Ali Sabieh (Agenzia Fides) - “Mi piace vedere come Il Signore opera nelle persone; è Lui che mi ha chiamato ad essere missionaria, nella missione tra i non cristiani, e sono qui ad offrire speranza”. A parlare è suor Anna Bacchion, classe 1944, missionaria della Consolata, congregazione che opera a Gibuti con una missione aperta nel 2004.
Suor Anna si trova nella missione di Gibuti fin dalla fondazione. Alla vigilia della Giornata Mondiale della Vita Consacrata (che si celebra la domenica 2 febbraio), la religiosa racconta all'Agenzi Fides la ricchezza di una vita offerta a Cristo tra i non cristiani.
“C’è una frase del Vangelo di Giovanni che mi colpisce da sempre: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. (Giovanni 3, 16-17)»", spiega la religiosa coinvolta soprattutto nel lavoro nella scuola e nel servizio ai disabili. "Questo" aggiunge suor Anna" vuol dire che Dio ama tutti, musulmani, ebrei, ogni razza e religione; tutti sono cari a lui. Amare tutti, in qualsiasi posto. Noi missionarie siamo chiamate a 'contagiare' attraverso la nostra testimonianza. Noi non parliamo di Gesù, ma Gesù è in mezzo a loro”.
Suor Anna Bacchion entra nelle Missionarie della Consolata nel 1969, e nel 1976 arriva in Libia, dove offre la sua opera per 7 anni con bambini disabili gravi. Torna in Italia per un periodo al servizio della sua Congregazione, finché nel 2004 arriva a Gibuti, Paese al confine tra Etiopia e Somalia, a maggioranza musulmana.
“Nelle mie due esperienze, prima in Libia poi a Gibuti - racconta suor Anna Bacchion - io ho sempre visto il seme di Gesù tra la gente che ho incontrato . In Libia ho conosciuto delle mamme che lavoravano nella scuola che, pur con tanti bambini e con situazioni economiche precarie, durante le vacanze scolastiche aprivano le porte della loro casa ad altri bambini che frequentavano la scuola ma vivevano lontani dalle loro famiglie; a Gibuti ho toccato con mano la generosità ed il cuore aperto della gente del posto, tra tutti ho davanti ai miei occhi l’accoglienza del prefetto di Gibuti che prese a cuore una mamma ed una bimba con una malattia genetica con gli stessi esiti della lebbra che gli avevo portato implorando di prendersene cura".
La scuola LEC - lire, écrire, compter (leggere, scrivere e contare) è la scuola per i ragazzi che non hanno documenti o che per vari motivi non sono riusciti a frequentarla in età scolare, insieme al progetto scolastico “École pour tous”, che aperto le porte ai ragazzi disabili, fino a quel momento segregati nelle case, sono le due realtà che suor Anna ha visto crescere e fiorire.
“E’ fondamentale che il bambino abbia la consapevolezza di poter fare cose grandi. Per questi bambini abbiamo cercato e cerchiamo di fare il massimo. Oggi grazie all’impegno della Chiesa sul territorio questo tipo di progetto si è esteso anche a livello statale”.
Oggi sono cinque le missionarie della Consolata che operano a Gibuti, tre di loro tra cui suor Anna si trovano ad Ali Sabieh, a circa 100 km dalla capitale, dove inizialmente era stata stabilita la missione mentre altre due consorelle, lavorano a circa 400 km in una realtà ancora più periferica e complessa.
“Il posto dove Lui mi manda è la mia famiglia", conclude suor Anna. "I bambini disabili di cui mi prendo cura fin dalla prima missione in Libia sono figli miei. La loro sofferenza è la mia, le loro gioie le mie”. (EG) (Agenzia Fides 1/2/2025)
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