VATICANO/UDIENZA GENERALE - Papa Francesco: Maria, “Kecharitoméne”, è il capolavoro di Dio

mercoledì, 22 gennaio 2025

Vatican Media

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - "Capolavoro" della "grazia di Dio", Maria è il modello da imitare "nell'ascolto della Parola". Papa Francesco è tornato nell'Aula Paolo VI e, dopo due settimane di catechesi incentrate sui bambini e la loro tutela (Vedi Fides 8/1/2025 e 15/1/2025), ha ripreso il nuovo ciclo di meditazioni che si snoderà lungo l’intero Anno Santo sul tema “Gesù Cristo nostra speranza”, incentrando la riflessione odierna sull'racconto evangelico dell'Annunciazione, mettendo in risalto "l’ascolto e la disponibilità" che Maria mostra nei confronti della Parola di Dio. Una Parola che arriva "dall'Alto" trasformando ogni cosa.

L'evangelista Luca, infatti, all'inizio del suo libro fa vedere "gli effetti della potenza trasformante della Parola di Dio", "che giunge non solo tra gli atrii del Tempio", ma anche "in un villaggio mai menzionato nella Bibbia ebraica: Nazareth", a quel tempo "un paesino della Galilea, alla periferia di Israele, zona di confine con i pagani e le loro contaminazioni".

Qui, ha spiegato il Pontefice, l'angelo Gabriele, "che nel suo nome celebra la forza di Dio", "reca un messaggio dalla forma e dal contenuto del tutto inauditi, tanto che il cuore di Maria ne viene scosso". Il motivo sta nel saluto, non il classico “pace a te”, ma “rallegrati!”. Questo, ha sottolineato il Papa, è "un appello caro alla storia sacra, perché i profeti lo usano quando annunciano la venuta del Messia (cfr Sof 3,14; Gl 2,21-23; Zc 9,9)" ma è anche "l’invito alla gioia che Dio rivolge al suo popolo quando finisce l’esilio e il Signore fa sentire la sua presenza viva e operante".

L'altro aspetto di questo saluto inusuale è il nome con cui Dio chiama Maria, "un nome d’amore sconosciuto alla storia biblica: kecharitoméne, che significa «riempita dalla grazia divina»", indicandoci, ha continuato il Vescovo di Roma, come "l’amore di Dio" fosse "già da tempo nel cuore di Maria", tanto che "la grazia di Dio" ha "compiuto in lei una cesellatura interiore facendone il suo capolavoro". Al soprannome si accompagna una rassicurazione: “Non temere!”. Parole, ha fatto notare Papa Francesco, che Dio "rivolge a tutti i suoi servi ai quali affida missioni importanti", come Abramo, Isacco, Mosè o Giosuè.

"E lo dice anche a noi: Non temere, vai avanti. Ma padre io ho paura, potrebbe dire qualcuno di voi. E cosa fai quando hai paura? Vado dalla strega, mi faccio leggere le mani... Ma per favore. Non temere ci dice Dio, Questo è bello", ha poi aggiunto a braccio il Pontefice.

Nell'annuncio dell'angelo, si rivela la missione che Dio ha deciso di affidare a Maria, "facendo riecheggiare nel suo cuore numerosi passi biblici riferiti alla regalità e messianicità del bambino che dovrà nascere da lei, presentato come compimento delle antiche profezie". Il "Messia davidico tanto atteso", un re "non alla maniera umana e carnale ma alla maniera divina, spirituale" che avrà come nome “Gesù”, il cui significato è “Dio salva”, "ricordando a tutti e per sempre che non è l’uomo a salvare, ma solo Dio".

Maria, ha concluso il Papa, "rimane sconvolta" ma "da donna intelligente qual è, capace cioè di leggere dentro gli avvenimenti cerca di comprendere, di discernere ciò che le sta capitando" cercando "dentro" di sé. E così "si abbandona, accoglie il Verbo nella propria carne e si lancia nella missione più grande che sia stata mai affidata a una creatura umana. Impariamo da lei a lasciarci aprire l’orecchio dalla divina Parola, ad accoglierla e custodirla, perché trasformi i nostri cuori in tabernacoli della sua presenza, in case ospitali per chi è affaticato e bisognoso di speranza".

Nel salutare i tanti pellegrini giunti a Roma, il pensiero del Pontefice è andato all'America: “Voglio che sappiate che il mio cuore è con il popolo di Los Angeles, che ha sofferto così tanto a causa degli incendi che hanno devastato interi quartieri e comunità, e che non sono ancora finiti. Nostra Signora di Guadalupe interceda per tutti gli abitanti, affinché possano essere testimoni di speranza attraverso la forza della diversità e della creatività per cui sono conosciuti in tutto il mondo”.

Infine, non è mancato l'ennesimo appello per la pace: “Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, non dimentichiamo la Palestina, Israele, il Myanmar. Preghiamo per la pace. Ieri ho chiamato – lo faccio tutti i giorni – la parrocchia di Gaza. Erano contenti, lì dentro ci sono 600 persone, tra parrocchia e collegio. E mi hanno detto: oggi abbiamo mangiato lenticchie con pollo, una cosa che in questi tempi non erano abituati a fare. Preghiamo per Gaza, per la pace e per tante altre parti del mondo” ha concluso. “La guerra è una sconfitta. E chi guadagna con la guerra? I fabbricanti di armi”. (F.B.) (Agenzia Fides 22/1/2025)


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