AFRICA/ETIOPIA - Un viaggio di speranza nell’East Bale

sabato, 12 aprile 2025

TZ

Robe (Agenzia Fides) - “Tutto è cominciato quando, a Robe, abbiamo visto arrivare tante persone in fuga da una prolungata siccità nella zona est del Bale. Incuriositi e preoccupati, siamo partiti per capire che cosa stesse accadendo. Abbiamo trovato un territorio dagli scenari climatici molto diversi da quelli più verdi intorno a Robe”. Inizia così la testimonianza di Teresa Zullo, della Comunità Missionaria di Villaregia, che ha intrapreso il viaggio nel Bale est insieme agli altri missionari presenti nella Prefettura Apostolica di Robe, nel Bale ovest.

“Questa zona fa parte della Prefettura Apostolica di Robe, il cui Prefetto Apostolico è p. Angelo Antolini, Ofm Cap, ed è grande quanto un terzo dell’Italia, anche se non vi è ancora alcuna presenza di Chiesa. Ci troviamo a ridosso della Regione Somala dell’Etiopia; la povertà è particolarmente grave, complicata dalla scarsità di strade, dall’isolamento di molti villaggi e dalla difficile reperibilità di acqua e beni di prima necessità".

“Nel 2022 abbiamo iniziato a conoscere questa vasta regione dell’Etiopia, a circa 6-7 ore di strada in media dalla città di Robe, e dove non esiste praticamente alcuna presenza cattolica: ci sono qua e là comunità ortodosse e protestanti nei capoluoghi di provincia, ma la maggioranza della popolazione professa la religione Islamica. Quando siamo rientrati dal primo viaggio, ci siamo sentiti fortemente chiamati a ‘stare’ con questo popolo e a offrire non solo aiuti materiali, ma una vicinanza fatta di ascolto, rispetto, amore.”

“La nostra avventura è iniziata nel marzo 2023, quando abbiamo visitato continuato a visitare alcuni villaggi nella provincia di Seweyna, portando piccole quantità di generi di prima necessità per fronteggiare la carestia – prosegue Teresa. Nonostante le tante difficoltà e la poca incidenza dei nostri doni, i capi villaggio e le famiglie ci hanno accolto da subito con curiosità e simpatia. Per noi, questo è stato il segnale che stavamo imboccando la strada giusta: farci prossimi e avviare relazioni di fraternità. Nel giugno 2023 è arrivata una svolta: l’Ufficio della Donna e del Bambino di Seweyna (corrispondente ai Servizi Sociali provinciali) ci ha chiesto aiuto nel contrasto ai “barmatilee” (in lingua Oromo, “controvalori culturali”), tra cui spiccano la mutilazione genitale femminile, purtroppo praticata su oltre il 90% della popolazione femminile, e il matrimonio precoce, diffuso in circa il 60% dei casi. Ci siamo messi subito al lavoro, raccogliendo e realizzando materiali, illustrazioni e testimonianze per preparare una formazione in lingua Oromo, destinata dapprima ai rappresentanti amministrativi dei villaggi. Grazie alle competenze di alcuni amici e della Ethiopian Muslim Development Agency di Addis Abeba, abbiamo potuto approfondire ulteriormente la visione Islamica rispetto a queste pratiche scoprendo che nel Corano e nelle fonti Islamiche principali non si fa cenno a tali aspetti mentre si invita a non danneggiare la Creazione di Dio. Abbiamo in seguito arricchito ulteriormente i nostri contenuti adattandoli anche a ragazze e ragazzi delle scuole secondarie.”

I missionari hanno raccontato che ad oggi sono stati realizzate 4 formazioni nelle scuole superiori: 2 nella Provincia di Gololcha e 2 nella Provincia di Laga Hidha, 7 formazioni per i responsabili amministrativi di alcuni villaggi: 3 nella Provincia di Seweyna, 2 nella Provincia di Laga Hidha e nella Provincia di Dawe Sarar. “Man mano che le nostre formazioni si diffondevano – aggiunge Teresa -, gli Uffici della Donna e del Bambino di altre provincie hanno iniziato a contattarci: prima Laga Hidha, che confina con la Somali Region, poi Gololcha, più vicina a Robe. A ogni nuova richiesta, miglioriamo il materiale e portiamo, insieme alle sessioni di formazione, qualche dono simbolico: un po’ di cibo, kit igienici per le donne e quaderni per i bambini, soprattutto all’inizio dell’anno scolastico.”

Il racconto di questo cammino prosegue con la visita nella provincia di Dawe Sarar, anch’essa al confine con la Somali Region. “Qui, la situazione è ancora più complessa. Alcuni villaggi si raggiungono solo attraversando parte della Regione Somala; per questo né le ONG né gli enti pubblici vi si recano facilmente. Gli Uffici Sociali locali ci hanno allora chiesto di spingerci fino a quei territori più isolati. Ci siamo lasciati guidare dalla volontà di incontrare le persone, e abbiamo fatto amicizia con tre villaggi, offrendo la formazione ai rappresentanti. In uno di questi, Hantutu, abbiamo trascorso due giornate fermandoci lì per la notte, e la gente ci ha accolti con grande calore: ci hanno addirittura cucinato un capretto. Tra le varie necessità, ci hanno chiesto aiuto per l’assicurazione medica per alcuni rifugiati stabilitisi ai margini del villaggio. È stata un’esperienza toccante che ci ha permesso di comprendere meglio la capacità di accogliere di questo popolo ma anche la complessità della vita in quest’area.”

“Di recente, la Provincia di Gololcha ci ha chiesto di raggiungere ben 11 villaggi, compreso quello dei Warra Dubee, popolazione indigena che vive lungo il fiume Wabe Shebelle, che fa da confine della nostra Prefettura, dove tali pratiche sono molto diffuse. Anche Laga Hidha ci ha contattati di nuovo: desiderano ulteriori formazioni e un sostegno materiale più ampio per le donne (quaderni per i figli, alimenti e soprattutto sostegno a piccole attività che possano generare reddito). Attualmente, siamo attivi principalmente nelle province di Dawe Sarar, Gololcha e Laga Hidha, e desideriamo continuare ad approfondire la nostra conoscenza di questo contesto e la nostra azione. Certo, non mancano i problemi: le grandi distanze, la mancanza di strade, i costi di carburante e manutenzione auto, le barriere linguistiche, i limiti nei fondi e nelle risorse. Eppure, ogni volta che rientriamo da un viaggio, ci scopriamo sempre più desiderosi di costruire ponti di fraternità e solidarietà.”

A conclusione, Teresa ci tiene a sottolineare l’importanza di questo loro impegno. “Il nostro cammino nell’East Bale non si misura soltanto in cifre o statistiche, ma soprattutto in relazioni: uomini, donne, bambini che sentono che qualcuno si fa vicino, non solo portando beni di prima necessità, ma anche condividendo valori di rispetto, giustizia, pace. Quando vediamo i sorrisi delle ragazze e dei ragazzi che apprendono l’importanza di tutelare la loro integrità, quando sentiamo i capi villaggio impegnarsi per cambiare le pratiche dannose per le ragazze, ci rendiamo conto che questo è il vero miracolo: un cambiamento che parte dal cuore, prima ancora che dall’organizzazione.

“L’East Bale è un luogo che tocca il cuore: pensiamo a ogni persona che abbiamo incontrato, a ogni stretta di mano, a ogni sguardo pieno di speranza. Il Signore ci sta guidando ‘a Est’ e ci insegna, viaggio dopo viaggio, quanto sia prezioso anche il più piccolo passo compiuto nella fraternità.”

(AP) (Agenzia Fides 12/4/2025)

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