di Paolo Affatato
Ulaan Baatar (Agenzia Fides) - “Quella mongola è una Chiesa molto giovane e piccola. Questa è una condizione assolutamente necessaria affinché Dio possa compiere la sua volontà. Credo che questa sia una condizione in cui Dio può mostrare in modo molto chiaro quanto è nella sua volontà. Recitando il Padre nostro, diciamo 'Sia fatta la volontà del Padre come in cielo così in terra' e preghiamo che si compia anche in Mongolia”: con queste parole il missionario coreano don Peter Hong, attualmente parroco della chiesa di Santa Maria in Ulaan Baatar, tratteggia l'atteggiamento spirituale che vive nel suo servizio missionario in Mongolia. Don Peter Hong, presbitero 40enne della diocesi coreana di Dajeon, è stato inviato in Mongolia 5 anni fa come “fidei donum”, nell’ambito di una storia di cooperazione missionaria tra le Chiese di Mongolia e Sud Corea che va avanti da circa 25 anni. La vicinanza si esprime da un lato con l'invio di sacerdoti “fidei donum” (attualmente sono tre dalla diocesi di Daejon) e di missionari; dall'altro con la possibilità per i seminaristi mongoli di compiere gli studi universitari in Corea del Sud.
Afferma il sacerdote a Fides: “Viviamo la grazia di essere piccoli e il Viaggio apostolico di Papa Francesco è una buona occasione per confermarlo. La Chiesa della Mongolia è molto piccola, ma il Papa viene in Mongolia proprio per i 1.500 credenti presenti qui. Questo ci ricorda l'Incarnazione di Gesù Cristo, che ha spogliato se stesso, si è fatto piccolo, ed è venuto in questo mondo per salvare l'umanità", rimarca il missionario. “Gesù è sempre con i poveri, i piccoli, i sofferenti; vivere e servire qui in Mongolia è, allora, una via certa per seguire Gesù”.
Padre Peter Hong ricorda il suo amico presbitero “fidei donum” con cui condivideva l'esperienza missionaria, Don Stefano Kim SeongHyeon, spentosi il 26 maggio in Mongolia, dopo un servizio missionario di 23 anni (vedi Fides 26/5/2023) . "Condivido quanto Stefano diceva sempre: sia in Corea, in Mongolia o in qualsiasi parte del mondo, svolgiamo un’opera missionaria, perche annunciamo e testimoniamo il Vangelo. In fin dei conti, notava, non credo che il servizio pastorale cui il Signore ci ha chiamato qui in Mongolia sia 'speciale': è servizio al Regno di Dio, come in qualsiasi altro posto del mondo. Ma la Mongolia per me è speciale, è il luogo dove il Signore mi ha messo oggi, nel qui e ora. Qui viviamo e condividiamo il suo amore”.
Quella in Mongolia e quella in Sud Corea sono due Chiese davvero “sorelle”, che vivono un legame consolidato di prossimità. Dalla Corea del Sud provengono attualmente 23 dei 77 missionari (tra sacerdoti, religiose, laici) presenti in Mongolia, appartenenti a congregazioni religiose diverse. In particolare, il legame di vicinanza spirituale esiste con la diocesi coreana di Daejeon (con i tre preti fidei donum attualmente presenti), dove l’allora Vescovo Lazzaro You Heung-sik, (oggi cardinale e Prefetto della Congregazione vaticana per il Clero) incoraggiò la scelta di inviare regolarmente i seminaristi del quinto anno della sua diocesi per un periodo di esperienza missionaria in Mongolia.
Stretti rapporti tra le Chiese sono proseguiti con l'invio di missionari e il sostegno a servizi, opere sociali, scuole, percorsi di studio. Sia il primo sacerdote mongolo, p. Joseph Enkh-Baatar, sia p. Peter Sanjajav, il secondo sacerdote autoctono, hanno compiuto gli studi teologici in Corea, ed entrambi ricordano la preziosa testimonianza di Don Stefano Kim SeongHyeon, giunto in Mongolia nel 2002, poi divenuto parroco della cattedrale dei Santi Pietro e Paolo e Vicario generale della Prefettura apostolica di Ulaan Baatar.
A suggellare questo rapporto, nel 2016 la Prefettura Apostolica di Ulaanbaatar e l’Arcidiocesi coreana di Seul hanno siglato a Ulaanbaatar un "Memorandum d'intesa" per la cooperazione missionaria. Il documento prevede che la "Catholic Education Foundation" dell’Arcidiocesi coreana collabori nell'evangelizzazione, nella formazione dei sacerdoti, tramite sostegno finanziario, anche accogliendo seminaristi della Mongolia nel Seminario Teologico di Seul. Si stabilisce inoltre una partnership tra l’ospedale St. Mary a Seul e il primo ospedale centrale della Mongolia, introducendo tecniche sanitarie, chirurgiche e terapie all'avanguardia.
Negli anni scorsi un proficuo scambio spirituale e pastorale si è attivato anche tramite le "Famiglie nuove" del Movimento dei Focolari: diverse famiglie coreane sono giunte in Mongolia per condividere il messaggio del Vangelo e la loro testimonianza di fede con famiglie cattoliche mongole. Alcune coppie di sposi coreane visitano le parrocchie e incontrano le famiglie locali. Negli incontri si legge il Vangelo e si parla di come poterlo vivere nella vita quotidiana familiare: un percorso che è occasione di crescita spirituale per i battezzati mongoli.
Il legame tra le comunità di Mongolia e Corea, d’altronde, affonda le radici anche in una comunanza etnica, linguistica e culturale, oggi anche economica, testimoniata dalla presenza di cittadini mongoli in Corea del Sud (oltre 30mila unità, il gruppo più nutrito all’estero) e viceversa (3.500 sudcoreani in Mongolia), grazie a un accordo bilaterale del 2006 che facilita gli scambi di lavoratori. Le rimesse dei mongoli che lavorano in Corea del Sud sono diventate un’importante fonte di reddito per la nazione centroasiatica.
Mongoli e coreani sono popoli etnicamente imparentati: nel XIII secolo, i mongoli invasero la Cina e la penisola coreana, e questo lasciò affinità linguistiche e culturali; una particolare eredità conservata nei secoli riguarda le mandrie di cavalli selvaggi presenti sull'isola sudcoreana di Cheju, chiamati ancora oggi “mongoli”.
In Mongolia oggi è largamente diffusa la cultura coreana (cibo, tradizioni, musica K-pop, serie televisive); date le caratteristiche fisiche simili, per le campagne pubblicitarie in Mongolia, le aziende sudcoreane non si preoccupano di rifare le riprese video o i cartelloni con modelli locali.
Nel 2021 Ulaan Baatar e Seul hanno stabilito un partenariato per rafforzare le relazioni economiche, in particolare nel campo dell’estrazione mineraria, nel turismo e nello sviluppo urbano. Commercio, turismo, scambi culturali e cooperazione educativa con la Corea del Sud si intersecano e hanno un’influenza sulla società mongola. Recenti incontri politici hanno pianificato di aumentare gli investimenti e approfondire i legami culturali e nel settore dell’istruzione, con l’idea che questo potrà avere un impatto positivo sul futuro della Mongolia.
(Agenzia Fides 31/8/2023)