VIAGGIO APOSTOLICO - Papa a Singapore: i passaggi chiave dell’omelia al National Stadium

giovedì, 12 settembre 2024

Vatican Media

Singapore (Agenzia Fides) – Nel pomeriggio di Singapore, Papa Francesco celebra messa nel National Stadium del “Singapore Sports Hub”. Oltre 50mila i fedeli presenti che lo acclamano con canti e applausi mentre il Pontefice, in golf-cart, dispensa selfie, benedizioni, rosari e carezze per i più piccoli. Il suono di campane registrate diffuso a tutto volume nell’impianto annuncia l’inizio della celebrazione, svoltasi completamente in lingua inglese ad eccezione dell’omelia, che il Papa pronuncia in italiano. Di seguito i passaggi chiave:


Alle origini di imponenti costruzioni, come di ogni altra impresa che lasci un segno positivo in questo mondo, non ci sono, come molti pensano, prima di tutto i soldi, né la tecnica e nemmeno l’ingegneria – tutti mezzi utili –, ma l’amore: “l’amore che edifica”, appunto.


Forse qualcuno potrebbe pensare che questa sia un’affermazione ingenua, ma se ci riflettiamo bene non è così. Non c’è opera buona, infatti, dietro cui non ci siano delle persone magari geniali, forti, ricche, creative, ma pur sempre donne e uomini fragili, come noi, per i quali senza amore non c’è vita, né slancio, né motivo per agire, né forza per costruire.


Se qualcosa di buono c’è e rimane in questo mondo, è solo perché, in infinite e varie circostanze, l’amore ha prevalso sull’odio, la solidarietà sull’indifferenza, la generosità sull’egoismo. Senza questo, anche qui nessuno avrebbe potuto far crescere una metropoli.


Nulla di duraturo nasce e cresce senza amore.


A volte la grandezza e l’imponenza dei nostri progetti possono farcelo dimenticare, illudendoci di potere, da soli, essere gli autori di noi stessi, della nostra ricchezza, del nostro benessere, della nostra felicità, ma la vita alla fine ci riporta ad un’unica realtà: senza amore non siamo nulla.


Alla radice della nostra capacità di amare e di essere amati c’è Dio stesso.


Al di là dello stupore che proviamo davanti alle opere fatte dall’uomo, c’è una meraviglia ancora più grande, da abbracciare con ancora maggiore ammirazione e rispetto: e cioè i fratelli e le sorelle che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino.


L’edificio più bello, il tesoro più prezioso, l’investimento più redditizio agli occhi di Dio siamo noi: figli amati dello stesso Padre, chiamati a nostra volta a diffondere amore.


Lo possiamo vedere in tante figure di santi. E io ne vorrei ricordare due. La prima è Maria. Su quante labbra è apparso e appare il suo Nome in momenti di gioia e di dolore! E questo perché in Lei noi vediamo l’amore del Padre manifestarsi in uno dei modi più belli e totali: quello della tenerezza di una mamma, che tutto comprende e perdona e che non ci abbandona mai.


Il secondo è un santo caro a questa terra, che qui ha trovato ospitalità tante volte durante i suoi viaggi missionari. Parlo di San Francesco Saverio. Di lui ci è rimasta una bellissima lettera indirizzata a Sant’Ignazio e ai primi compagni, in cui manifesta il suo desiderio di andare in tutte le università del suo tempo a “gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità”, perché si sentano spinti a farsi missionari per amore dei fratelli. (F.B.) (Agenzia Fides 12/9/2024)


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