VATICANO - L’Expo Missionaria nei Giardini Vaticani, che 100 anni fa raccontò al mondo la “Chiesa in stato di missione”

venerdì, 28 marzo 2025

dalla Rivista Illustrata della Esposizione Missionaria Vaticana

Padiglione dell'Expo Missionaria in allestimento nel Cortile della Pigna

di Fabio Beretta

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Libri, fotografie in bianco e nero, manufatti provenienti dai deserti e dalle foreste pluviali. Lettere con testimonianze e resoconti di escursioni in aree impervie e inaccessibili, insieme a uova di uccelli e rettili. C’era davvero di tutto nei padiglioni dell’Esposizione Missionaria che esattamente cento anni fa riempivano i Giardini Vaticani, in occasione del Giubileo del 1925. Una grande Fiera delle missioni che raccontò per tutto quell’anno ai pellegrini e ai visitatori che la ricchezza del mondo e il respiro universale della missione di liberazione e salvezza affidata da Cristo alla Sua Chiesa.

L’Esposizione Missionaria Vaticana fu realizzata esattamente cento anni fa per volere di Pio XI, che fece finanziare e supervisionò personalmente la realizzazione di una Expo senza precedenti.

Papa Ratti aveva coltivato la sua intuizione già da diverso tempo. Poi il progetto prese forma e si concretizzò in appena due anni. La bussola che guidava Pio XI era la sua sollecitudine per l’opera missionaria, condivisa col suo predecessore Benedetto XV, il Pontefice che nel 1919 aveva firmato la Maximum illud, Lettera apostolica “sull’attività svolta dai Missionari nel Mondo”. Lo storico André Rétif definì proprio Achille Ratti “il Papa delle missioni”, per l’impulso da lui all’opera missionaria della Chiesa di Roma.

Quelli sono anni cruciali segnati da tante iniziative e novità che manifestano anche la forza, l’audacia e la creatività del respiro missionario che anima la Chiesa di Roma. Nel 1926 viene istituita la Giornata Missionaria Mondiale; nello stesso anno si completa il trasferimento nella sede sul Gianicolo del Pontificio Ateneo Urbano, antesignano della Pontificia Università Urbaniana, nato per la formazione dei giovani seminaristi provenienti dai Paesi di missione. Un anno dopo, nel 1927, nascerà anche la nostra Agenzia Fides, prima Agenzia missionaria della Chiesa.

Lo scopo dell’Expo, come scrisse lo stesso Pio XI, era quello di “riunire ed esporre in questa Città, capitale del mondo, tutto ciò che è atto a gettare luce sulla natura e l'azione delle missioni cattoliche, sui luoghi in cui operano, in una parola, tutto ciò che ad esse si riferisce”.

Per farlo Pio XI chiamò il Cardinale olandese Willem Marinus Van Rossum, Prefetto della Sacra Congregazione di Propaganda Fide (oggi Dicastero per l’Evangelizzazione - Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari). Su impulso del Pontefice, Van Rossum riunì, inizialmente a titolo consultivo, tutti i Procuratori e i Rappresentanti degli Istituti missionari residenti a Roma. Il 24 aprile 1923, con una lettera che il Papa indirizzò al Cardinale, il progetto venne ufficializzato. La missiva conferiva al Cardinale l’autorità per la realizzazione dell’evento. Van Rossum diede vita a un Comitato direttivo di cui faceva parte anche Angelo Roncalli, che nel 1958 sarà eletto Vescovo di Roma prendendo il nome di Giovanni XXIII. Al Comitato fu aggiunto un sottocomitato, composto da trentasei membri provenienti dai vari Istituti missionari.

In quegli anni, la scelta di Pio XI conteneva anche un messaggio per l’Europa del XX Secolo, già stravolta dalla “Inutile Strage” della Prima Guerra Mondiale: la Chiesa vive in questo tempo, già segnato da processi di secolarizzazione; ha qualcosa di bello da dire al mondo, anche attraverso forme espressive nuove, quali erano le Esposizioni. All’Expo Missionaria furono dedicate risorse ingenti.

Allestiti nei giardini a ridosso dei Musei Vaticani, i padiglioni della Esposizione si dividevano in due grandi blocchi su base geografica: Terra Santa, America, alcune regioni dell’Asia e Indocina nel cortile della Pigna; Cina Giappone Oceania e Africa nel giardino attiguo. Nella galleria del Museo Chiaramonti vennero invece allestiti degli stand in cui venivano esposti i percorsi, le imprese e le storie di tutti gli Istituti Missionari coinvolti nella realizzazione dell’Expo. Infine, un padiglione isolato era dedicato al tema dell’igiene e della medicina. Il tutto occupava una superficie di circa 10mila metri quadrati per un totale di trentotto padiglioni.

L’inaugurazione fu presieduta dal Papa, che volle attorno a sé diplomatici e diversi membri della Curia Romana, e avvenne il 21 dicembre 1924, a pochi giorni dall’apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro. Si decise di pubblicare anche la “Rivista illustrata della esposizione missionaria vaticana”, bisettimanale: il primo numero uscì il 15 dicembre 1924. Si trattava di fascicoli di 32 pagine, riccamente illustrati, acquistabili per 160 lire italiane.

Lo scopo principale della mostra era quello di documentare l'attività dei missionari e di mettere in luce tutta l’opera apostolica sostenuta dalla Chiesa in missione. Veniva messo in luce l’ampio ricorso dei missionari agli strumenti forniti dalle scienze: geografia, linguistica, fisica, astronomia, botanica… Ai visitatori, oltre a libri e manufatti, venivano mostrate anche mappe geografiche delle zone più remote del mondo, insieme alle informazioni raccolte dai missionari sulla mineralogia, la flora e la fauna delle terre di missione.

In un padiglione erano anche disponibili per la consultazione due raccolte complete del periodico “Les Missions Catholiques” e una doppia raccolta degli “Annali della Propagazione della Fede”. Si trattava di riviste dedicate esclusivamente alle missioni, composte da 158 volumi e illustrati da oltre 15mila riproduzioni di schizzi, disegni e fotografie inviati dai missionari. E questo con l’obiettivo di fare conoscere le storie legate all’opera missionaria, i veri frutti delle missioni, le tante testimonianze rese da uomini e donne cambiati dall’incontro col Vangelo, anche nella speranza di toccare i cuori e sprigionare il loro sostegno materiale e spirituale alle opere della Chiesa nelle terre di missione, contrastando anche le rappresentazioni manipolate dei critici che denigravano l’opera missionaria tacciandola di “oscurantismo”.

Un anno dopo l'Esposizione, per volere di Pio XI furono selezionate circa 40mila opere tra quelle esposte, che confluirono nel primo Museo Etnologico Missionario della storia. A distanza di cento anni, molte di quelle opere sono ora esposte nei Musei Vaticani nella sezione intitolata proprio “Museo Etnologico Anima Mundi”. (Agenzia Fides 28/3/2025)


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