo dell’Italia, anche se non vi è ancora alcuna presenza di Chiesa. Ci troviamo a ridosso della Regione Somala dell’Etiopia; la povertà è particolarmente grave, complicata dalla scarsità di strade, dall’isolamento di molti villaggi e dalla difficile reperibilità di acqua e beni di prima necessità".<br /> <br />“Nel 2022 abbiamo iniziato a conoscere questa vasta regione dell’Etiopia, a circa 6-7 ore di strada in media dalla città di Robe, e dove non esiste praticamente alcuna presenza cattolica: ci sono qua e là comunità ortodosse e protestanti nei capoluoghi di provincia, ma la maggioranza della popolazione professa la religione Islamica. Quando siamo rientrati dal primo viaggio, ci siamo sentiti fortemente chiamati a ‘stare’ con questo popolo e a offrire non solo aiuti materiali, ma una vicinanza fatta di ascolto, rispetto, amore.”<br /> <br />“La nostra avventura è iniziata nel marzo 2023, quando abbiamo visitato continuato a visitare alcuni villaggi nella provincia di Seweyna, portando piccole quantità di generi di prima necessità per fronteggiare la carestia – prosegue Teresa. Nonostante le tante difficoltà e la poca incidenza dei nostri doni, i capi villaggio e le famiglie ci hanno accolto da subito con curiosità e simpatia. Per noi, questo è stato il segnale che stavamo imboccando la strada giusta: farci prossimi e avviare relazioni di fraternità. Nel giugno 2023 è arrivata una svolta: l’Ufficio della Donna e del Bambino di Seweyna ci ha chiesto aiuto nel contrasto ai “barmatilee” , tra cui spiccano la mutilazione genitale femminile, purtroppo praticata su oltre il 90% della popolazione femminile, e il matrimonio precoce, diffuso in circa il 60% dei casi. Ci siamo messi subito al lavoro, raccogliendo e realizzando materiali, illustrazioni e testimonianze per preparare una formazione in lingua Oromo, destinata dapprima ai rappresentanti amministrativi dei villaggi. Grazie alle competenze di alcuni amici e della Ethiopian Muslim Development Agency di Addis Abeba, abbiamo potuto approfondire ulteriormente la visione Islamica rispetto a queste pratiche scoprendo che nel Corano e nelle fonti Islamiche principali non si fa cenno a tali aspetti mentre si invita a non danneggiare la Creazione di Dio. Abbiamo in seguito arricchito ulteriormente i nostri contenuti adattandoli anche a ragazze e ragazzi delle scuole secondarie.”<br /> <br />I missionari hanno raccontato che ad oggi sono stati realizzate 4 formazioni nelle scuole superiori: 2 nella Provincia di Gololcha e 2 nella Provincia di Laga Hidha, 7 formazioni per i responsabili amministrativi di alcuni villaggi: 3 nella Provincia di Seweyna, 2 nella Provincia di Laga Hidha e nella Provincia di Dawe Sarar. “Man mano che le nostre formazioni si diffondevano – aggiunge Teresa -, gli Uffici della Donna e del Bambino di altre provincie hanno iniziato a contattarci: prima Laga Hidha, che confina con la Somali Region, poi Gololcha, più vicina a Robe. A ogni nuova richiesta, miglioriamo il materiale e portiamo, insieme alle sessioni di formazione, qualche dono simbolico: un po’ di cibo, kit igienici per le donne e quaderni per i bambini, soprattutto all’inizio dell’anno scolastico.”<br /><br />Il racconto di questo cammino prosegue con la visita nella provincia di Dawe Sarar, anch’essa al confine con la Somali Region. “Qui, la situazione è ancora più complessa. Alcuni villaggi si raggiungono solo attraversando parte della Regione Somala; per questo né le ONG né gli enti pubblici vi si recano facilmente. Gli Uffici Sociali locali ci hanno allora chiesto di spingerci fino a quei territori più isolati. Ci siamo lasciati guidare dalla volontà di incontrare le persone, e abbiamo fatto amicizia con tre villaggi, offrendo la formazione ai rappresentanti. In uno di questi, Hantutu, abbiamo trascorso due giornate fermandoci lì per la notte, e la gente ci ha accolti con grande calore: ci hanno addirittura cucinato un capretto. Tra le varie necessità, ci hanno chiesto aiuto per l’assicurazione medica per alcuni rifugiati stabilitisi ai margini del villaggio. È stata un’esperienza toccante che ci ha permesso di comprendere meglio la capacità di accogliere di questo popolo ma anche la complessità della vita in quest’area.”<br /> <br />“Di recente, la Provincia di Gololcha ci ha chiesto di raggiungere ben 11 villaggi, compreso quello dei Warra Dubee, popolazione indigena che vive lungo il fiume Wabe Shebelle, che fa da confine della nostra Prefettura, dove tali pratiche sono molto diffuse. Anche Laga Hidha ci ha contattati di nuovo: desiderano ulteriori formazioni e un sostegno materiale più ampio per le donne . Attualmente, siamo attivi principalmente nelle province di Dawe Sarar, Gololcha e Laga Hidha, e desideriamo continuare ad approfondire la nostra conoscenza di questo contesto e la nostra azione. Certo, non mancano i problemi: le grandi distanze, la mancanza di strade, i costi di carburante e manutenzione auto, le barriere linguistiche, i limiti nei fondi e nelle risorse. Eppure, ogni volta che rientriamo da un viaggio, ci scopriamo sempre più desiderosi di costruire ponti di fraternità e solidarietà.”<br /> <br />A conclusione, Teresa ci tiene a sottolineare l’importanza di questo loro impegno. “Il nostro cammino nell’East Bale non si misura soltanto in cifre o statistiche, ma soprattutto in relazioni: uomini, donne, bambini che sentono che qualcuno si fa vicino, non solo portando beni di prima necessità, ma anche condividendo valori di rispetto, giustizia, pace. Quando vediamo i sorrisi delle ragazze e dei ragazzi che apprendono l’importanza di tutelare la loro integrità, quando sentiamo i capi villaggio impegnarsi per cambiare le pratiche dannose per le ragazze, ci rendiamo conto che questo è il vero miracolo: un cambiamento che parte dal cuore, prima ancora che dall’organizzazione.<br /> <br />“L’East Bale è un luogo che tocca il cuore: pensiamo a ogni persona che abbiamo incontrato, a ogni stretta di mano, a ogni sguardo pieno di speranza. Il Signore ci sta guidando ‘a Est’ e ci insegna, viaggio dopo viaggio, quanto sia prezioso anche il più piccolo passo compiuto nella fraternità.”<br /> <br /> Sat, 12 Apr 2025 08:11:25 +0200ASIA/ COREA DEL SUD- Addio al Vescovo René Dupont. 71 anni in missione “Con gioia e senza vergogna”https://fides.org./it/news/76247-ASIA_COREA_DEL_SUD_Addio_al_Vescovo_Rene_Dupont_71_anni_in_missione_Con_gioia_e_senza_vergognahttps://fides.org./it/news/76247-ASIA_COREA_DEL_SUD_Addio_al_Vescovo_Rene_Dupont_71_anni_in_missione_Con_gioia_e_senza_vergognadi Pascale Rizk<br />Andong – Scompare a 96 anni René-Marie Albert Dupont, vescovo emerito di Andong e missionario della Società per le Missioni Estere di Parigi per 71 anni in Corea del Sud. Il trapasso è avvenuto alle ore 19:47 del 10 aprile in un ospedale di Andong, situato a circa 190 chilometri a sud-est di Seoul, nella provincia di Gyeongsang del Nord, dove era ricoverato in seguito a un intervento urgente per un ictus avvenuto all'inizio della settimana.<br />Nato a Saint-Jean-le-Blanc nel dipartimento di Loiret nella regione del Centro-Valle della Loira il 2 settembre 1929, Dupont era il secondo di 5 figli e il sacerdozio era stato tra i suoi desideri fin dalla più tenera età. Cresciuto in una famiglia di contadini, il benessere e i diritti degli agricoltori sono stati per lui tematiche sempre presenti e per le quali non sono mancate numerose iniziative durante i suoi decenni di servizio pastorale nella diocesi di Andong.<br />Dopo gli studi inziali in Francia entra nel seminario delle Missioni Estere di Parigi e nel 1950 raggiunge Roma per proseguire gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1953, conclude gli studi a Roma prima di essere inviato in Corea come missionario il 27 ottobre 1954, circa un anno dopo la fine della Guerra di Corea.<br />Giunto in Corea come da consuetudine assume un nome coreano 두봉 . Il suo servizio pastorale ha così inizio nella diocesi di Daejon dove rimane dal 1955 al 1967. Parallelamente al suo ruolo di vicario della parrocchia della cattedrale di Daejeon Monsignor Dupont ricopre per diversi anni la carica di cancelliere della diocesi. Successivamente diviene superiore regionale delle MEP in Corea, carica che mantiene per un anno. Quando il 29 maggio 1969 papa Paolo VI istituisce la diocesi di Andong – nel nord della provincia di Gyeongbuk – dividendo, così, l'arcidiocesi di Daegu, nomina René Dupont, trentanovenne, il suo primo vescovo: dirigerà questa diocesi per vent'anni. Le sue dimissioni verranno accettate al quarto tentativo, nel 1990, quando si ritira a Haengju, una parrocchia della diocesi di Neunggok, nella periferia di Seoul. <br />Nel 2004 torna a vivere nella diocesi di Andong dedicando il suo tempo alla predicazione nei ritiri spirituali e dando conferenze sia nelle parrocchie che con diverse organizzazioni non confessionali, riprendendo anche a coltivare il suo amore per il giardinaggio. Tra i diversi premi ricevuti nella sua vita ricordiamo: Cavaliere della Legione d'Onore in Francia nel 1982, il premio Manhae nel 2012 in Corea: diploma d'onore del Presidente della Repubblica di Corea e Premio Baegnam per i suoi impegni nei diritti umani nel 2019. I suoi scritti principali sono: 바La compassione dell'essere umano e 삶 La vita più meravigliosa .<br />Dal suo arrivo in Corea nel 1954 dopo la fine della guerra, Monsignor Dupont è stato di grande ispirazione per la sua autentica e incoraggiante presenza in Corea. Ha attraversato i momenti più difficili e bui della Corea, caratterizzati da una povertà economica, una serie di alti e bassi politici e sociali e anche da grandi cambiamenti. Ha lavorato per la giustizia sociale con grande devozione e impegno pastorale, condividendo le sofferenze del popolo. Nel 2019 e nonostante la politica del paese contro la doppia nazionalità, gli è stata concessa la cittadinanza coreana, segno della grande stima che aveva il Paese per lui. <br />Il 14 aprile alle ore 11, la cattedrale di Mokseong-dong nella Diocesi di Andong accoglierà per un saluto finale, l’ultimo vescovo coreano di origine francese che ha servito dal 1969 al 1990 la regione, colpita recentemente dagli incendi devastanti. Anche se al momento della consacrazione, Monsignor Dupont non aveva scelto un motto e uno stemma perché non era obbligatorio, sarà sempre ricordato come un uomo semplice e umile, che ha servito con grande amore la sua terra di missione, la Corea del Sud “Con gioia senza vergogna”; parole che riassumono lo spirito con cui ha accompagnato, custodito e fatto crescere la sua diocesi.<br />Fri, 11 Apr 2025 13:02:42 +0200AFRICA/SUDAN -Prima udienza alla Corte Penale Internazionale sulle accuse di genocidio nel Darfurhttps://fides.org./it/news/76246-AFRICA_SUDAN_Prima_udienza_alla_Corte_Penale_Internazionale_sulle_accuse_di_genocidio_nel_Darfurhttps://fides.org./it/news/76246-AFRICA_SUDAN_Prima_udienza_alla_Corte_Penale_Internazionale_sulle_accuse_di_genocidio_nel_DarfurKhartoum - “È una campagna di bugie e calunnie”. Così il governo degli Emirati Arabi Uniti ha replicato alla accuse presentate ieri, 10 aprile, dal governo sudanese alla prima udienza presso la Corte Penale Internazionale all’Aja, secondo le quali gli Emirati sarebbero complici del genocidio commesso dai paramilitari delle Forze di supporto rapido contro la popolazione Masalit nel Darfur Occidentale .<br />Il 6 marzo 2025 il Sudan ha avviato l'azione legale contro gli Emirati Arabi Uniti presso la Corte internazionale di giustizia, accusandoli di aver violato la Convenzione sul genocidio sostenendo le RSF.<br />“È in atto un genocidio contro il gruppo etnico Masalit nell'ovest del nostro Paese. I Masalit sono un gruppo etnico africano non arabo. Il genocidio contro i Masalit è perpetrato dalle Forze di Supporto Rapido , composte principalmente da arabi del Darfur, con il supporto e la complicità degli Emirati Arabi Uniti", ha dichiarato nel suo discorso in apertura dell’udienza, Muawia Osman Mohamed Khair, il Ministro della Giustizia ad interim che ha rappresentato il governo sudanese.<br />Al centro delle accuse del governo presieduto dal generale Abdel Fattah al-Burhan vi sono i voli effettuati da aerei cargo provenienti da aeroporti emiratini diretti in Ciad. Trasportanti rifornimenti bellici per le RSF secondo le accuse sudanesi, aiuti umanitari destinati alle popolazioni sudanesi, secondo gli Emiratini . A supporto delle loro accuse i sudanesi hanno pure diffuso delle immagini di armi e munizioni catturate alle RSF che a loro dire proverrebbero dagli arsenali emiratini. <br />Per quanto riguarda le accuse di genocidio contro le popolazioni Masalit occorre ricordare che le RSF sono le eredi dei cosiddetti Janjaweed, le milizie filogovernative impegnate del conflitto in Darfur nei primi anni 2000 in appoggio all’esercito regolare e già accusate di atrocità nei confronti delle popolazione non arabe della regione .<br /> Ristrutturate come RSF sotto la guida di Mohamed Hamdan "Hemeti" Dagalo, nel 2021 queste milizie si unirono alle SAF del generale Abdel Fattah al-Burhan per effettuare il golpe militare che mise fine al governo di transizione civile . Successivamente i due uomini forti, Dagalo e al- al-Burhan si sono scontrati sulla spartizione del potere per poi il 15 aprile 2023 scatenare il conflitto aperto tra le due rispettive formazioni militari . Una guerra che ha visto atrocità commesse da entrambe le parti. Anche le SAF sono accusate di aver commesso crimini di guerra, in particolare bombardamenti indiscriminati contro i civili, e detenzione arbitrarie di persone. <br /><br />Fri, 11 Apr 2025 11:26:46 +0200ASIA/MYANMAR - Distrutta da bombardamenti una chiesa cattolica nello stato Chinhttps://fides.org./it/news/76244-ASIA_MYANMAR_Distrutta_da_bombardamenti_una_chiesa_cattolica_nello_stato_Chinhttps://fides.org./it/news/76244-ASIA_MYANMAR_Distrutta_da_bombardamenti_una_chiesa_cattolica_nello_stato_ChinHakha - Bombardamenti aerei dell'esercito regolare hanno distrutto la chiesa cattolica di Cristo Re nella cittadina di Falam, della diocesi di Hakha, parte dello stato Chin, nel Nord ovest del Myanmar. Come comunicano fonti di Fides nella diocesi di Hakha - in una zona in cui le linee elettriche e telefoniche sono interrotte o vanno a singhiozzo - il tetto della chiesa e gli interni sono devastati ma le mura dell'edificio sono ancora in piedi. La chiesa era un edificio recente, costruito con fatica e sacrifici negli ultimi anni per venire incontro alle esigenze della comunità cattolica dell'area, di circa mille fedeli. Era stata consacrata aperta al culto - affiancando e sostituendo la piccola cappella esistente da 75 anni - nel novembre 2023, per la gioia della comunità locale che, nel mezzo della guerra civile aveva trovato un luogo per pregare e per celebrare i sacramenti, un'oasi di spiritualità nella violenza. "C'è grande tristezza ora nella comunità, ma anche la voglia e la determinazione a ricostruire", dice la fonte di Fides.<br />Il bombardamento che ha colpito la chiesa, avvenuto l'8 aprile, si inserisce nello scontro per la città di Falan che negli ultimi nove mesi è stata oggetto di combattimento tra l'esercito, che deteneva il controllo della città, le "Chinland Defence Force" , milizie locali nate nello stato Chin in opposizione alla giunta militare. Le CDF hanno circondato la città e dopo aspri combattimenti hanno costretto l'esercito alla fuga, assumendo il controllo di Falam. A quel punto, come avviene in tanti altri scenari di conflitto in altre regioni birmane, l'esercito ha iniziato a bombardare dal cielo o con artiglieria e quei bombardamenti finiscono per colpire in modo indiscriminato case, edifici pubblici, edifici di culto, come accaduto alla chiesa di Cristo re.<br />Nella stessa cornice di scontri un Pastore cristiano protestante di 36 anni e due bambini sono rimasti uccisi da bombardamenti a Pwi, nella municipalità di Mindat. Tra le vittime anche uomo e una donna tra i 60 e i 70 anni. L'attacco ha ferito altre nove persone e distrutto 10 edifici, tra i quali la chiesa cristiana del villaggio. <br />Nel febbraio scorso l'esercito del Myanmar ha colpito con raid aerei e danneggiato la chiesa cattolica del Sacro Cuore di Gesù a Mindat, località nello stato Chin . La chiesa doveva essere la cattedrale della neonata diocesi di Mindat, eretta il 25 gennaio scorso da Papa Francesco.<br />Secondo l'Organizzazione Chin per i Diritti Umani, a partire dal 2021, nella guerra civile, almeno 107 edifici religiosi, tra cui 67 chiese, sono stati distrutti nello stato Chin da bombardamenti dell'esercito . <br /> Fri, 11 Apr 2025 09:41:44 +0200ASIA/KAZAKISTAN - “Dobbiamo essere un po’ come i bambini”. La missione di suor Irena nei villaggi intorno a Almatyhttps://fides.org./it/news/76242-ASIA_KAZAKISTAN_Dobbiamo_essere_un_po_come_i_bambini_La_missione_di_suor_Irena_nei_villaggi_intorno_a_Almatyhttps://fides.org./it/news/76242-ASIA_KAZAKISTAN_Dobbiamo_essere_un_po_come_i_bambini_La_missione_di_suor_Irena_nei_villaggi_intorno_a_AlmatyAlmaty - “Prima Santi, poi missionari”, diceva san Giuseppe Allamano, fondatore delle congregazioni dei Missionari e delle Missionarie della Consolata. E questo è il primo dono da chiedere ogni giorno anche secondo suor Irena Candida De Alberto Solomone, missionaria di origine africana che da tre anni, assieme ad altre quattro consorelle, annuncia il Vangelo alla periferia di Almaty, la città più popolosa del Kazakistan.<br /><br />Crocevia di popoli e culture situata nel cuore dell’Asia, il Kazakistan è una nazione giovane, così come giovane è la sua comunità cattolica. Un piccolo gregge che convive con le altre comunità di credenti . <br /><br />Quella presente in Kazakistan al momento, “è una Chiesa formata soprattutto dai discendenti dei migranti provenienti dall’Europa. Ma piano piano anche persone nate qui chiedono di entrare a far parte della comunità”. <br /><br />Suor Irena è originaria del Mozambico, ed è proprio in Africa che ha maturato la sua vocazione, come racconta all’Agenzia Fides: “È difficile spiegare esattamente come sia nata la mia vocazione. Fin da bambina, frequentando il catechismo, soprattutto preparandomi al Sacramento della Confermazione, ho capito che Gesù è una persona da amare. Con la Cresima si diventa parte attiva della Chiesa e ogni battezzato deve assumersi delle responsabilità. È per questo che subito dopo la mia Confermazione sono diventata catechista nella mia parrocchia”.<br /><br />All’epoca Irena aveva 16 anni m e aveva percepito che “la Chiesa era il luogo dove poter vivere a pieno la propria fede. Come le altre ragazze frequentavo la scuola, giocavo a basket, praticavo danza. Ma sentivo dentro di me crescere il desiderio di donare la mia vita a Dio. Dopo il liceo, all’età di 19 anni decisi di entrare nelle Missionarie della Consolata. Nel 1993, a 24 anni, sono diventata suora”. <br /><br />In quegli anni Irena ha maturato la scelta di partire come missionaria “lontana da casa, fuori dal Mozambico”. <br /><br />La Congregazione della Consolata prevede un periodo di un paio d’anni prima di ricevere il mandato: “La mia prima destinazione è stata l’Italia, poi ho ricevuto il mandato e inizialmente ero stata destinata agli Stati Uniti d’America. Qui ho vissuto per 17 anni”. Nel 2017 il cambio di destinazione: l’Asia. Per diversi anni suor Irena ha vissuto in Afghanistan, poi nel 2022 un’altra meta, stavolta fra le steppe del Kazakistan: “Non me lo aspettavo. Il progetto della Congregazione è quello di ampliare le missioni, ovvero diffondere il Vangelo lì dove Cristo non è ancora conosciuto, dove la Chiesa non è sviluppata”.<br /><br />Ma cosa significa proclamare il Vangelo in una terra dove la stragrande maggioranza della popolazione è di un’altra religione? Per suor Irena “è un’opportunità preziosa” perché il carisma delle Suore Missionarie della Consolata è proprio quello di raggiungere “quei luoghi e quelle persone dove manca la presenza della Chiesa, dove si ha bisogno di sentire la buona novella”.<br /><br />“L’atteggiamento migliore”, ha aggiunto la missionaria, “è quello di avere cuore e mente aperti. Stando qui abbiamo capito che dobbiamo essere un po’ come bambini. Cioè dobbiamo ricominciare un po’ tutto delle nostre vite: dallo studio della lingua locale, fino ai luoghi e alla cultura di questo Paese. Già questo ci sta portando a incontrare il popolo kazako. Un popolo formato da tante etnie ma tutte con cuori e menti aperti”.: Tutte le attività “devono avvenire all’interno delle proprietà della Chiesa. Ma ci permettono di tenere le nostre strutture aperte. Ed è già una grazia”.<br /><br />Anche la comunità di suore a cui appartiene Irena ha una configurazione multietnica, come il contesto in cui sono chiamate a vivere la loro vocazione missionaria: con lei operano suor Claudia dalla Colombia, suor Dorota dalla Polonia e suor Argentina dal Mozambico. Ad accompagnarle due sacerdoti, padre Simon dalla Polonia e padre Ladislaus dalla Corea.<br /><br />In tutto sono sette i villaggi attorno alla città di Almaty in cui operano le Missionarie della Consolata. E proprio ad Almaty il Governo, ha raccontato suor Irena, “organizza molti incontri interreligiosi. Padre Simon partecipa spesso a questi eventi così da poter continuare relazioni pacifiche con tutti”. <br /><br />Quello della diocesi di Almaty è un territorio molto vasto: si estende per 711.600 km² e conta 11 parrocchie. Su 7.350.240 di abitanti, i battezzati sono 42mila . Nel villaggio di Janashari, “abbiamo un parco giochi e una struttura che può ospitare una ventina di persone. E per noi anche questo parco giochi, dove si avvicinano persone di altre religioni, diventa spazio di incontro e di dialogo”. <br /><br />Adesso - aggiunge la missionaria - “abbiamo alcuni seminaristi che tra qualche tempo riceveranno l’ordinazione diaconale”. E anche cresce anche la devozione per le figure di Santi o della Vergine Maria “è iniziata a diffondersi. E’ bello, e siamo appena all'inizio”. Thu, 10 Apr 2025 13:48:22 +0200AFRICA/SUDAN - Offensiva diplomatica a tutto campo da parte del generale al-Burhanhttps://fides.org./it/news/76241-AFRICA_SUDAN_Offensiva_diplomatica_a_tutto_campo_da_parte_del_generale_al_Burhanhttps://fides.org./it/news/76241-AFRICA_SUDAN_Offensiva_diplomatica_a_tutto_campo_da_parte_del_generale_al_BurhanKhartoum – Mentre la guerra in Sudan continua, sul versante diplomatico si registra un forte attivismo del governo presieduto dal generale Abdel Fattah al-Burhan, capo delle SAF . Oggi, 10 aprile, la Corte Internazionale di Giustizia terrà una sessione, per esaminare il ricorso del Sudan contro gli Emirati Arabi Uniti . Il caso riguarda presunte violazioni degli obblighi previsti dalla Convenzione sul Genocidio, in particolare per quanto riguarda il gruppo etnico Masalit in Sudan nel Darfur Occidentale.<br />Secondo il governo del al-Burhan, gli Emirati con il loro appoggio ai paramilitari delle Rapid Support Forces , guidati da Mohamed Hamdan "Hemeti" Dagalo, sarebbero complici dei crimini commessi da questi ultimi contro le popolazioni civili sudanesi.<br />Per porre fine alla guerra scoppiata il 15 aprile 2023, il 15 aprile si terrà a Londra una conferenza diplomatica organizzata dal Regno Unito alla quale sono stati invitati circa 20 Paesi e organizzazioni internazionali, tra cui Francia, Germania, Kenya ed Emirati Arabi Uniti , ma non le due parti in conflitto. Un’esclusione che è stata criticata dal ministro degli Esteri sudanese Ali Yusuf che ha inviato una lettera di protesta al suo omologo britannico David Lamy, sostenendo che l'esclusione "indebolisce gli sforzi di pace". Yusuf ha anche criticato l'invito rivolto a paesi come il Ciad e il Kenya, descrivendoli come "parti" del conflitto.<br />Il generale al-Burhan ha comunque incontrato ieri, 9 aprile, a Port Sudan, l’inviato speciale britannico per il Sudan, Richard Crowder. Questi ha assicurato al capo delle SAF che l'obiettivo della conferenza è arrivare alla pace e porre fine alle sofferenze sudanesi, non "imporre soluzioni esterne". <br />Ma non si è trattato dell’unico incontro importante per il generale al-Burhan degli ultimi giorni. Ha infatti ricevuto il capo dell’intelligence egiziana e di quella del Mali. Inoltre il ministro degli Esteri sudanese Ali Youssif ha partecipato il 9 aprile al Cairo a una riunione ministeriale del Processo di Khartoum ribadendo l’impegno del Sudan nella lotta all’immigrazione illegale. Il Processo di Khartoum è stato avviato nel 2014 per promuovere la cooperazione internazionale nella lotta alla tratta di esseri umani e al traffico di migranti. Successivamente si è esteso alla cooperazione regionale tra Paesi di origine, transito e destinazione e al sostegno di percorsi di migrazione legale, sviluppo e di pace.<br />Infine secondo la stampa sudanese il tenente generale Sadiq Ismail, rappresentante speciale di al-Burhan avrebbe compiuto la scorsa settimana una visita segreta in Israele, il cui scopo era quello di presentare in modo positivo il generale al-Burhan, alla nuova amministrazione statunitense e di coordinarsi con i funzionari israeliani per affrontare le crescenti tensioni tra gli Emirati Arabi Uniti, al-Burhan e le SAF.<br /> L'inviato ha sottolineato che Al-Burhan ha dovuto riallacciare le relazioni con l'Iran perché il Paese era isolato sulla scena internazionali e avrebbe chiesto sostegno militare urgente per vincere la guerra civile. <br />Thu, 10 Apr 2025 11:37:16 +0200AFRICA/ETIOPIA - Il Vicario Apostolico di Harar: “Nessuna notizia di p. Habtewold rapito il 23 marzo, sia io che i miei preti siamo molto preoccupati”https://fides.org./it/news/76240-AFRICA_ETIOPIA_Il_Vicario_Apostolico_di_Harar_Nessuna_notizia_di_p_Habtewold_rapito_il_23_marzo_sia_io_che_i_miei_preti_siamo_molto_preoccupatihttps://fides.org./it/news/76240-AFRICA_ETIOPIA_Il_Vicario_Apostolico_di_Harar_Nessuna_notizia_di_p_Habtewold_rapito_il_23_marzo_sia_io_che_i_miei_preti_siamo_molto_preoccupatiHarar - “Nessuno dei rapitori ha mai contattato me o i miei preti e per quanto ne so, raccontatomi dai miei preti, il giorno dopo il rapimento i rapitori hanno contattato la famiglia.” E’ quanto ha riferito all’Agenzia Fides il Vicario Apostolico di Harar, p. Angelo Pagano, Ofm cap., in merito alla notizia che circola sul rapimento di p. Habtewold, sacerdote del Vicariato.<br /><br />“Quello che posso dire – prosegue il presule - è che il 23 Marzo mentre tornava alla casa del clero dicono sia stato rapito con altre persone. Io personalmente l'ho saputo da un mio sacerdote. Ad oggi non è ancora rientrato a casa.”<br /><br />“Da parte del vescovo non è stato pagato alcun riscatto. Quanto poi i rapitori abbiano chiesto e quanto la famiglia sia riuscita a raccogliere e a consegnare questo non lo posso sapere perché ripeto non sono stato contattato da nessuno. L'unica cosa certa che so è che il prete non è ancora rientrato nella sua residenza abituale e sia io che i miei preti siamo molto preoccupati” conclude il Vicario Apostolico.<br /><br /> <br />Thu, 10 Apr 2025 08:17:21 +0200VATICANO/UDIENZA GENERALE - Papa Francesco: L’amore di Gesù è gratuitohttps://fides.org./it/news/76239-VATICANO_UDIENZA_GENERALE_Papa_Francesco_L_amore_di_Gesu_e_gratuitohttps://fides.org./it/news/76239-VATICANO_UDIENZA_GENERALE_Papa_Francesco_L_amore_di_Gesu_e_gratuitoCittà del Vaticano - La vita eterna non è "un’eredità, qualcosa che si ottiene per diritto", ma per "l’amore gratuito" di Gesù. Lo ricorda Papa Francesco che, alla terza settimana di convalescenza a Casa Santa Marta, in Vaticano, ha fatto pubblicare il testo della catechesi preparato per l'Udienza generale che il Pontefice avrebbe dovuto presiedere oggi.<br /><br />Continuando il ciclo di catechesi dedicate alla vita di Gesù letta alla luce dei temi del Giubileo, il Vescovo di Roma ha proseguito la serie di riflessioni dedicate agli incontri avvenuti fra Cristo e i personaggi del suo tempo così come narrati nei Vangeli, soffermandosi oggi sull'incontro col giovane ricco. Si tratta, si legge nel testo della catechesi, di una persona che "non ha nome. L’evangelista Marco la presenta semplicemente come «un tale» che ha osservato i comandamenti, ma, malgrado questo, non ha ancora trovato il senso della sua vita. Lo sta cercando".<br /><br />Il Papa ha paragonato le scelte fatte da questa persona a una nave in procinto di salpare per il mare aperto: "Può anche essere una nave meravigliosa, con un equipaggio d’eccezione, ma se non tira su le zavorre e le ancore che la tengono ferma, non riuscirà mai a partire. Quest’uomo si è costruito una nave di lusso, ma è rimasto nel porto!".<br /><br />Eppure è lui a "correre incontro" a Gesù. Ma nel dialogo, ha fatto notare il Pontefice, i verbi che usa sono legati al dovere: "Quello che colpisce è che quest’uomo non conosce il vocabolario della gratuità! Tutto sembra dovuto. Tutto è un dovere. La vita eterna è per lui un’eredità, qualcosa che si ottiene per diritto, attraverso una meticolosa osservanza degli impegni. Ma in una vita vissuta così, anche certamente a fin di bene, quale spazio può avere l’amore?". <br /><br />Davanti al "suo bel curriculum", il verbo che usa l'evangelista Marco "è molto significativo: «guardandolo dentro». Cosa vede Gesù quando guarda dentro di noi e ci ama, nonostante le nostre distrazioni e i nostri peccati? Vede la nostra fragilità, ma anche il nostro desiderio di essere amati così come siamo". Quello di Cristo è "amore gratuito", l'esatto contrario "della logica del merito che assillava questa persona", ha aggiunto il Papa.<br /><br />"La proposta che Gesù fa a quest’uomo è di cambiare il suo modo di vivere e di relazionarsi con Dio" perché "riconosce che dentro di lui, come in tutti noi, c’è una mancanza", ovvero "il desiderio che portiamo nel cuore di essere voluti bene. C’è una ferita che ci appartiene come esseri umani, la ferita attraverso cui può passare l’amore". E per colmare questa mancanza, ha fatto notare il Pontefice, "non bisogna comprare riconoscimenti, affetto, considerazione; occorre invece 'vendere' tutto quello che ci appesantisce, per rendere più libero il nostro cuore. Non serve continuare a prendere per noi stessi, ma piuttosto dare ai poveri, mettere a disposizione, condividere".<br /><br />L'altro invito è quello "a non rimanere da solo. Gesù lo invita a seguirlo, a stare dentro un legame, a vivere una relazione. Solo così, infatti, sarà possibile uscire dall’anonimato. Possiamo ascoltare il nostro nome solo all’interno di una relazione, nella quale qualcuno ci chiama. Forse oggi, proprio perché viviamo in una cultura dell’autosufficienza e dell’individualismo, ci scopriamo più infelici, perché non sentiamo più pronunciare il nostro nome da qualcuno che ci vuole bene gratuitamente". Eppure "quest’uomo non accoglie l’invito di Gesù e rimane da solo, perché le zavorre della sua vita lo trattengono nel porto. A volte pensiamo che siano ricchezze e invece sono solo pesi che ci stanno bloccando", ha concluso. <br />Wed, 09 Apr 2025 13:19:32 +0200AFRICA/NIGERIA - Rinuncia del Vescovo di Port Harcourthttps://fides.org./it/news/76238-AFRICA_NIGERIA_Rinuncia_del_Vescovo_di_Port_Harcourthttps://fides.org./it/news/76238-AFRICA_NIGERIA_Rinuncia_del_Vescovo_di_Port_HarcourtCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Port Harcourt presentata da S.E. Mons. Camillus Archibong Etokudoh.<br /> Wed, 09 Apr 2025 12:22:14 +0200AFRICA/ANGOLA - “La necessità aguzza l’ingegno”: l’impegno dei missionari nella comunità del Terreirohttps://fides.org./it/news/76236-AFRICA_ANGOLA_La_necessita_aguzza_l_ingegno_l_impegno_dei_missionari_nella_comunita_del_Terreirohttps://fides.org./it/news/76236-AFRICA_ANGOLA_La_necessita_aguzza_l_ingegno_l_impegno_dei_missionari_nella_comunita_del_TerreiroBengo – “È da un mese che in casa siamo senza corrente. Si è fuso il trasformatore e la ditta che fornisce la corrente dice che sta lavorando. Così lavora il generatore qualche ora la sera” racconta p. Martino Bonazzetti, della Società delle Missioni Africane.<br /><br />“Tra ostacoli e imprevisti la Speranza e la gioia ci sono sempre, perché alla fine l’importante è esistere” scrive il missionario, di base presso la comunità di Desvio da Barra do Dande, Bengo, è rientrato da pochi giorni in Italia per un breve periodo.<br /><br />“Stiamo per concludere la cisterna che sarà alimentata dalla pioggia del tetto della chiesa e che servirà per l’asilo e le attività della comunità del Terreiro. Abbiamo avviato un corso di cucina e pasticceria, un modo, dolce e saziante, per dare motivazioni alle donne e alle giovani. Da cosa poi nasce cosa…” Sono alcuni tra i vari progetti che si stanno portando avanti nella comunità del Terreiro, “sempre ispirati dalla fede, ma anche dall’ingegno”. “Continuano inoltre le scuole con i ragazzi e i giovani che non hanno potuto frequentare. Ora dovrebbe iniziare anche nella zona 6, dove abbiamo costruito la cappella. Però, per iniziare a pregare abbiamo dovuto chiedere l’autorizzazione per questa ‘attività sociale’ essendo la zona a statuto speciale .”<br /><br />“Ora è un periodo di pausa – spiega il missionario. Il fatto di rientrare in Italia mi ha spinto a concludere varie cose. Per esempio, stiamo finendo la casa del mulino per la farina di granoturco e manioca. È tutto pronto, sperando di raccogliere poi il granoturco, visto che quest’anno le piogge sono state scarse. Esiste il mulino e speriamo che funzioni! Un giovane che lavora come muratore alla costruzione del mulino, mi ha detto che già un gruppo di donne ha chiesto quando sarà attivo. Questo significa non dover spostarsi fino al Desvio per fare la farina… e quindi significa risparmiare, non pagando un viaggio! Esiste e quindi dovrebbe funzionare.”<br /><br />“In Angola andiamo avanti con esperienze che fanno saltare schemi rigidi e prevedibili. C’è sempre qualcosa che ti stupisce – aveva detto p. Martino - e la cosa più importante è la fede dei semplici.”<br /><br /> <br />Wed, 09 Apr 2025 11:32:41 +0200VATICANO - Sussidi e sostegno all’autonomia finanziaria: così il Dicastero per l’Evangelizzazione aiuta le Chiese localihttps://fides.org./it/news/76235-VATICANO_Sussidi_e_sostegno_all_autonomia_finanziaria_cosi_il_Dicastero_per_l_Evangelizzazione_aiuta_le_Chiese_localihttps://fides.org./it/news/76235-VATICANO_Sussidi_e_sostegno_all_autonomia_finanziaria_cosi_il_Dicastero_per_l_Evangelizzazione_aiuta_le_Chiese_localiCittà del Vaticano – Quante risorse il Dicastero per l’Evangelizzazione utilizza per aiutare le Diocesi che si trovano nei territori di sua competenza nel raggiungimento dell’autonomia finanziaria? Di questo si è discusso ieri nell’Aula Magna della Pontificia Università Urbaniana, che ha fatto da sfondo alla IV Giornata di studi dedicata alla cattedra “Velasio De Paolis”, il Cardinale scalabriniano, autorevole canonista, scomparso nel 2017. Ad intervenire, tra gli altri, il professor Vincenzo Buonomo, Magnifico Rettore della Pontificia Università Urbaniana,il prof. Andrea D’Auria, Decano della Facoltà di Diritto Canonico, e il prof. Yawovi Jean Attila.<br /><br />A presiedere e moderare i lavori della giornata di studi, l’Arcivescovo Fortunatus Nwachukwu, Segretario del Dicastero e Vice Gran Cancelliere della Pontificia Università Urbaniana. A illustrare cosa vuol dire accompagnare le Chiese locali verso l’autonomia finanziaria è stato padre Tadeusz J. Nowak OMI, Segretario generale della Pontificia Opera della Propagazione della Fede, assieme a Suor Roberta Tremarelli AMSS, che opera nell’Amministrazione delle Pontificie Opere Missionarie.<br /><br />Nel suo intervento, padre Nowak ha ricordato che ad oggi sono oltre 1130 le Chiese particolari, in comunione con il Successore di Pietro, che ricadono sotto la competenza del Dicastero per l’Evangelizzazione. Si tratta, ha sottolineato, di oltre un terzo di tutte le Chiese particolari del mondo. Nello specifico, l’elenco annovera "diocesi, sia di rito latino che orientale, vicariati apostolici, prefetture apostoliche, amministrazioni apostoliche, missioni sui iuris, prelature territoriali e abbazie territoriali". <br /><br />Se “in passato, una Chiesa particolare iniziava con una missione in un'area in cui il Vangelo era stato proclamato solo da poco tempo e in cui la Chiesa non si era ancora efficacemente stabilita” per essere poi “elevate a vicariati apostolici e quindi a diocesi”, oggi, “la maggior parte delle nuove Chiese nasce dalla divisione di diocesi esistenti in aree dove la Chiesa era già presente”. Tuttavia “esse rimangono sotto la cura del Dicastero per l'Evangelizzazione fino al raggiungimento della piena autonomia finanziaria”. Una volta raggiunta, queste “possono chiedere di passare dalla cura del Dicastero per l'Evangelizzazione a quella del Dicastero per i Vescovi”. <br /><br />Un passaggio che può richiedere anche centinaia di anni, ha aggiunto padre Nowak, ricordando che “il Dicastero per l'Evangelizzazione accompagna le Chiese che dipendono da esso nel loro cammino verso l'autonomia finanziaria principalmente attraverso le Pontificie Opere Missionarie . <br /><br />Il compito di queste quattro Opere, ha specificato il Segretario generale della Pontificia Opera della Propagazione della Fede, “è quello di servire il Papa nella sua sollecitudine” verso “i missionari”. Ma è soprattutto attraverso il lavoro della Pontificia Opera Missionaria della Propagazione della Fede che, nello specifico, accompagna le giovani Chiese fornendo dei sussidi economici per la creazione e il rafforzamento delle loro infrastrutture ecclesiastiche.<br /><br />Lo scorso anno, la sola Pontificia Opera Missionaria della Propagazione della Fede “ha erogato oltre 23 milioni di dollari sotto forma di sussidio ordinario” che i Vescovi possono “utilizzare per qualsiasi scopo riguardo la vita pastorale e l'evangelizzazione della Chiesa locale. Normalmente”, ha precisato padre Nowak, “questo sussidio viene utilizzato per l'assistenza sanitaria del clero o per le spese di ufficio della Curia diocesana. Senza tale sussidio le Diocesi subirebbero grandi difficoltà che rallenterebbero o addirittura ostacolerebbero l'opera di evangelizzazione”. A tal riguardo, per fare un esempio, la Propagazione della Fede “ha fornito quasi 9 milioni di dollari” in sussidi “per il sostegno dei catechisti nelle Chiese particolari”. Questi soldi sono stati usati per “fornire alcuni mezzi di sostegno e la formazione dei catechisti”. Del resto, ha sottolineato padre Nowak, “i catechisti sono essenziali poiché il numero di sacerdoti ordinati in molti territori non è sufficiente a garantire un'adeguata cura pastorale di tutti i battezzati”.<br /><br />Ai sussidi ordinari si accompagnano quello straordinari, per i quali le Pontificie Opere Missionari ricevono “migliaia di richieste ogni anno”. Per lo più si tratta di richieste per finanziare la costruzione di cappelle e chiese, conventi, scuole, cliniche, centri pastorali o case per il clero in pensione, così come per l’acquisto di mezzi di trasporto per i missionari, ecc. Per questo tipo di progetti, nel 2024, “la Propagazione della Fede ha erogato oltre 16 milioni di dollari in sussidi straordinari, rispondendo alle richieste dei vescovi di Africa, Asia, Oceania e Americhe”, ha precisato padre Nowak, ricordando le l’Opera “fornisce anche più di nove milioni di dollari all'anno per l'amministrazione di cinque collegi a Roma per la formazione permanente del clero e delle religiose consacrate delle Chiese particolari sotto la cura del Dicastero. Centinaia di sacerdoti e suore di queste Chiese possono venire a Roma per studi accademici superiori, dopo i quali ritornano alla loro Chiesa locale come risorse preziose per la vita pastorale della chiesa particolare”.<br /><br />Non solo: “Ogni anno il Dicastero per le Chiese Orientali riceve un significativo sostegno finanziario dalla Pontificia Opera Missionaria della Propagazione della Fede per accompagnare le Chiese di rito orientale verso l'autonomia finanziaria”. Essa, ha continuato il Segretario generale, “fornisce anche il corredo episcopale ai sacerdoti nominati all'episcopato in particolari Chiese dipendenti dal Dicastero . In questo modo il neo-vescovo è completamente equipaggiato per iniziare il suo ministero episcopale”.<br /><br />Va precisato, come ha poi sottolineato anche Suor Roberta Tremarelli, che “il Dicastero per l'Evangelizzazione, attraverso le Pontificie Opere Missionarie, non finanzia progetti”. Secondo le norme che regolano le Pontificie Opere Missionaria, esse “partecipano” ai progetti “che la comunità locale avvia e di cui si assume la responsabilità. Il Vescovo deve fornire un piano finanziario valido per il completamento del progetto e impegnare la comunità a garantirne il completamento e la manutenzione continua”. In questo senso si valuta “se un’aula nata per ospitare il catechismo dei bambini può essere usata anche per altri scopi” che possano portare anche “al finanziamento continuo nel tempo della struttura stessa”, ha sottolineato ancora Tremarelli, concludendo: “Il sussidio è un aiuto, le Pontificie Opere Missionarie non si devono sostituire alla Chiesa locale. Il nostro aiuto deve essere il principio di autosostentamento”. <br /><br />In queste modo le Chiese particolari sono incoraggiate a essere responsabili dal punto di vista finanziario e trasparenti nelle questioni economiche e, allo stesso tempo, indipendenti da finanziamenti esterni: “Siamo ricchi di Chiese giovani, ma non dobbiamo rimanere Chiese infantili. Questo non significa che non abbiamo infanti, anzi a livello mondiale siamo tra quelli che si occupano maggiormente dei bambini. Ma la crescita e l’indipendenza delle Chiese locali è il nostro fine”, ha detto nella sintesi finale l’Arcivescovo Nwachukwu. <br />Wed, 09 Apr 2025 11:20:51 +0200AFRICA/ZAMBIA - Polemiche sulla proposta di revisione costituzionalehttps://fides.org./it/news/76234-AFRICA_ZAMBIA_Polemiche_sulla_proposta_di_revisione_costituzionalehttps://fides.org./it/news/76234-AFRICA_ZAMBIA_Polemiche_sulla_proposta_di_revisione_costituzionaleLusaka – “La riforma costituzionale non è una priorità ma anzi costituisce una distrazione di massa dai veri problemi della nazione”. È questo il senso della dichiarazione del Consiglio Presbiterale dell’Arcidiocesi di Lusaka sulla processo di revisione della Costituzione annunciato il 13 settembre dell’anno scorso dal Presidente Hakainde Hichilema.<br />“Il Consiglio presbiterale dell'arcidiocesi di Lusaka nota con sgomento e preoccupazione la strategia persistente del governo per distrarre la popolazione da questioni nazionali importanti e urgenti utilizzando, tra le altre strategie, la proposta di emendamenti costituzionali” afferma la dichiarazione pubblicata sull’account ufficiale dell’Arcidiocesi di Lusaka.<br />Tra “le questioni nazionali importanti e urgenti” il Consiglio Presbiterale dell’Arcidiocesi di Lusaka elenca: “elevato costo della vita, paralizzante crisi energetica, insicurezza alimentare, disoccupazione giovanile, politiche divisive, riduzione delle entrate dal settore minerario, aumento degli arresti e della detenzione illegale di politici dell'opposizione, lotta selettiva contro la corruzione, nepotismo, mancanza di medicinali e deplorevole stato delle strutture sanitarie”<br />“Pertanto, l'emendamento costituzionale non è una priorità nazionale nel contesto e nel momento attuale”.<br />Il Consiglio esorta “il governo ad abbandonare immediatamente gli emendamenti costituzionali proposti e a concentrarsi invece sull'affrontare le urgenti questioni nazionali della maggioranza degli zambiani”.<br />Dopo aver ricordato che l’attuale maggioranza di governo ha contribuito alla scrittura della Costituzione entrata in vigore nel 2016, la dichiarazione afferma che “non ci troviamo in presenza né di una crisi costituzionale né di un'occasione o evento storico cogente che giustifichi la modifica della costituzione repubblicana. A dire il vero, questo governo non è riuscito a mantenere le promesse politiche!”.<br />La dichiarazione del Consiglio Presbiterale dell’Arcidiocesi di Lusaka ha suscitato la presa di posizione di diversi fedeli laici che prestano servizio nel gabinetto del presidente Hakainde Hichilema.<br />In una replica firmata tra gli altri dal Ministro della Difesa Ambrose Lufuma, i membri laici cattolici del governo affermano: “Noi, membri della Chiesa cattolica romana nell'arcidiocesi di Lusaka, che ricoprono anche diversi incarichi governativi, desideriamo esprimere il nostro profondo sgomento per la lettera in circolazione, presumibilmente redatta dal Consiglio presbiteriale dell'arcidiocesi cattolica di Lusaka, in merito agli emendamenti costituzionali proposti. Vogliamo chiarire che le opinioni espresse in questa lettera non riflettono la nostra posizione collettiva su questo importante processo di costruzione della nazione”. <br /><br />Wed, 09 Apr 2025 11:09:56 +0200ASIA - Lo stratagemma religioso nella tratta di esseri umani: le vittime spacciate per "missionari" o "pellegrini"https://fides.org./it/news/76237-ASIA_Lo_stratagemma_religioso_nella_tratta_di_esseri_umani_le_vittime_spacciate_per_missionari_o_pellegrinihttps://fides.org./it/news/76237-ASIA_Lo_stratagemma_religioso_nella_tratta_di_esseri_umani_le_vittime_spacciate_per_missionari_o_pellegriniBangkok - C'è un nuovo e subdolo stratagemma utilizzato dai trafficanti di esseri umani nell'organizzare la tratta, preparare e coinvolgere le vittime, così da eludere i controlli aeroportuali: spacciarsi per missionari, specialmente cristiani, in viaggio per motivi religiosi o usare la definizione di "pellegrini" che si spostano per motivi di fede. E' un fenomeno che hanno rivelato, dopo indagini e intercettazioni, la polizia filippina e quella thailandese, riferendo di vari episodi in cui la "copertura religiosa" era venuta alla luce.<br />La polizia filippina ha riferito di tre donne stavano tentando di imbarcarsi su un volo per Singapore, con scalo in Thailandia, definitesi "missionarie", "volontarie appartenenti alla Chiesa cattolica, per l'opera missionaria in Thailandia". Date alcune discrepanze nei loro documenti e dopo ulteriori indagini e interrogatori, la verità è venuta a galla: la donna più anziana - che sosteneva di essere un "predicatrice" - era tra gli organizzatori di un traffico illegale di donne verso la Thailandia. Allettate da "un impiego come insegnanti", le due giovani sarebbero cadute in un rete criminale e poi finite ad alimentare la prostituzione.<br />La polizia ha illustrato il sistema per cui un viaggiatore abituale, agendo come corriere, accompagna gruppi di passeggeri con falsi pretesti, che diventano vittime della tratta. L'azione di polizia coordinata tra le frontiere di paesi del Sudest asiatico ha portato all'arresto di corrieri coinvolti con reti di trafficanti. <br />Nel suo rapporto di fine 2024, l'Ufficio per l'Immigrazione delle Filippine ha segnalato 998 vittime di tratta di esseri umani nell'anno e ha individuato diverse attività e stratagemmi come falsi pellegrinaggi, accordi per matrimoni, maternità surrogata. Spesso le vittime, adescate anche tramite i social media, finiscono per essere impiegate, in schiavitù, nelle cosiddette "città della truffa", le "scam city" presenti in Thailandia, Cambogia, Myanmar.<br />La Fondazione cattolica "PREDA" , fondata nelle Filippine da p. Shay Cullen missionario cattolico irlandese, membro della Società Missionaria di San Colombano, ha denunciato che numerosi giovani donne filippine sono state attirate con false offerte di lavoro ben retribuito e trasportate in Myanmar, dove hanno subito minacce e abusi e costrette a lavorare in condizioni di schiavitù. <br />Nelle Filippine il "Movimento interreligioso filippino contro la tratta di esseri umani" - che riunisce rappresentanti delle principali comunità cristiane, musulmane e buddiste - ha elogiato gli sforzi della polizia e del governo, confermando l'impegno ad affrontare il fenomeno della tratta e lo sfruttamento sessuale dei bambini. P. Bryand Restituto, assistente del Segretario generale della Conferenza episcopale delle Filippine, ha espresso ferma condanna nei confronti di individui e reti di trafficanti che sfruttano le popolazioni vulnerabili, e usano linguaggi, abiti e presunte pratiche religiose per compiere azioni criminali.<br />In Thailandia, tra le religiose impegnate nella lotta contro la tratta, suor Marie Agnes Buasap, delle Suore Ospedaliere di San Paolo di Chartres, come coordinatrice di "Talitha Kum" Thailandia, promuove un’opera capillare di sensibilizzazione dei giovani delle famiglie, di insegnanti ed educatori. Talitha Kum, inoltre, è coinvolta nell'accoglienza e recupero delle vittime.<br />Le comunità cattoliche delle nazioni del Sudest asiatico, dove il fenomeno del traffico di persone è particolarmente diffuso e radicato, hanno rinnovato il loro impegno nella Giornata di preghiera e impegno contro la tratta, che la Chiesa celebra l'8 febbraio, nella festa di santa Giuseppina Bakhita. Le associazioni cattoliche promuovono strategie innovative specialmente nelle scuole, integrando l’educazione anti-tratta nel curriculum di studi. <br /> Wed, 09 Apr 2025 12:11:44 +0200ASIA/FILIPPINE - In campagna elettorale, tra dinastie e polarizzazioni, l'appello a considerare "il benessere degli altri"https://fides.org./it/news/76232-ASIA_FILIPPINE_In_campagna_elettorale_tra_dinastie_e_polarizzazioni_l_appello_a_considerare_il_benessere_degli_altrihttps://fides.org./it/news/76232-ASIA_FILIPPINE_In_campagna_elettorale_tra_dinastie_e_polarizzazioni_l_appello_a_considerare_il_benessere_degli_altriManila - In una campagna elettorale caratterizzata da vicende clamorose e dichiarazioni che polarizzano gli elettori, le Filippine si avviano verso elezioni di medio termine, fissate il 12 maggio 2025, in cui i cittadini voteranno per eleggere 12 senatori, l'intera Camera bassa del Parlamento e migliaia di rappresentanti regionali e locali.<br />La campagna elettorale, iniziata l'11 febbraio, è stata segnata dalla vicenda relativa a Rodrigo Duterte, l'ex presidente arrestato per crimini contro l'umanità su mandato della Corte Penale Internazionale Duterte è ancora in lizza come candidato a sindaco di Davao City, nonostante sia detenuto presso la CPI, come ha confermato la Commissione filippina per le elezioni , chiarendo che Duterte non si è ritirato né è stato squalificato dalla candidatura a sindaco della città dove ha iniziato la sua carriera politica ed era già stato primo cittadino per 22 anni, prima di diventare presidente delle Filippine nel 2016.<br />Durante le elezioni del 2022, poi vinte dal presidente Ferdinando Marcos jr, organizzazioni e osservatori come l' Asian Network for Free Elections hanno sottolineato problemi diffusi come la compravendita di voti, le campagne di disinformazione e anche l'abuso di risorse statali tra i funzionari governativi che concorrono per cariche pubbliche. <br />Il "Consiglio pastorale parrocchiale per il voto responsabile" , organismo ecclesiale chiamato dalla comunità civile a monitorare le elezioni per assicurare trasparenza - ha segnalato alcuni fattori di grande preoccupazione: le dichiarazioni sessiste rilasciate da alcuni candidati, che manifestano violenza e disprezzo verso il prossimo; l'ingombrante presenza delle dinastie politiche nel panorama filippino; l'impatto significativo dei social media sugli attori coinvolti nelle elezioni filippine, in particolare nei contesti locali. "L'andamento della campagna elettorale , ha detto Evelyn Singson, presidente del PPCRV "ci ricorda che il voto è sacro e che dovremmo discernere e selezionare in base a valori chiave", come quelli promossi dal PPCRV cioè " timor di Dio, l'onestà, l'educazione, l'operosità, la disponibilità, cura e amore per il bene comune".<br />La lotta alle “dinastie politiche”, tra i fattori che alimentano il fenomeno della corruzione, è lo specifico oggetto di una petizione indirizzata alla Corte Suprema da un gruppo di cittadini tra i quali figurano avvocati, ex giudici, esponenti di enti della società, alcuni vescovi cattolici e rappresentanti delle organizzazioni ecclesiali. La Costituzione delle Filippine del 1987, ricorda la petizione, vieta le dinastie ma poi il Congresso non ha mai legiferato in materia, Per questo si richiede - come già fatto nel 2012 - di approvare un apposito disegno di legge che definisca e vieti le dinastie politiche. Secondo i dati forniti dalle Ong, i clan dominarono la politica: attualmente un quarto del Senato è composto da tre sole famiglie, mentre alla Camera otto seggi distrettuali su dieci appartengono a dinastie familiari.<br />Con l'approssimarsi del voto, i Vescovi delle Filippine hanno firmato una lettera pastorale dal titolo "Siate preoccupati per il benessere degli altri", in cui si invitano gli elettori a usare il proprio voto per proteggere la libertà e garantire il bene comune. "Dobbiamo migliorare la vita della nostra gente, in particolare dei poveri e dei vulnerabili. Questa è la responsabilità primaria di un servitore pubblico", si legge nella lettera della Conferenza episcopale delle Filippine, che è stata letta durante le messe domenicali in tutta la nazione. "Abbiamo bisogno di leader e legislatori competenti con intenzioni sincere per servire il benessere delle nostre comunità, vale a dire, municipalità, città, province e l'intero paese", afferma la missiva.<br /> <br />Tue, 08 Apr 2025 12:34:32 +0200AFRICA/COSTA D'AVORIO - Nomina dell’Arcivescovo Metropolita di Gagnoahttps://fides.org./it/news/76231-AFRICA_COSTA_D_AVORIO_Nomina_dell_Arcivescovo_Metropolita_di_Gagnoahttps://fides.org./it/news/76231-AFRICA_COSTA_D_AVORIO_Nomina_dell_Arcivescovo_Metropolita_di_GagnoaCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Gagnoa, S.E. Mons. Jean-Jacques Koffi Oi Koffi, finora Vescovo di San Pedro-en-Côte-d’Ivoire e Amministratore Apostolico della medesima Arcidiocesi.<br />S.E. Mons. Jean-Jacques Koffi Oi Koffi è nato il 22 marzo 1962 a Bongouanou. È stato ordinato sacerdote il 4 agosto 1990, per la Diocesi di Abengourou. Ha conseguito la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale e responsabile diocesano della catechesi dell’infanzia; Parroco; Vicario Generale e Assistente spirituale dell’Associazione Famiglie cristiane; Presidente del Tribunale Ecclesiastico Diocesano di prima istanza.<br />Il 21 novembre 2003 è stato eletto Vescovo di Abengourou ed è stato consacrato il 21 dicembre successivo. Il 3 gennaio 2009 è stato trasferito presso la Diocesi di San Pedro-en-Côte-d’Ivoire. Dal 4 ottobre 2023 è Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi Metropolita di Gagnoa.<br /> Tue, 08 Apr 2025 12:32:50 +0200AFRICA/ALGERIA - Crisi diplomatica tra Algeria e i tre Paesi dell’Alleanza degli Stati del Sahelhttps://fides.org./it/news/76229-AFRICA_ALGERIA_Crisi_diplomatica_tra_Algeria_e_i_tre_Paesi_dell_Alleanza_degli_Stati_del_Sahelhttps://fides.org./it/news/76229-AFRICA_ALGERIA_Crisi_diplomatica_tra_Algeria_e_i_tre_Paesi_dell_Alleanza_degli_Stati_del_SahelAlgeri – Crisi diplomatica tra Algeria e i tre Paesi aderenti alla Confederazione degli Stati del Sahel , Mali, Niger e Burkina Faso.<br />In un comunicato emesso ieri, 7 aprile, il governo algerino respinge le accuse presentate dal Mali secondo le quali Algeri sarebbe collusa con i gruppi terroristi che imperversano nel Sahel.<br />“L'Algeria respinge fermamente questa tentazione presente in tutti gli atteggiamenti maligni e sistematicamente infondati con cui la giunta golpista che imperversa in Mali cerca invano di fare del nostro Paese il capro espiatorio delle sconfitte e delle delusioni di cui il popolo maliano sta pagando il prezzo più alto” si legge nel comunicato algerino. Le tensioni tra i due Paesi erano salite a seguito dell’abbattimento da parte dei militari algerini di un drone maliano che stava dando alla caccia a gruppi jihadisti al confine tra Mali e Algeria.<br />Secondo gli algerini il drone è stato abbattuto nella notte tra il 31 marzo e il 1° aprile dopo che aveva sorvolato per due volte il loro territorio. Secondo Algeri “non si tratta della prima violazione dello spazio aereo algerino da parte di un drone maliano, bensì della terza nel giro di pochi mesi. Le prime due violazioni si sono verificate rispettivamente il 27 agosto 2024 e il 29 dicembre 2024”.<br />In risposta all’abbattimento del velivolo, il Mali e i suoi alleati Niger e Burkina Faso hanno annunciato il richiamo dei rispettivi ambasciatori ad Algeri. A sua volta Algeri ha deciso “di applicare la reciprocità e di richiamare, per consultazione, i suoi ambasciatori in Mali e Niger e di rinviare l'assunzione dell'incarico del suo nuovo ambasciatore in Burkina Faso”.<br />Da notare che il governo di Algeria ha sottolineato “l'incapacità dei golpisti di assumere una lotta reale ed efficace contro il terrorismo, affidandone la gestione a mercenari di cui l'Africa ha tanto sofferto nella sua storia recente”. Un chiaro riferimento agli uomini della compagnia privata militare russa Wagner da tempo presenti in Mali. Algeri ha però allo stesso tempo importanti relazioni militari con Mosca che ora dovrà forse cercare di stemperare le tensioni tra i suoi riferenti strategici in questa parte di mondo. <br />Tue, 08 Apr 2025 12:17:14 +0200