Fides News - Italianhttps://fides.org./Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.ASIA/TERRA SANTA - I Capi delle Chiese di Gerusalemme a fianco del Patriarcato armeno davanti alle minacce di confisca delle proprietà ecclesiastichehttps://fides.org./it/news/76053-ASIA_TERRA_SANTA_I_Capi_delle_Chiese_di_Gerusalemme_a_fianco_del_Patriarcato_armeno_davanti_alle_minacce_di_confisca_delle_proprieta_ecclesiastichehttps://fides.org./it/news/76053-ASIA_TERRA_SANTA_I_Capi_delle_Chiese_di_Gerusalemme_a_fianco_del_Patriarcato_armeno_davanti_alle_minacce_di_confisca_delle_proprieta_ecclesiasticheGerusalemme – “Quando un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme a lui”. Citano anche San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, per manifestare la loro vicinanza fraterna al Patriarcato armeno della Città Santa, dopo che la municipalità di Gerusalemme ha minacciato di confiscare e mettere all’asta le proprietà immobiliari patriarcali per coprire debiti fiscali accumulati negli ultimi decenni, che secondo i funzionari del Comune avrebbero raggiunto cifre definite “astronomiche”.<br />La ventilata confisca viene percepita come un’intimidazione dal Patriarcato armeno, che contesta la portata delle cifre reclamate dagli agenti comunali addetti alle riscossione delle tasse, e le modalità con cui le cifre esorbitanti richieste sono state calcolate. <br />Il processo di pignoramento, già avviato, era stato temporaneamente sospeso dopo una petizione presentata dal Patriarcato, ma i funzionari comunali sostengono che i termini per presentare ricorsi e ridurre in maniera significativa sa somma reclamata sono ormai scaduti. Dal canto suo, il Patriarcato sottolinea che gran parte del presunto debito è legato a proprietà patriarcali già concesse in affitto allo stesso Comune di Gerusalemme.<br />Un'udienza legale sulla controversia in atto è prevista per il 24 febbraio. E se il tribunale dovesse respingere la petizione, aprendo la strada al procedimento di confisca – avverte il Patriarcato - ciò costituirebbe un pericoloso precedente e potrebbe aprire la strada a altre confische di beni appartenenti a altre istituzioni ecclesiali. <br />Mercoledì 19 febbraio, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme hanno diffuso un comunicato congiunto in cui per esprimere vicinanza e solidarietà al Patriarcato armeno “nella sua ricerca di giustizia” contro quello che viene definito come un “ordine ingiusto”. Le azioni intraprese contro il Patriarcato armeno – si legge nel comunicato – sono “basate su un debito esorbitante e non verificato”, e appaiono “legalmente dubbie e moralmente inaccettabili”.<br />Secondo i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, “È inconcepibile che le istituzioni cristiane, la cui missione per secoli è stata quella di custodire la fede, servire le comunità e preservare il patrimonio sacro della Terra Santa, debbano ora affrontare la minaccia di sequestro di proprietà in base a misure amministrative israeliane che ignorano il giusto processo” e non tengono conto del ruolo del “comitato governativo istituito per negoziare tali questioni in via amichevole”. <br />Con la minacciata confisca di beni – insistono i Capi delle Chiese di Gerusalemme – “si tenta di limitare il diritto di esistenza della Chiesa armena ortodossa, privandola delle risorse economiche necessarie per vivere e operare e privando il popolo armeno locale della cura pastorale della loro Chiesa”. E “Prendere di mira una Chiesa è un attacco a tutti, e non possiamo rimanere in silenzio mentre le fondamenta della nostra testimonianza cristiana nella terra di Cristo vengono scosse”. <br />Patriarchi e Capi delle Chiese fanno appello direttamente al Primo Ministro Benjamin Netanyahu, al Ministro degli Interni Moshe Arbel e al Ministro Tzachi Hanegbi “affinché intervengano immediatamente, congelino tutte le procedure di pignoramento e assicurino che le trattative riprendano all'interno del suddetto comitato governativo al fine di raggiungere una soluzione amichevole riguardo a questa questione nello spirito della giustizia”. <br />Thu, 20 Feb 2025 12:15:45 +0100AFRICA/CONGO RD - L’intervento del cappellano ha impedito il completo incendio del carcere di Bukavuhttps://fides.org./it/news/76052-AFRICA_CONGO_RD_L_intervento_del_cappellano_ha_impedito_il_completo_incendio_del_carcere_di_Bukavuhttps://fides.org./it/news/76052-AFRICA_CONGO_RD_L_intervento_del_cappellano_ha_impedito_il_completo_incendio_del_carcere_di_BukavuKinshasa – “Se il carcere non è andato completamente a fuoco lo si deve al suo cappellano e ad alcune suore” dice all’Agenzia Fides una fonte della Chiesa locale da Bukavu, il capoluogo del Sud Kivu, caduto il 16 febbraio nelle mani dei miliziani dell’M23 .<br />Ecco il racconto della nostra fonte che ha chiesto l’anonimato: “Sabato 15 febbraio all’approssimarsi dell’M23, la città è stata saccheggiata dai soldati in fuga delle FARDC , dai miliziani filogovernativi Wazalendo e dai giovani del posto. Anche il carcere è stato saccheggiato non si bene se da gente venuta dall’esterno e/o dagli stessi detenuti. Questi ultimi prima di fuggire hanno dato alle fiamme la prigione. Solo l’intervento del cappellano, aiutato da alcune suore, ha impedito alle fiamme di distruggerla completamente. Anche la cappella del carcere è stata saccheggiata ma il sacerdote è riuscito a impedirne la completa distruzione”.<br />La nostra fonte riferisce che “Bukavu sta a riprendendo a vivere. La gente è scesa per le strade per ripulirle dai rifiuti lasciati dai saccheggi dei giorni scorsi. Le attività commerciali sono riprese mentre lunedì prossimo dovrebbero riaprire le scuole. Non sappiamo quando se e quando apriranno nuovamente le banche, si attendono istruzioni da Kinshasa. Si spera che queste possano riaprire presto i battenti perché sono fondamentali per i commerci.<br />Attendiamo pure le istruzioni che le “nuove autorità” hanno promesso che daranno alla popolazione nei prossimi giorni”. <br />“La città ora sembra sicura” continua la fonte di Fides. “I combattimenti e i saccheggi sono cessati. Visto che il carcere è inagibile sembra esserci un non detto rivolto a potenziali perturbatori dell’ordine pubblico: “attenti che non facciamo prigionieri”. I miliziani dell’M23 sono poco presenti a Bukavu; la maggior parte delle loro truppe si stanno dirigendo verso Uvira, che probabilmente cadrà oggi. I soldati regolari delle FARDC si sono imbarcati ieri e l’hanno abbandonata. A Uvira sono rimasti solo i “patrioti”, i Wazalendo, che nei giorni scorsi si sono scontrati con i militari delle FARDC perché cedessero loro le armi prima di fuggire .” <br />“Altra direzione di marcia dell’M23 è verso ovest in direzione di Urega, dove fin dai tempi coloniali si estrae l’oro. Sono ancora a circa 80 km dalle miniere aurifere sfruttate artigianalmente, ma è solo questione di tempo e anche quest’area cadrà nelle loro mani” conclude la fonte di Fides. <br />Nel frattempo nel Nord Kivu, l’M23 avanza in direzione di Butembo, altro importante centro della provincia dopo Goma, il capoluogo conquistato a fine gennaio, <br />Thu, 20 Feb 2025 12:09:22 +0100ASIA/INDIA - Una donna del Bjp è nuovo Primo Ministro nel territori di Delhi: anche tra i cattolici c'è chi la guarda con simpatiahttps://fides.org./it/news/76051-ASIA_INDIA_Una_donna_del_Bjp_e_nuovo_Primo_Ministro_nel_territori_di_Delhi_anche_tra_i_cattolici_c_e_chi_la_guarda_con_simpatiahttps://fides.org./it/news/76051-ASIA_INDIA_Una_donna_del_Bjp_e_nuovo_Primo_Ministro_nel_territori_di_Delhi_anche_tra_i_cattolici_c_e_chi_la_guarda_con_simpatiaNew Delhi - Rekha Gupta, 50 anni, è la nuova Primo Ministro del Territorio speciale di Delhi. Il Partito del popolo indiano - che guida con Narendra Modi anche il governo federale - l'ha scelta come capo del governo del Territorio della capitale nazionale , dopo la recente vittoria elettorale. Gupta, che ha giurato e si è insediata oggi, 20 febbraio, è la quarta donna a ricoprire la carica. E' stata una leader studentesca, segretaria generale e presidente dell'Unione degli studenti dell'Università di Delhi, prima di entrare nel Bjp e di dedicarsi ala politica attiva, divenendo segretaria generale della sezione di Delhi del partito. Alle ultime elezioni per il rinnovo dell'Assemblea legislativa del Territorio ha ottenuto un seggio nella circoscrizione di Nord-Ovest, con 68.200 voti. <br />Con la sua nomina a Delhi, il Bjp intende anche mostrarsi come una formazione che dà spazio alle donne. "Nel voto per il Parlamento, la gente di Delhi ha espresso una volontà di cambiamento e ha dato la maggioranza al BJP. La gente della città ora si aspetta un miglioramento nella vita, a diversi livelli", commenta in un colloquio con l'Agenzia Fides p. George Manimala, parroco nella Chiesa dello Spirito Santo nella parte Sud della megalopoli e coordinatore della Commissione diocesana per la famiglia. "In una città che si dibatte tra problemi molto gravi come l'inquinamento, la congestione, la disoccupazione e la presenza di sacche di povertà estrema, la popolazione ha dato fiducia al BJP per vedere come intende governare la città. La scelta della Gupta sembra interessante, va accolta senza pregiudizi: si può dire che si presenta come persona sincera, che tiene al bene comune", rileva il parroco. <br />Il fatto che appartenga al Partito nazionalista - sottolinea - " non la priva delle simpatie anche di tanti fedeli cattolici, che la guardano con speranza, almeno in una città come Delhi e almeno tra le fasce della popolazione più istruita", nota, "perché vi sono cattolici e cristiani di altre confessioni anche nel Bjp" . "Frange nazionaliste più estremiste - rileva - a volte assumono atteggiamenti ostili o violenti quando attecchiscono su persone non istruite o in aree del Paese dove deve ancora arrivare il pieno sviluppo". "Per questo il fattore chiave, per l'impegno in politica e per la partecipazione dei cittadini alla vita politica, è l'istruzione: ed è proprio questo uno degli ambiti in cui, come comunità cattolica indiana, ai diversi livelli, siamo maggiormente impegnati", conclude p. Manimala.<br /> Thu, 20 Feb 2025 11:47:54 +0100AFRICA/NIGERIA - Sfuggito ai rapitori p. Damulak, il sacerdote sequestrato il 6 febbraiohttps://fides.org./it/news/76050-AFRICA_NIGERIA_Sfuggito_ai_rapitori_p_Damulak_il_sacerdote_sequestrato_il_6_febbraiohttps://fides.org./it/news/76050-AFRICA_NIGERIA_Sfuggito_ai_rapitori_p_Damulak_il_sacerdote_sequestrato_il_6_febbraioAbuja – P. Cornelius Manzak Damulak, il sacerdote rapito lo scorso 6 febbraio è riuscito a scappare dalle mani dei suoi rapitori.<br />Secondo la polizia dello Stato di Niger il sacerdote è riuscito a liberarsi da solo la sera del 13 febbraio ed è stato soccorso il mattino successivo da una pattuglia di poliziotti. "Il 14 febbraio, verso mezzogiorno, una persona è stata trovata vagare lungo l'autostrada Pogo-Paiko da una pattuglia della polizia delle divisione di Chanchaga ed è stata immediatamente tratta in salvo" afferma una nota del comando delle forze dell’ordine. "Durante l'interrogatorio, la persona è stata identificata come Cornelius Damulak, 36 anni e studente della Veritas University di Abuja”.<br />La dichiarazione della polizia continua ricordando che “la vittima è stata rapita nella sua residenza a Bwari, Abuja, giovedì 6 febbraio verso le 5 del mattino ed è stata portata, da una foresta all'altra. Fortunatamente, padre Damulak è riuscito a scappare dai rapitori il 13 febbraio e si è ritrovato lungo l'autostrada Pogo-Paiko, Minna, e dopo una lunga camminata è stato salvato da una nostra pattuglia”.<br />Padre Damulak appartiene al clero della diocesi di Shendam, nello Stato di Plateau ma studiava nella capitale federale Abuja, nella cui Area metropolitana è stato rapito. <br />Thu, 20 Feb 2025 10:38:40 +0100VATICANO/UDIENZA GENERALE - Dal Gemelli il Papa continua il suo Magistero: "Poveri e stranieri sono invitati tra i primi a incontrare il Dio fatto uomo”https://fides.org./it/news/76049-VATICANO_UDIENZA_GENERALE_Dal_Gemelli_il_Papa_continua_il_suo_Magistero_Poveri_e_stranieri_sono_invitati_tra_i_primi_a_incontrare_il_Dio_fatto_uomohttps://fides.org./it/news/76049-VATICANO_UDIENZA_GENERALE_Dal_Gemelli_il_Papa_continua_il_suo_Magistero_Poveri_e_stranieri_sono_invitati_tra_i_primi_a_incontrare_il_Dio_fatto_uomoCittà del Vaticano – Mentre Papa Francesco è ricoverato al Policlinico Agostino Gemelli di Roma per una polmonite bilaterale, continua a confortare col suo magistero il Popolo di Dio. E lo fa facendo diffondere dai suoi collaboratori il testo integrale della meditazione che avrebbe dovuto pronunciare oggi durante la consueta Udienza generale del mercoledì.<br /><br />Continuando il ciclo di meditazioni sulla vita di Gesù letta alla luce del Giubileo, il Pontefice, dopo aver parlato della nascita del Figlio di Dio, nella catechesi diffusa oggi si sofferma sulla visita del Magi, "persone che non appartengono al popolo dell’alleanza". Si tratta di "stranieri, che arrivano subito a rendere omaggio al Figlio di Dio entrato nella storia con una regalità del tutto inedita". Dopo i pastori i Magi. Dai Vangeli emerge "chiaramente che i poveri e gli stranieri sono invitati tra i primi a incontrare il Dio fatto bambino, il Salvatore del mondo".<br /><br />Al di là di ogni possibile interpretazione, i Magi, si legge nel testo, "sono uomini che non restano fermi ma, come i grandi chiamati della storia biblica, sentono l’invito a muoversi, a mettersi in cammino. Sono uomini che sanno guardare oltre sé stessi, sanno guardare in alto".<br /><br />Giunti a Gerusalemme, "la loro ingenuità e la loro fiducia nel chiedere informazioni circa il neonato re dei Giudei si scontra con la scaltrezza di Erode, il quale, agitato dalla paura di perdere il trono, subito cerca di vederci chiaro". In queste righe "il potere del regnante terreno" si "mostra in tutta la sua debolezza". E non solo quella del re. <br /><br />Gli esperti che conoscono le Scritture riferiscono "il luogo dove, secondo la profezia di Michea, sarebbe nato il capo e pastore del popolo d’Israele : la piccola Betlemme e non la grande Gerusalemme! Infatti, come ricorda Paolo ai Corinzi, «quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti» ". Gli scribi, "che sanno individuare esattamente il luogo di nascita del Messia, indicano la strada agli altri ma loro stessi non si muovono! Non basta, infatti, conoscere i testi profetici per sintonizzarsi con le frequenze divine, bisogna lasciarsi scavare dentro e permettere che la Parola di Dio ravvivi l’anelito alla ricerca, accenda il desiderio di vedere Dio".<br /><br />Erode chiede ai sapienti giunti da lontano di avvisarlo quando il Bambino sarà trovato. Il re agisce però "come agiscono gli ingannatori e i violenti" perché "per chi è attaccato al potere, Gesù non è la speranza da accogliere, ma una minaccia da eliminare!". Ma una volta lasciata Gerusalemme, "la stella riappare e li conduce fino a Gesù, segno che il creato e la parola profetica rappresentano l’alfabeto con cui Dio parla e si lascia trovare. La vista della stella suscita in quegli uomini una gioia incontenibile, perché lo Spirito Santo, che muove il cuore di chiunque cerca Dio con sincerità, lo colma pure di gioia". <br /><br />Giungono così al luogo dove era il Bambino e "si prostrano, adorano Gesù e gli offrono doni preziosi, degni di un re, degni di Dio". Il motivo di questo gesto Papa Francesco lo descrive citando Cromazio di Aquileia, che nel commentare il Vangelo di Matteo, a proposito dei Magi, scrive: vedono "un umile corpicino che il Verbo ha assunto; ma non è loro nascosta la gloria della divinità. Si vede un bimbo infante; ma essi adorano Dio". <br /><br />"I Magi diventano così i primi credenti tra tutti i pagani, immagine della Chiesa adunata da ogni lingua e nazione. Mettiamoci anche noi alla scuola di questi pellegrini di speranza che, con grande coraggio, hanno rivolto i loro passi, i loro cuori e i loro beni verso Colui che è la speranza non solo d’Israele ma di tutte le genti. Impariamo ad adorare Dio nella sua piccolezza, nella sua regalità che non schiaccia ma rende liberi e capaci di servire con dignità", conclude il Pontefice. <br />Wed, 19 Feb 2025 13:13:09 +0100AFRICA/CONGO RD - Continua l’avanzata dell’M23 che ora minaccia Uvirahttps://fides.org./it/news/76048-AFRICA_CONGO_RD_Continua_l_avanzata_dell_M23_che_ora_minaccia_Uvirahttps://fides.org./it/news/76048-AFRICA_CONGO_RD_Continua_l_avanzata_dell_M23_che_ora_minaccia_UviraKinshasa – Continua l’avanzata dell’M23 nel Sud Kivu dopo la conquista di Bukavu, il capoluogo di questa provincia dell’est della Repubblica Democratica del Congo .<br />Con la recente conquista delle cittadine Kamanyola e di Luvungi, i miliziani dell’M23 hanno ora la strada aperta per prendere Uvira, la seconda città del Sud Kivu. Uvira si affaccia sul lago Tanganika, dal quale parte una strada che conduce a Bujumbura, capitale del Burundi. Proprio il ritiro dei soldati burundesi pochi giorni dopo la caduta della città di Bukavu, avrebbe favorito l’avanzata dei ribelli verso Uvira, dove la tensione è in crescita; le autorità statali hanno addirittura deciso di liberare i prigionieri prima dell'arrivo dei ribelli.<br /> Nella città almeno 12 persone sono rimaste uccise il 17 febbraio in scontri tra militari dell’esercito regolare e miliziani filogovernativi Wazalendo. Secondo Radio Okapi che cita il presidente della Società civile dei nazionalisti congolesi, Serge Kigwati, l’alterco è iniziato quando i Wazalendo hanno tentato di disarmare i soldati di ritorno dal fronte settentrionale diretti verso il sud della provincia. Il rifiuto delle FARDC di consegnare le armi ha portato a scontri a fuoco tra i due schieramenti.<br />Nel frattempo le forze speciali ugandesi sono entrate a Bunia, capoluogo della vicina provincia dell’Ituri. I militari ugandesi sono da tempo presenti nell’area per condurre insieme alle FARDC l’operazione congiunta denominata Shujaa contro i jihadisti dell’ADF/NALU affiliati allo Stato Islamico. Il rafforzamento dell’esercito ugandese nell’Ituri riporta però alla memoria le azioni congiunte dei militari ruandesi e ugandesi ai tempi delle due guerre precedenti, quella del 1996-97 contro l’allora Zaire di Mobutu e quella del 1998 contro l’allora Presidente Laurent-Désiré Kabila. Lo spettro dello scontro regionale alleggia di nuovo sulla RDC. <br /> <br />Wed, 19 Feb 2025 12:33:52 +0100ASIA/MYANMAR - "Mi inginocchio solo davanti a Dio": le ultime parole di don Donald Martin Ye Naing Winhttps://fides.org./it/news/76047-ASIA_MYANMAR_Mi_inginocchio_solo_davanti_a_Dio_le_ultime_parole_di_don_Donald_Martin_Ye_Naing_Winhttps://fides.org./it/news/76047-ASIA_MYANMAR_Mi_inginocchio_solo_davanti_a_Dio_le_ultime_parole_di_don_Donald_Martin_Ye_Naing_Windi Paolo Affatato<br /><br />Mandalay - Quando, la sera del 14 febbraio, il commando di dieci persone armate è arrivato alla casa parrocchiale, nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes, nel villaggio di Kangyi Taw , don Donald Martin Ye Naing Win, 44enne prete dell'Arcidiocesi di Mandalay, ha affrontato senza timore i dieci miliziani che si presentavano con fare minaccioso. I dieci avevano minacciato e silenziato due donne, insegnanti e collaboratrici della comunità parrocchiale, che erano presenti nel complesso della chiesa e che aiutavano il parroco a organizzare il servizio scolastico informale messo a disposizione della comunità circa quaranta famiglie cattoliche. Nella regione di Sagaing, interessata da scontri tra l'esercito birmano e le forze della resistenza, il sistema statale è collassato, non vi sono servizi pubblici e l'istruzione va avanti solo grazie a sporadiche iniziative spontanee come quelle delle parrocchie. <br />Sono le due donne presenti ai fatti, ora in un luogo protetto per motivi di sicurezz a riferire i dettagli della vicenda. La loro testimonianza, condivisa con l'Agenzia Fides, è già giunta al Ministero della Giustizia del Governo di Unità nazionale , in esilio, da cui dipendono le Forze di Difesa Popolare che controllano il territorio, in quelle che vengono definite "zone liberate" cioè sottratte dalle forze di opposizione al controllo della giunta militare.<br />Gli uomini che hanno aggredito don Donald, raccontano le donne, erano in evidente stato di alterazione, dovuta all'alcool o alla droga. Venivano dal villaggio vicino. Non è chiaro il motivo per cui hanno assalito con tanta violenza il sacerdote. Appena giunti al cospetto del prete, il capo della banda ha intimato al prete di inginocchiarsi. Don Donald, persona di fede e carità, li ha osservati e, mantenendo la mitezza e la pace interiore che lo contraddistingueva, da uomo e presbitero di retta coscienza, ha risposto pacificamente: "Mi inginocchio soltanto davanti a Dio". E poi ha ripreso con dolcezza: "Cosa posso fare per voi? C'è una questione di cui possiamo parlare?".<br />Alle sue parole, uno degli uomini lo ha colpito alle spalle con un pugnale ancora nel fodero. Ma, nel brandire quell'arma, ha inavvertitamente colpito anche anche il capo del gruppo armato. Questi, già in stato di ebbrezza e in preda alla rabbia, derivante anche dalla risposta di don Donald, ha sguainato un coltello e ha cominciato a infierire sul sacerdote, colpendolo ripetutamente e con brutalità al corpo e alla gola. Donald non ha proferito una parola nè un lamento. Ha subito quella violenza insensata senza reagire, da innocente, "come un agnello al macello" ripetono le testimoni. Gli altri uomini sono rimasti a guardare mentre si compiva l'assassinio. Per i ripetuti colpi alla gola, la testa era quasi staccata dal corpo, in un lago di sangue. Compiuto il delitto, il gruppo di uomini s è allontanato. <br />Le donne hanno dato l'allarme chiamando la gente del villaggio che, tra lo shock e il pianto, ha provveduto a prendere, lavare, onorare il corpo senza vita. Sono stati poi allertati i militari delle Forze di Difesa Popolare che hanno rintracciato e arrestato gli aggressori. La testimonianza delle due donne è stata registrata ed è stata inviata al Governo di Unità Nazionale, che - recita un comunicato - si dice "profondamente rattristato per l'omicidio del parroco don Donald Martin di Mandalay" e si impegnerà a "punire gli autori dell'omicidio secondo la legge". "Le Forze di Difesa Popolare del Distretto di Shwebo hanno arrestato 10 sospettati nello stesso giorno", avviando le opportune indagini, prosegue il testo. "Gli accusati - riferisce la nota del NUG - appartengono a un gruppo di difesa locale. Poiché si sa che sono forze armate, il Governo di Unità Nazionale e il Ministero della Difesa intraprenderanno azioni legali" applicando la legge prevista per i militari". "Il Governo di Unità Nazionale - conclude - condanna fermamente gli attacchi di civili compresi i leader religiosi da parte di qualsiasi organizzazione".<br />Come spiega l'Associazione di assistenza per i prigionieri politici" , nelle aree controllate dalla resistenza - che sono una sorta di "stato parallelo" - "non esiste un quadro giuridico definitivo che guidi la governance, l'amministrazione, la legislazione". In alcune aree liberate, "vigono sistemi giudiziari con giudici distrettuali che stabiliscono un processo, in alcuni casi implementando i propri quadri giuridici". <br />Nel contesto attuale, d'altronde "è difficile redigere e implementare leggi completamente nuove e di conseguenza, le leggi nazionali promulgate e modificate dall'esercito negli anni scorsi per il Myanmar, sono ancora utilizzate in molte aree liberate". Tuttavia si cerca di applicare in modo selettivo quelle leggi che "sono in linea con gli standard internazionali sui diritti umani", facendo attenzione a quelle norme promulgate dalle diverse giunte militari, alternatesi al governo della nazione, che danno " un potere eccessivo alle autorità e punizioni sproporzionate". La AAPP nota la necessità di una " riforma giudiziaria globale", per "un sistema equo e giusto" in cui nessun organismo , indipendentemente dal suo status, "sia al di sopra della legge". <br />Nel frattempo, si nota, chiunque è accusato di un crimine deve avere l'opportunità di difendersi. Attualmente, nelle aree liberate un giudice distrettuale ha l'autorità di imporre la pena di morte. L'imputato se viene condannato alla pena capitale, non ha de facto diritto di appello.<br />Wed, 19 Feb 2025 11:26:25 +0100AFRICA/SUDAN - Crisi tra Sudan e Kenya per la firma a Nairobi dell’atto costitutivo di un governo sudanese alternativohttps://fides.org./it/news/76046-AFRICA_SUDAN_Crisi_tra_Sudan_e_Kenya_per_la_firma_a_Nairobi_dell_atto_costitutivo_di_un_governo_sudanese_alternativohttps://fides.org./it/news/76046-AFRICA_SUDAN_Crisi_tra_Sudan_e_Kenya_per_la_firma_a_Nairobi_dell_atto_costitutivo_di_un_governo_sudanese_alternativoKhartoum – Una violazione del “diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite, dell'Atto costitutivo dell'Unione Africana e della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio”. Così in una dura nota il Ministero degli Esteri del governo sudanese, presieduto dal generale Abdel Fattah al Burhan ha accusato il governo del Kenya per aver concesso l’ospitalità per “l’evento della firma di un cosiddetto "accordo politico" tra la milizia terroristica Janjaweed, responsabile dei continui atti di genocidio in Sudan, e i suoi individui e gruppi affiliati”.<br />Si tratta della firma della “Political Charter for the Government of Peace and Unity” promossa dalle Forze di Supporto Rapido guidata da Mohamed Hamdan "Hemeti" Dagalo, insieme ad altri attori politici e militari sudanesi. In pratica la formazione di un governo parallelo e concorrente a quello guidato dal generale Al Burhan che risiede a Port Sudan. La capitale, Khartoum, è infatti ancora contesa tra i due contendenti anche se nelle ultime settimane i militari delle Forze Armate Sudanesi di Al Burhan sembrano avere ripreso alcuni importanti punti strategici nell’area.<br />“Dato che l'obiettivo dichiarato di questo accordo è di stabilire un governo parallelo su una parte del territorio sudanese, questa mossa promuove lo smembramento degli Stati africani, viola la loro sovranità e interferisce nei loro affari interni” afferma la nota del Ministero degli Esteri sudanese. “Questa è, quindi, una chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite, dell'Atto costitutivo dell'Unione africana e dei principi stabiliti dell'ordine internazionale contemporaneo”. Da notare l’uso dell’espressione “Janjaweed”, un termine che suscita tristi ricordi soprattutto tra le popolazioni del Darfur, il bastione dell’RSF. I Janjaweed erano le milizie alleate del regime di Khartoum nei primi anni Duemila che repressero nel sangue le ribellioni in questa zona nell’ovest del Sudan. Le RSF sono la loro evoluzione che nel corso degli anni si sono ribellate a loro volta contro l’esercito regolare.<br />Secondo la nota inoltre il Kenya ospitando l’evento si rende complice dei crimini commessi dalle RSF . <br />La creazione di un governo alternativo è visto come un tentativo del capo delle RSF, Dagalo, di ottenere una legittimità internazionale. Sia le SAF sia l’RSF sono sottoposte a sanzioni internazionali per i crimini di guerra e contro l’umanità commessi nel conflitto. Il governo di Al Burhan ha però un riconoscimento internazionale che manca invece alle forze di Dagalo. La mossa di Nairobi di ospitare l’evento va inquadrata alla luce del rinnovo delle relazioni del governo sudanese con Russia e Iran. La prima, che attraverso la compagnia militare privata Wagner aveva inizialmente supportato le RSF, ha invece ora deciso di appoggiare il generale Al Burhan, che in cambio ha concesso a Mosca una base militare sul Mar Rosso. Il secondo che fino a 15 anni fa aveva strette relazioni militari con il regime di Al Bashir, lasciate cadere da quest’ultimo su pressione occidentale e di alcuni Stati del Golfo, ora vede riaprirsi una finestra per rientrare nel Paese, con l’incontro del 17 febbraio tra i rispettivi ministri degli Esteri, nel corso del quale Teheran ha sottolineato l’importanza dell’integrità territoriale sudanese e la fine delle ingerenze straniere in Sudan. <br /><br />Wed, 19 Feb 2025 10:45:53 +0100EUROPA/POLONIA - Ha confessato l’assassino del sacerdote Grzegorz Dymek, trovato morto strangolato in canonicahttps://fides.org./it/news/76045-EUROPA_POLONIA_Ha_confessato_l_assassino_del_sacerdote_Grzegorz_Dymek_trovato_morto_strangolato_in_canonicahttps://fides.org./it/news/76045-EUROPA_POLONIA_Ha_confessato_l_assassino_del_sacerdote_Grzegorz_Dymek_trovato_morto_strangolato_in_canonicaCzęstochowa - È stato un risveglio traumatico per i fedeli della parrocchia di Nostra Signora di Fatima a Kłobuck, cittadina situata nel sud della Polonia alle porte di Częstochowa: il parroco, padre Grzegorz Dymek, di soli 58 anni, è stato trovato strangolato nella canonica.<br /><br />I fatti risalgono alla serata di giovedì 13 febbraio. L'allarme, stando alla ricostruzione degli eventi da parte degli inquirenti, è scattato intorno alle 19, quando le forze dell'ordine sono state allertate a seguito di alcune urla provenienti dalla canonica. Giunti sul posto avrebbero trovato il corpo senza vita del parroco e un uomo che ha tentato la fuga. <br /><br />Il sospettato, un ex poliziotto di 52 anni, licenziato nel 2001 per motivi disciplinari, è stato subito arrestato e, in queste ore, ha confessato l'omicidio del sacerdote senza però spiegare cosa lo ha spinto a compiere questo delitto efferato. L'autopsia, condotta sul corpo del sacerdote, ha infatti evidenziato che la causa della morte è avvenuta per soffocamento. La pista più accreditata, al momento, sarebbe quella della rapina: il sacerdote aveva annunciato durante le ultime messe che erano stati raccolti circa 80mila zloty per i bisogni della parrocchia, pari a quasi 20mila euro.<br /><br />Il defunto sacerdote svolgeva il proprio ministero nella parrocchia di Nostra Signora di Fatima fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1998. Proprio a padre Grzegorz Dymek venne affidato l'incarico di fondare e di costruire una nuova chiesa. Qui, per oltre vent'anni, ha svolto ininterrottamente il suo ministero di parroco.<br /><br />In una nota, l'Arcivescovo Metropolita di Częstochowa, Wacław Depo, ha chiesto ai fedeli di guardare "alla morte con lo spirito della speranza cristiana". Quanto avvenuto a padre Grzegorz Dymek è stato accolto "dal presbiterio di Częstochowa con incredulità e dolore. Le circostanze della morte e il movente sono oggetto di indagine da parte della Procura e ci auguriamo di scoprire presto le ragioni di questo crudele omicidio".<br /><br />"Nel frattempo, chiedo a tutti di pregare per il sacerdote defunto e per la comunità parrocchiale orfana di padre Grzegorz. Preghiamo anche per l'autore del reato. Che Dio gli mostri la sua misericordia e gli conceda la grazia della conversione", ha concluso l'Arcivescovo, che presiederà i solenni funerali di padre Grzegorz Dymek venerdì 21 febbraio alle ore 11.00 proprio nella parrocchia che il sacerdote polacco aveva fondato. La salma sarà poi tumulata nel cimitero locale. Wed, 19 Feb 2025 09:55:09 +0100ASIA/EMIRATI ARABI UNITI - All’Abrahamic Family House il primo corso di formazione sul dialogo ecumenico e interreligioso ispirato al Documento sulla Fratellanza Umanahttps://fides.org./it/news/76044-ASIA_EMIRATI_ARABI_UNITI_All_Abrahamic_Family_House_il_primo_corso_di_formazione_sul_dialogo_ecumenico_e_interreligioso_ispirato_al_Documento_sulla_Fratellanza_Umanahttps://fides.org./it/news/76044-ASIA_EMIRATI_ARABI_UNITI_All_Abrahamic_Family_House_il_primo_corso_di_formazione_sul_dialogo_ecumenico_e_interreligioso_ispirato_al_Documento_sulla_Fratellanza_UmanaAbu Dhabi – Una settimana di incontri, dialoghi e visite in luoghi simbolo della penisola arabica per toccare con mano e comprendere come tutte le comunità di credenti possano effettivamente convivere pacificamente nello stesso luogo. Questi gli obiettivi della prima edizione del corso di “Formazione e condivisione nell’ambito del Documento sulla Fratellanza Umana e le sue ricezioni/risonanze”, ideato per i delegati delle Conferenze Episcopali che lavorano nell’ambito del dialogo ecumenico e interreligioso. <br /><br />Come racconta l’ideatore di questa iniziativa, padre Stefano Luca, OFM Cap, direttore dell’ufficio per il dialogo interreligioso ed ecumenico del Vicariato Apostolico dell’Arabia Meridionale e rettore della chiesa di San Francesco presso la Abrahamic Family House di Abu Dhabi , “dopo mesi di progettazione, a questi giorni di è stata applicata una metodologia che viene utilizzata negli ambiti di insegnamento del dialogo ecumenico e interreligioso: mezza giornata di formazione teorica e mezza giornata di visite di luoghi religiosi. Questo ha consentito non solo di acquisire conoscenze ma anche di poter fare esperienza sul terreno delle migliori pratiche di coesistenza e dialogo presenti nei molteplici luoghi religiosi degli Emirati Arabi Uniti”.<br /><br />A prendere parte all’iniziativa quindici incaricati regionali provenienti da undici regioni ecclesiastiche italiane e cinque delegati del Vicariato Apostolico dell’Arabia Meridionale, afferenti a tre dei suoi Uffici: quello della Formazione Cristiana, quello delle Scuole Cattoliche e ovviamente quello del Dialogo interreligioso e ecumenico.<br /><br />Alle relazioni di esperti e teologi sono seguiti diversi momenti di confronto con il Vicario Apostolico dell’Arabia Meridionale, il Vescovo Paolo Martinelli. Tanti i temi toccati: “Dal fenomeno delle migrazioni, basti pensare che tutti i fedeli e il clero del Vicariato sono tutti migranti nessuno escluso, con più di cento nazionalità, alla storia della Chiesa cattolica nella regione del Golfo”, spiega padre Stefano, La giornata dedicata al dialogo ecumenico ha visto la partecipazione dell’Arcivescovo Armeno ortodosso Mesrob Sarkissian che ha descritto il movimento ecumenico sviluppatosi in questi anni nella regione. <br /><br />Il programma è continuato con la visita ai quattro luoghi dell’Abrahamic Family House . Successivamente il gruppo si è recato in templi Sikh, Hindu, chiese greco ortodossa, copta, anglicana e alla grande Moschea di Abu Dhabi intitolata a Sheikh Zayed. “La particolarità è che in tutte queste visite abbiamo sempre avuto modo di incontrare e dialogare i responsabili religiosi di questi luoghi. Questo ha aiutato i delegati a toccare con mano il modello di coesistenza pacifica che gli Emirati stanno promuovendo”, sottolinea il francescano.<br /><br />Una visita molto significativa, fa notare padre Stefano, “è stata quella nella parrocchia cattolica di San Giuseppe. Qui i delegati si sono immersi nella vita di una normale domenica mattina delle nostre parrocchie. Hanno partecipato alle classi di catechismo e alle messe per i bambini e adulti. È stata, a detta dei delegati stessi, un’esperienza incredibile”. E “non solo per gli alti numeri di partecipanti , ma per la gioia, l’entusiasmo e la fede con cui grandi e piccoli partecipano al catechismo e alle celebrazioni eucaristiche. Anche l’alta preparazione dei catechisti ha impressionato i delegati”.<br /><br />Sono stati “giorni preziosi per noi come Chiesa nel Golfo. Momenti di scambio, di incontro, di racconto vicendevole, di condivisione delle esperienze. Noi veniamo arricchiti nel sentire le esperienze che vivono coloro che sono incaricati di promuovere il dialogo interreligioso ed ecumenico e dall’altra parte per noi è molto interessante poter condividere le esperienze che ormai da tempo stiamo facendo in questa parte del mondo”, il commento del Vicario Apostolico, il Vescovo Paolo Martinelli, che assieme a padre Stefano sta già pensando al futuro: “Il nostro desiderio ora è quello di invitare altre conferenze episcopali a inviare loro delegati a partecipare a questo nostro percorso di scambio e formazione”. <br />Tue, 18 Feb 2025 13:07:24 +0100ASIA/PAKISTAN - Nell'Anno del Giubileo, a Multan  la speranza è l'istruzionehttps://fides.org./it/news/76043-ASIA_PAKISTAN_Nell_Anno_del_Giubileo_a_Multan_la_speranza_e_l_istruzionehttps://fides.org./it/news/76043-ASIA_PAKISTAN_Nell_Anno_del_Giubileo_a_Multan_la_speranza_e_l_istruzioneMultan - Nella popolazione cattolica del Sud del Punjab, nella diocesi di Multan, il sogno e la speranza, che si coltiva nell'Anno del Giubileo, è avere concrete opportunità di istruzione, racconta all'Agenzia Fides p. Jamshed Gill OP, sacerdote Domenicano di Multan, per anni Direttore dell'Istituto Pastorale di Multan, oggi Consigliere generale per l'Asia-Pacifico nell'Ordine dei Domenicani. In una delle città maggiori del Pakistan, con oltre 1,2 milioni di abitanti, circa la metà degli oltre 80mila cattolici sono persone indigenti, che vivono nelle zone rurali o, secondo un fenomeno sviluppatosi negli ultimi anni, sono "poveri urbani", insediati negli slum sorti alle periferie della città. <br />La comunità cattolica ha celebrato in gennaio la solenne apertura dell'Anno santo nella cattedrale di Multan: "E' un Anno giubilare di rinnovamento personale e di fede", ha detto il Vescovo Yousef Sohan. La presenza a quella celebrazione di numerosi giovani e studenti delle scuole della diocesi ha riportato l'attenzione all'ambito educativo. <br />"Per ridare speranza e poi opportunità di sviluppo e crescita alla gente, il primo passo è proprio lavorare sul campo dell'istruzione", ha spiegato p. Gill, ricordando che "la diocesi fa del suo meglio per sostenere le scuole cattoliche in città e nei villaggi rurali, ma la scarsità di risorse limita le possibilità", rileva. I Domenicani gestiscono una scuola e un collegio a Bahawalpur, nel territorio diocesano. "Ma molte famiglie non riescono a permettersi la tassa di iscrizione, pur basse, così i ragazzi non vengono mandati a scuola", riferisce.<br />Vi sono poi alcuni collegi di più alto livello, che richiedono una retta più alta, e tantopiù, in quel caso, "a usufruirne sono solo solo famiglie della classe media, quasi esclusivamente musulmane". A restare penalizzate sono, allora, "proprio le famiglie cristiane più povere che non riescono a uscire dal circolo vizioso di povertà economica ed anche educativa", osserva.<br />Il piano pastorale della diocesi, avviato dal nuovo Vescovo, dichiara che darà priorità all'istruzione dei cattolici. Mons. Sohan, che ha iniziato il suo ministero due anni fa, ha detto ai fedeli che intende potenziare il settore scolastico, aprendo più scuole, sostenendo e migliorando quelle esistenti. La diocesi gestisce direttamente 27 scuole, offrendo istruzione a migliaia di bambini e ragazzi , nelle aree urbane e rurali. "Nell'Anno del Giubileo , una speciale attenzione sarà data a questo impegno: per concretizzare la speranza nella vita della gente, l'intera comunità può cercare di fare di più in questo campo, e i fedeli, i più poveri e emarginati, lo accoglieranno e lo riconosceranno come un dono del Signore ", conclude.<br /> <br />Tue, 18 Feb 2025 12:41:38 +0100AFRICA/CONGO RD - La polizia di Kinshasa sventa le minacce contro chiese cattoliche e protestanti dei sostenitori del partito al poterehttps://fides.org./it/news/76042-AFRICA_CONGO_RD_La_polizia_di_Kinshasa_sventa_le_minacce_contro_chiese_cattoliche_e_protestanti_dei_sostenitori_del_partito_al_poterehttps://fides.org./it/news/76042-AFRICA_CONGO_RD_La_polizia_di_Kinshasa_sventa_le_minacce_contro_chiese_cattoliche_e_protestanti_dei_sostenitori_del_partito_al_potereKinshasa – Si sono svolte nella calma domenica 16 febbraio, le funzioni religiose a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo , sia nelle parrocchie cattoliche sia nelle assemblee protestanti facenti riferimento alla Chiesa di Cristo in Congo . <br />Solo nella parrocchia di Santa Teresa a Nd’jili, un comune della cerchia di Kinshasa, alcuni manifestanti hanno cercato di perturbare la messa ma l’intervento della polizia ha impedito loro di entrare nella chiesa. La polizia di Kinshasa aveva infatti preso misure per assicurare il pacifico svolgimento delle funzioni religiose.<br />Il provvedimento è stata adottato a seguito delle minacce lanciata dai militanti del partito al potere, l’Unione per la Democrazia e il Progresso sociale , di assalire e vandalizzare le parrocchie cattoliche e le assemblee protestanti durante lo svolgimento delle funzioni religiose di domenica 16 febbraio. Questo per protestare contro gli incontri che i responsabili della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo e dell'ECC hanno avuto con Corneille Nangaa a Goma, nel Nord Kivu, così come con Paul Kagame a Kigali, in Ruanda.<br />Corneille Nangaa è il coordinatore dell’Alliance Fleuve Congo , l’ala politica delle movimento di guerriglia M23 che ha preso il controllo di Goma e di Bukavu e che minaccia di marciare fino a Kinshasa per rovesciare il Presidente Félix Tshisekedi. Kagame è il Presidente del Ruanda che è considerato lo sponsor dell’M23. La delegazione congiunta CENCO/ECC ha presentato il “patto sociale per vivere insieme nella RDC” una proposta per cercare di risolvere la crisi nell’est della RDC che dura da oltre 30 anni. <br />Tue, 18 Feb 2025 11:20:45 +0100AFRICA/CONGO RD - Da AFDL a M23 le maschere della guerra imposta all’est della RDChttps://fides.org./it/news/76041-AFRICA_CONGO_RD_Da_AFDL_a_M23_le_maschere_della_guerra_imposta_all_est_della_RDChttps://fides.org./it/news/76041-AFRICA_CONGO_RD_Da_AFDL_a_M23_le_maschere_della_guerra_imposta_all_est_della_RDCKinshasa – “Vien da pensare a volte che i poveri siano irrimediabilmente persi” afferma con amarezza in una comunicazione con l’Agenzia Fides una fonte della Chiesa da Bukavu, il capoluogo del Sud Kivu conquistato dai ribelli dell’M23 appoggiati dall’esercito ruandese . “Città dopo città, villaggio dopo villaggio anche il Sud Kivu sta cadendo. E ancora i sapienti parlano di dialogo, si propongono come mediatori, senza avere il coraggio di dare il nome alle cose” afferma la nostra fonte che sottolinea come non si tratti di un conflitto interno alla Repubblica Democratica del Congo ma di un’aggressione esterna.<br />“Il Paese è aggredito, da anni, con un’accentuazione dal novembre 2021, quando l’M23 ha ripreso le armi. L’M23 è la nuova maschera dell’occupazione ruandese: nel tempo si chiamò AFDL , RCD , CNDP …, e sempre è servito a dare un volto congolese a un progetto di invasione che non ha il coraggio di dire il proprio nome”. “Regolarmente preceduto da disordini, saccheggi, uccisioni, l’occupante arriva presentandosi come salvatore. Nelle sue mani non ha il rispetto del diritto che lui stesso ha infranto, ma bastone e fucile. E gli abitanti di Bukavu hanno cominciato ad assaggiarlo. Oggi, grande meeting, presenteranno i nuovi capi e le nuove norme” riporta la fonte. Come segno di una ritrovata “normalità” l’M23 ha riaperto oggi, 18 febbraio, i collegamenti lacustri tra Goma e Bukavu. <br />“Intanto nella Piana di Ruzizi le forze ruandesi e dell’M23 stanno ancora avanzando ed hanno già in mano Luvungi” sostiene la fonte di Fides.<br />Secondo la nostra fonte la popolazione appare rassegnata al nuovo stato delle cose: “E noi ci meraviglieremo che la gente applauda. Applaudirà la mamma che ha visto marcire in questi giorni i pomodori che vendeva e che conosce il pianto dei bambini che non trovano sonno per la fame. Applaudiranno gli uomini e i giovani che sanno di dover far di tutto per non essere scambiati per soldati in civile o miliziani filogovernativi. Applaudirà forse anche una gioventù sbandata a cui da decenni non è stata offerta alcuna possibilità di lavoro e di vita degna”.<br />“E forse qualcuno dirà che la gente è d’accordo. Cosa deve fare un popolo oppresso quando non ha alcun soccorso, né interno né esterno? Deve forse morire per l’ideale di patria? No, stringerà a sé la sua piccola vita e quella dei suoi figli per avanzare in un mondo totalmente diventato ostile” conclude. <br />Tue, 18 Feb 2025 10:41:14 +0100EUROPA/LITUANIA- Il riconoscimento "Pro Lituania" assegnato al direttore delle Pontificie Opere Missionariehttps://fides.org./it/news/76040-EUROPA_LITUANIA_Il_riconoscimento_Pro_Lituania_assegnato_al_direttore_delle_Pontificie_Opere_Missionariehttps://fides.org./it/news/76040-EUROPA_LITUANIA_Il_riconoscimento_Pro_Lituania_assegnato_al_direttore_delle_Pontificie_Opere_MissionarieVilnius - Domenica 16 febbraio in Lituania è stata celebrata la festa nazionale che commemora la proclamazione della Repubblica di Lituania nel 1918. Dopo L'Atto di Restaurazione dello Stato di Lituania adottato l'11 marzo 1990 dal Soviet Supremo lituano per dichiarare la propria indipendenza dall’Unione Sovietica, lo Stato Baltico ha ripreso a celebrare la sua festa nazionale. Come da tradizione, in questo giorno il Presidente della Repubblica conferisce onorificenze a persone che si sono distinte in diversi ambiti per il bene della società.<br /><br />Quest’anno, durante le celebrazioni ufficiali, il Presidente della Repubblica della Lituania Gitanas Nausėda ha conferito l’Ordine al Merito “Pro Lituania” con il grado di ufficiale a don Alessandro Barelli, sacerdote salesiano e Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Lituania. Don Alessandro, missionario italiano, nato a Torino nel 1969, da 27 anni nel Paese Baltico, è stato riconosciuto per il suo significativo contributo alla società lituana.<br /><br />L’onorificenza è stata assegnata in riconoscimento del suo lavoro apostolico come parroco della parrocchia di San Giovanni Bosco a Vilnius, come redattore del Bollettino Salesiano in lituano da 25 anni, come direttore nazionale POM e per le numerose iniziative a favore dei giovani locali, con particolare attenzione alla missionarietà e all’inculturazione.<br /><br /> Tue, 18 Feb 2025 10:12:00 +0100AFRICA/BURKINA FASO - Due catechisti assassinati mentre rientravano da un corso di formazione: lutto nella Diocesi di Dédougouhttps://fides.org./it/news/76039-AFRICA_BURKINA_FASO_Due_catechisti_assassinati_mentre_rientravano_da_un_corso_di_formazione_lutto_nella_Diocesi_di_Dedougouhttps://fides.org./it/news/76039-AFRICA_BURKINA_FASO_Due_catechisti_assassinati_mentre_rientravano_da_un_corso_di_formazione_lutto_nella_Diocesi_di_DedougouDédougou – Dolore, lacrime e preghiere. La Diocesi di Dédougou, in Burkina Faso, è in lutto per l’assassinio di due catechisti, uccisi mentre erano di ritorno da un corso di formazione. I fatti risalgono a sabato 25 gennaio. <br /><br />Secondo quanto riferiscono fonti della Diocesi di Dédougou, raggiunte telefonicamente da Fides, i due, di nome Mathias Zongo e Christian Tientga, viaggiavano su una motocicletta. Con loro, a bordo di un’altra moto, altri due catechisti. Appartenenti tutti alla parrocchia di Ouakara, i quattro operatori pastorali sarebbero stati assaliti da un gruppo di uomini armati mentre erano nei pressi della cittadina di Bondokuy. I due catechisti superstiti sarebbero riusciti a fuggire trovando rifugio nella foresta. Allertato il parroco, questi ha ritrovato i corpi senza vita dei due trucidati. All’arrivo del sacerdote, sul luogo del delitto erano già presenti gli agenti delle forze di polizia che hanno aperto un’indagine.<br /><br />Nei giorni scorsi i corpi dei due catechisti sono stati riconsegnati alle famiglie e nel fine settimana appena trascorso sono stati celebrati solenni funerali. <br /><br />La polizia, che sta continuando a indagare sui fatti, ha reso noto che quanto avvenuto a fine gennaio è il quarto agguato mortale che si verifica in poco tempo sempre nello stesso luogo. In tutto il Burkina Faso si registra da tempo un’escalation di violenze, alimentate anche dalla presenza di diversi gruppi jihadisti in lotta fra di loro per il controllo del territorio che ha portato anche alla fuga di circa due milioni di persone. <br />Mon, 17 Feb 2025 12:36:23 +0100AFRICA/CONGO RD - Bukavu nelle mani dell’M23; la testimonianza di una fonte localehttps://fides.org./it/news/76038-AFRICA_CONGO_RD_Bukavu_nelle_mani_dell_M23_la_testimonianza_di_una_fonte_localehttps://fides.org./it/news/76038-AFRICA_CONGO_RD_Bukavu_nelle_mani_dell_M23_la_testimonianza_di_una_fonte_localeKinshasa – “Le attività commerciali sono ancora chiuse, si vede comunque della gente camminare in strada, benché poca. Da ieri, 16 febbraio gli spari non si sentono più Bukavu vive nella calma apparente dopo la sua cattura da parte delle forze dell’M23 e dell’esercito ruandese” riferisce all’Agenzia Fides una fonte della Chiesa locale dal capoluogo del Sud Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo.<br />La città è stata presa dopo un’avanzata partita dalla vicina provincia del Nord Kivu , che ha visto la cattura dell’aeroporto di Kavumu, a una trentina di km dalla città per poi puntare sul capoluogo del Sud Kivu.<br />“Nei giorni da venerdì 14 e sabato 15 febbraio abbia assistito a spari e saccheggi” dice la fonte di Fides che ha chiesto di rimanere anonima. “I militari delle FARDC abbandonando la città hanno lasciato molte armi e munizioni e una gioventù sbandata se ne è impadronita. Si sono avuti saccheggi soprattutto a Kadutu quartiere storico della città dove si tiene il principale mercato locale. La mattina di domenica 16 febbraio i miliziani dell’M23e i soldati ruandesi sono entrati in fila in città camminando sulla statale n. 2 che collega la città a Kavumu. Alcuni abitanti li hanno accolti con grida di gioia; noi pensiamo che questo comportamento è un volto della paura e anche la sensazione della fine dell'attesa di un evento angosciante che si sentiva da giorni arrivare”.<br />“Le autorità erano fuggite da giorni ed è mancata una parola autorevole alla popolazione per vivere questi momenti. Solo l'Arcivescovo François-Xavier Maroy Rusengo ha parlato chiedendo di risparmiare a Bukavu la stessa sorte di Goma, dove l’entrata delle forze ruandesi e dell’M23 ha causato un massacro. La Società civile si è invano rivolta alle autorità per un indirizzo. Era comunque opinione generale che data la disparità di forze era meglio lasciar entrare questi miliziani per non ripetere la tragedia di Goma” conclude la fonte. <br />Mon, 17 Feb 2025 11:42:46 +0100ASIA/MYANMAR - Fermati dieci aggressori di don Donald Martin;  oltre 5.000 presenti al funerale, nel villaggio natiohttps://fides.org./it/news/76037-ASIA_MYANMAR_Fermati_dieci_aggressori_di_don_Donald_Martin_oltre_5_000_presenti_al_funerale_nel_villaggio_natiohttps://fides.org./it/news/76037-ASIA_MYANMAR_Fermati_dieci_aggressori_di_don_Donald_Martin_oltre_5_000_presenti_al_funerale_nel_villaggio_natioYangon - Oltre 5.000 persone si sono riunite, nonostante i pericoli e la violenza genralizzata, nel villaggio di Pyin Oo Lwin per rendere l'ultimo saluto e pregare per il sacerdote don Donald Martin Ye Naing Win, barbaramente ucciso da un gruppo di 10 aggressori il 14 febbraio nella sua parrocchia di Nostra Signora di Lourdes nell'Arcidiocesi di Mandalay . Il villaggio montano di Pyin Oo Lwin è il luogo natio di p. Donald, dove vive la sua famiglia. Lì, salendo sulla montagna, si sono riversati sacerdoti, religiosi, fedeli e l'Arcivescovo di Mandalay, Marco Tin Win: tutti si sono riuniti nella chiesa cattolica dell'Assunzione di Maria per celebrare la messa funebre, donare conforto e consolazione alla famiglia di padre Donald, presente nel luogo, e provvedere alla sepoltura del sacerdote. La commossa partecipazione della gente, riferiscono fonti di Fides presenti alla celebrazione, ha fatto da cornice a una Eucaristia celebrata con intensità e compostezza, in cui l'Arcivescovo ha letto il messaggio giunto dalla Nunziatura Apostolica di Yangon e quello della Conferenza Episcopale del Myanmar, che esprimono profonda e sincera vicinanza alla popolazione locale .<br />L'Arcivescovo Marco Tin Win, che ha presieduto l'Eucarestia, ha inviato i fedeli "a destarsi perchè la violenza porta solo morte e distruzione, è sempre una sconfitta" e ha lanciato un accorato appello "a tutti i gruppi armati e agli attori coinvolti nel conflitto perchè depongano le armi e intraprendano un percorso di pace e riconciliazione". Ha poi affidato padre Donald, la sua famiglia e tutta la comunità presente alle amorevoli mani della Vergine Maria: "La Madonna lo accompagni in Paradiso e protegga tutti sotto il suo manto, donando consolazione e speranza", ha detto.<br />La comunità locale domanda di conoscere le cause dell'omicidio insensato di un prete che si dedicava con ardore al prossimo. In particolare, riferiscono fonti locali, p. Donald era impegnato a organizzare l'opera informale di istruzione di bambini e ragazzi nel territorio della sua parrocchia di Nostra Signora di Lourdes, dove era il primo parroco, e dove vivono una quarantina di famiglie cattoliche. Infatti, dato il conflitto civile, la violenza e lo sfollamento, le scuole sono chiuse, non ci sono insegnanti e solo lezioni informali dispensate volontariamente da preti, religiosi, catechisti cercano di garantire un minimo di continuità nel percorso educativo dei piccoli e dei giovani.<br />Sta di fatto che nell'area non c'è presenza dell'esercito birmano e che il territorio è controllato dalle Forze di Difesa Popolari , che si oppongono alla giunta militare. Ai vertici di quelle Forze è stato chiesto di indagare sui gruppi armati che hanno aggredito e ucciso con accanimento il sacerdote. Le milizie hanno fermato circa dieci uomini , "vigilantes" locali del villaggio di Kan Gyi Taw, dove padre Donald è stato ucciso, per comprendere le ragioni e la dinamica dell'accaduto. Le Forze di Difesa Popolari , notano fonti di Fides, hanno tutto l'interesse a fare chiarezza, a individuare e punire i colpevoli, e hanno trasferito i fermati al tribunale istituito dalle stesse PDF, in quelle che vengono attualmente definite "zone liberate", cioè non sotto il controllo del governo birmano. <br /> Mon, 17 Feb 2025 11:15:38 +0100ASIA/MYANMAR - Il sacrificio di padre Donald "possa servire come offerta per porre fine alla violenza": messaggi del rappresentante della Santa Sede e dei Vescovi del Myanmarhttps://fides.org./it/news/76036-ASIA_MYANMAR_Il_sacrificio_di_padre_Donald_possa_servire_come_offerta_per_porre_fine_alla_violenza_messaggi_del_rappresentante_della_Santa_Sede_e_dei_Vescovi_del_Myanmarhttps://fides.org./it/news/76036-ASIA_MYANMAR_Il_sacrificio_di_padre_Donald_possa_servire_come_offerta_per_porre_fine_alla_violenza_messaggi_del_rappresentante_della_Santa_Sede_e_dei_Vescovi_del_MyanmarYangon - "Profonde e sentite condoglianze della Santa Sede alla famiglia, alle comunità religiose, ai fedeli dell'Arcidiocesi di Mandalay", assicurando "preghiere per il risposo eterno del sacerdote, vittima di una violenza ingiustificata": è quanto esprime il messaggio giunto dalla Nunziatura Apostolica in Myanmar, inviato da Mons. Andrea Ferrante, incaricato d'Affari e rappresentante della Santa Sede in Myanmar all'Arcivescovo di Mandalay, Marco Tin Win. Il messaggio, che è stato letto ai fedeli nel corso della messa funebre celebrata ieri, 16 febbraio , si riferisce alla morte del sacerdote don Donald Martin Ye Naing Win, ucciso il 14 febbraio nella sua parrocchia della Signor di Lourdes nell'Arcidiocesi di Mandalay . <br />Esprimendo tristezza e vicinanza alla comunità locale ferita dalla violenza, il testo invita sacerdoti, religiose e religiosi, missionari e fedeli "a continuare la loro missione con ardore, nonostante le difficoltà, seguendo l'esempio di Gesù, Buon Pastore". "Radicati nel suo amore - prosegue - possiate essere segno della presenza misericordiosa del Padre che accoglie i suoi figli e guarisce le loro ferite". Il testo affida i fedeli, travagliati dal conflitto in corso, alla Beata Vergine Maria, definita "certezza della nostra speranza", perchè ella "possa sostenere il popolo birmano nello spirito di comunione, unità e solidarietà".<br />Empatia e profonda vicinanza alla comunità di Mandalay sono state espresse anche dalla Conferenza episcopale cattolica del Myanmar: "La Chiesa cattolica in tutto il Myanmar piange questa perdita insieme all'Arcivescovo Marco Tin Win, ai sacerdoti, ai religiosi, ai fedeli dell'Arcidiocesi di Mandalay e ai genitori e parenti di don Donald Martin Ye Naing Win. Possa Dio Padre, Signore di ogni vita, confortare i vostri cuori in lutto e i nostri", recita il messaggio di cordoglio diramato dai Vescovi birmani. <br />Manifestando profondo shock e tristezza, i Pastori auspicano che "il sangue e i sacrifici di innumerevoli persone innocenti, insieme con quello di don Donald Martin, possano servire come offerta per porre fine alla violenza che si sta verificando in tutta la nazione". "Imparando da queste strazianti esperienze, possa risvegliarsi lo spirito fraterno: chiediamo con fervore la fine della violenza", scrivono i Vescovi, lanciando un appello per la pace.<br />Nota il messaggio, firmato dal Cardinale Charles Maung Bo, presidente della Conferenza episcopale del Myanmar: "L'atto malvagio commesso contro don Donald Martin Ye Naing Win non potrà essere facilmente dimenticato. Pertanto, esortiamo i responsabili a prendere le misure appropriate e a garantire che venga fatta giustizia, in modo che tali incidenti non si verifichino più in futuro".<br /> <br />Mon, 17 Feb 2025 10:21:01 +0100AFRICA/NIGERIA - Liberato un sacerdote rapito il 12 febbraio nel sud della Nigeriahttps://fides.org./it/news/76035-AFRICA_NIGERIA_Liberato_un_sacerdote_rapito_il_12_febbraio_nel_sud_della_Nigeriahttps://fides.org./it/news/76035-AFRICA_NIGERIA_Liberato_un_sacerdote_rapito_il_12_febbraio_nel_sud_della_NigeriaAbuja – Liberato un sacerdote cattolico rapito il 12 febbraio, insieme ad altre due persone.<br />Si tratta di p. Livinus Maurice, parroco della chiesa di San Patrizio a Isokpo, nello Stato di Rivers nel sud della Nigeria. Il sacerdote era stato catturato da uomini armati lungo la strada Elele-Isiokpo il 12 febbraio mentre tornava da una visita in ospedale insieme ad altre due persone.<br />Con un comunicato la diocesi di Port Harcourt, a nome del vescovo Bernadine Anaele, aveva chiesto il rilascio incondizionato del sacerdote.<br />Le forze di sicurezza hanno avviato un’operazione di ricerca per liberare le tre persone rapite. Grazie alla pressione esercitata sui rapitori p. Livinus Maurice e le altre due persone sequestrate sono state rilasciate domenica 16 febbraio. Secondo una dichiarazione della portavoce della polizia statale “il loro rilascio è avvenuto in seguito alle pressioni di una squadra di sicurezza combinata composta da ufficiali di polizia, soldati della Joint Task Force di Isiokpo e vigilantes locali. Le operazioni per catturare i rapitori sono ancora in corso”.<br />Ricordiamo che è ancora nelle mani dei rapitori un altro sacerdote nigeriano, p. Cornellus Manzak Damulak, sequestrato nelle prime ore del 6 febbraio, nella sua residenza a Zuma 2 nel Consiglio dell'area di Bwari del Territorio della Capitale Federale . <br /><br />Mon, 17 Feb 2025 09:50:45 +0100VATICANO - Angelus con Papa Francesco in Ospedale: "Grazie per l'affetto, continuiamo a pregare per la pace"https://fides.org./it/news/76034-VATICANO_Angelus_con_Papa_Francesco_in_Ospedale_Grazie_per_l_affetto_continuiamo_a_pregare_per_la_pacehttps://fides.org./it/news/76034-VATICANO_Angelus_con_Papa_Francesco_in_Ospedale_Grazie_per_l_affetto_continuiamo_a_pregare_per_la_paceCittà del Vaticano - "Grazie per l'affetto e per la preghiera, continuiamo a pregare per la pace nella martoriata Ucraina, in Palestina, in Israele e in tutto il Medio Oriente, in Myanmar, nel Kivu e in Sudan". Sono le parole che Papa Francesco fa giungere dal Policlinico Gemelli di Roma, dove è ricoverato da venerdì 14 febbraio per un'infezione alle vie respiratorie. Parole indirizzate in particolare agli artisti riuniti nella basilica di San Pietro per la celebrazione del loro Giubileo.<br /><br />Tutti gli impegni del Pontefice programmati in questi giorni sono stati annullati ad eccezione, appunto, della Messa che lui stesso avrebbe dovuto presiedere in San Pietro per l'evento giubilare dedicato al mondo dell'arte e della cultura. A nome del Vescovo di Roma, che fa giungere i suoi saluti, è il cardinal José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, a presiedere la celebrazione eucaristica all'Altare della Confessione e a leggere l'omelia preparata dal Papa per l'occasione a commento dell'odierna pagina di Vangelo, quella delle Beatitudini, testo che più volte Papa Francesco ha definito la "Magna Carta" del cristiano.<br /><br />In "un'epoca in cui nuovi muri si alzano", gli artisti, sottolinea il Pontefice nell’omelia letta dal cardinale portoghese - sono "custodi delle Beatitudini. Voi, artisti e persone di cultura, siete chiamati a essere testimoni della visione rivoluzionaria delle Beatitudini. La vostra missione è non solo di creare bellezza, ma di rivelare la verità, la bontà e la bellezza nascoste nelle pieghe della storia. Lasciatevi guidare dal Vangelo delle Beatitudini, la vostra arte sia annuncio di un mondo nuovo. Non smettete mai di cercare, di interrogare, di rischiare. Perché la vera arte non è mai comoda, offre la pace dell’inquietudine. E ricordate: la speranza non è un’illusione; la bellezza non è un’utopia; il vostro dono non è un caso, è una chiamata. Rispondete con generosità, con passione, con amore".<br /><br />Un richiamo all'omelia è presente anche nel testo che era stato predisposto per accompagnare la preghiera dell'Angelus, testo diffuso a mezzogiorno in punto dalla Sala Stampa: l'evento di oggi, si legge, "ci ricorda l’importanza dell’arte come linguaggio universale che diffonde la bellezza e unisce i popoli, contribuendo a portare armonia nel mondo e a far tacere ogni grido di guerra. Avrei voluto essere in mezzo a voi ma, come sapete, mi trovo qui al Policlinico Gemelli perché ho ancora bisogno di un po' di cure per la mia bronchite”. A tal riguardo, il Papa esprime il suo "grazie" per il sostegno spirituale e chiede anche di pregare per tutti gli operatori sanitari: "Vi ringrazio per l’affetto, la preghiera e la vicinanza con cui mi state accompagnando in questi giorni, così come vorrei ringraziare i medici e gli operatori sanitari di questo ospedale per la loro premura: svolgono un lavoro prezioso e tanto faticoso, sosteniamoli con la preghiera!". Sun, 16 Feb 2025 15:39:10 +0100