AMERICA/USA - Elezioni USA: le posizioni di Trump e Harris sull’aborto

lunedì, 21 ottobre 2024 aborto   elezioni  

Washington (Agenzia Fides) – “Ambedue sono contro la vita, sia quello che butta via i migranti, sia quello che uccide i bambini". "Non andrò a votare lì, ma non si può decidere. Mandare via i migranti, non dare loro la capacità di lavorare, non dare ai migranti accoglienza è un peccato, è grave". "L’aborto è uccidere un essere umano. Non ti piace la parola? Ma è uccidere". Così Papa Francesco aveva risposto a una domanda sui dilemmi morali posti agli elettori cattolici americani su chi votare nelle prossime elezioni presidenziali statunitensi.
Sull’aborto e sull’immigrazione Donald Trump e Kamala Harris sembrano avere, ad una lettura poco attenta, posizioni opposte: anti abortista e fautore di politiche draconiane contro i migranti irregolari, il primo; pro aborto e per una politica di maggiore apertura agli immigrati, la seconda. Ma è proprio così?
Per quanto riguarda l’aborto, per comprendere l’oggetto dell’attuale dibattito sul tema negli USA, occorre fare un passo indietro. Il 24 giugno 2022, la Corte Suprema federale pronuncia una sentenza che annulla la sentenza Roe vs. Wade del 1973, che stabiliva che la Costituzione degli Stati Uniti riconosce il diritto all'aborto anche in assenza di problemi di salute della donna, del feto e di ogni altra circostanza che non fosse la libera scelta della donna. La sentenza del 2022 di fatto nega l’esistenza di un diritto federale ad abortire, riportando la questione alla legislazione dei singoli Stati che fanno parte della federazione.
Trump da un lato rivendica il fatto di aver nominato tre giudici della Corte Suprema che facevano parte della maggioranza della Corte che ha votato nel 2022 per abolire il diritto costituzionale all'aborto, dall’altro però afferma che intende lasciare libertà di decidere sulla questione ai singoli Stati. "Il mio punto di vista è che ora abbiamo l'aborto dove tutti lo volevano dal punto di vista legale, gli Stati lo determineranno tramite voto referendario o legislativo, o forse entrambi, e qualunque cosa decidano deve essere la legge del Paese” ha affermato.
In polemica con la candidata democratica che l’accusava durante il dibattito presidenziale del 10 settembre che se Trump fosse rieletto, “firmerà un divieto nazionale sull'aborto", l’ex Presidente ha risposto dicendo: "È una bugia. Non firmerò un divieto, e non c'è motivo di firmare un divieto, perché abbiamo ottenuto ciò che tutti volevano, democratici, repubblicani e tutti gli altri, e ogni studioso di diritto voleva che (il tema dell’aborto) fosse riportato negli Stati". Ma quando il moderatore del dibattito Linsey Davis gli ha chiesto se avrebbe posto il veto a un’interdizione nazionale, ha risposto: "Non dovrò farlo", ma non ha detto che avrebbe posto il veto a un bando nazionale sull’aborto se fosse stato approvato dal Congresso. Però poi ha affermato: "Tutti sanno che non appoggerei un divieto federale sull'aborto, in nessuna circostanza, e, di fatto, porrei il veto, perché spetta agli Stati decidere in base alla volontà dei loro elettori", ha scritto Trump in un messaggio in maiuscolo pubblicato sui social media mentre il suo candidato alla vicepresidenza, JD Vance (R-Ohio), veniva incalzato sulla questione durante il dibattito tra i vicepresidenti.
L'ex Presidente ha anche criticato alcune delle leggi statali più restrittive sull'aborto, in particolare il divieto di sei settimane in vigore in Florida, e ha detto di essere favorevole alle eccezioni in casi di stupro, incesto o quando la vita della madre è a rischio. Trump ha definito il divieto della Florida una "cosa terribile e un terribile errore". Ha ribadito in un'intervista con la NBC News a settembre che sei settimane sono "troppo poche" e ha detto che "voterà che abbiamo bisogno di più di sei settimane".
A causa dei questi commenti, Trump è stato criticato dalla parte più conservatrice del suo elettorato per aver sostenuto un referendum per adottare un emendamento alla Costituzione della Florida inserito nella scheda elettorale di novembre. L'emendamento costituzionale proposto dai sostenitori dei diritti riproduttivi in Florida non specifica il numero di settimane entro il quale abortire, ma prevede l'accesso all'aborto nello Stato fino al momento della vitalità fetale, che è circa 23-25 settimane di gravidanza. Trump ha fatto rapidamente marcia indietro e ha detto che avrebbe votato "no" all'emendamento sull'aborto, che, se respinto a novembre, lascerebbe in vigore il divieto di sei settimane della Florida. La moglie di Trump ha poi dichiarato pubblicamente di sostenere la libertà di scelta della donna. “Senza dubbio, non c'è spazio per compromessi quando si tratta di questo diritto essenziale che tutte le donne possiedono dalla nascita, la libertà individuale. Cosa significa davvero "il mio corpo, la mia scelta"?” ha dichiarato in un video postato sui social media.
Per quanto riguarda Kamala Harris, la candidata democratica ha rivendicato che la sua “è una lotta per il futuro ed è una lotta per la libertà, come la libertà di una donna di prendere decisioni sul proprio corpo e di non avere il governo che le dice cosa fare", ha detto durante un evento elettorale a Savannah. Il sito web della campagna di Harris promette che se eletta Presidente, "non permetterà mai che un divieto nazionale sull'aborto diventi legge. E quando il Congresso approverà una legge per ripristinare la libertà riproduttiva a livello nazionale, lei la firmerà". Nello specifico, sostiene l'approvazione da parte del Congresso di una legge federale che proteggerebbe i diritti all'aborto per contrastare la decisione della Corte Suprema del 2022 che ha ribaltato la storica sentenza Roe contro Wade, che ha riconosciuto il diritto costituzionale all'aborto. (L.M.) (Agenzia Fides 21/10/2024)


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