Città del Vaticano (Agenzia Fides) - "Davanti all’atroce ingiustizia del male, portare la croce di Cristo non è mai vano, anzi, è la maniera più concreta di condividere il suo amore salvifico". Sotto un cielo plumbeo, in una piazza San Pietro gremita di pellegrini, il cardinale Leonardo Sandri, Vicedecano del Collegio Cardinalizio, ha dato voce al Pontefice leggendo l'omelia di Papa Francesco per la Domenica delle Palme, giorno che dà inizio alla Settimana Santa.
Il Vescovo di Roma, in convalescenza da tre settimane dopo il ricovero per una polmonite bilaterale, è stato assente alla funzione, iniziata, come da tradizione, con la benedizione dei rami di ulivo e di palma ai piedi dell'antico obelisco al centro di piazza San Pietro. Da qui si è snodata la processione che ha raggiunto il sagrato, addobbato con piante di ulivo.
Come domenica scorsa, al termine della celebrazione, il Pontefice, a sorpresa, si è presentato sul sagrato accolto da un lungo applauso. "Buona domenica delle Palme! Buona Settimana Santa!” Sono state le parole pronunciate dal Papa, che prima di rientrare a Casa Santa Marta si è fermato a salutare i Cardinali presenti e le autorità che avevano partecipato al rito.
Nel commentare il Vangelo odierno, quello della Passione secondo Luca, Papa Francesco, nell'omelia letta dal Cardinal Sandri, si è soffermato sulla figura di Simone di Cirene, l'uomo che "mentre tornava dai campi" venne fermato dai soldati che "gli misero addosso la croce, da portare dietro Gesù".
Un gesto, questo di portare la croce, che il Pontefice ha definito "ambivalente" poiché il Cireneo "viene obbligato a portare la croce: non aiuta Gesù per convinzione, ma per costrizione". Dall’altro lato, "egli si trova a partecipare in prima persona alla passione del Signore" cosi che "la croce di Gesù diventa la croce di Simone. Non però di quel Simone detto Pietro che aveva promesso di seguire sempre il Maestro".
Quel Simone, ha sottolineato il Vescovo di Roma, "è scomparso nella notte del tradimento dopo aver proclamato: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Eppure il Maestro aveva insegnato chiaramente: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua». Simone di Galilea dice, ma non fa. Simone di Cirene fa, ma non dice. Tra lui e Gesù c’è solo il legno della croce".
La croce di legno, "che il Cireneo sopporta, è quella di Cristo, che porta il peccato di tutti gli uomini", ha sottolineato il Papa, ricordando che Cristo porta la croce "per amore nostro, in obbedienza al Padre, soffrendo con noi e per noi. È proprio questo il modo, inatteso e sconvolgente, col quale il Cireneo viene coinvolto nella storia della salvezza, dove nessuno è straniero, nessuno è estraneo".
E nel vedere "la moltitudine di uomini e donne che odio e violenza gettano sulla via del Calvario, ricordiamoci che Dio trasforma questa via in luogo di redenzione, perché l’ha percorsa dando la sua vita per noi. Quanti cirenei portano la croce di Cristo! Li riconosciamo? Vediamo il Signore nei loro volti, straziati dalla guerra e dalla miseria?”.
Ed è proprio "davanti all’atroce ingiustizia del male" che "portare la croce di Cristo non è mai vano, anzi, è la maniera più concreta di condividere il suo amore salvifico". La passione di Gesù, infatti "diventa compassione quando tendiamo la mano a chi non ce la fa più, quando solleviamo chi è caduto, quando abbracciamo chi è sconfortato".
"Per sperimentare questo grande miracolo della misericordia, scegliamo lungo la Settimana Santa come portare la croce: non al collo, ma nel cuore. Non solo la nostra, ma anche quella di chi soffre accanto a noi. Prepariamoci alla Pasqua del Signore diventando cirenei gli uni per gli altri", ha concluso il Papa.
Nel testo della riflessione preparata per la recita dell'Angelus, diffuso per la nona domenica consecutiva solo in forma scritta, il Pontefice ringrazia tutti i fedeli per la preghiere in suo favore: "In questo momento di debolezza fisica mi aiutano a sentire ancora di più la vicinanza, la compassione e la tenerezza di Dio. Anch’io prego per voi, e vi chiedo di affidare con me al Signore tutti i sofferenti, specialmente chi è colpito dalla guerra, dalla povertà o dai disastri naturali".
Il pensiero del Vescovo di Roma è andato quindi a Santo Domingo: "Dio accolga nella sua pace le vittime del crollo di un locale a Santo Domingo, e conforti i loro familiari". Poi l'appello per la pace, a partire dall'Africa: "Il 15 aprile ricorrerà il secondo triste anniversario dell’inizio del conflitto in Sudan, con migliaia di morti e milioni di famiglie costrette ad abbandonare le proprie case. La sofferenza dei bambini, delle donne e delle persone vulnerabili grida al cielo e ci implora di agire. Rinnovo il mio appello alle parti coinvolte, affinché pongano fine alle violenze e intraprendano percorsi di dialogo, e alla Comunità internazionale, perché non manchino gli aiuti essenziali alle popolazioni. E ricordiamo anche il Libano, dove cinquant’anni fa cominciò la tragica guerra civile: con l’aiuto di Dio possa vivere in pace e prosperità".
"Venga finalmente la pace nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Sud Sudan. Maria, Madre Addolorata, ci ottenga questa grazia e ci aiuti a vivere con fede la Settimana” è l’implorazione posta a conclusione del testo di Papa Francesco. (F.B.) (Agenzia Fides 13/4/2026)