Papa Francesco e la sua "amata Siria martoriata"

giovedì, 24 aprile 2025 papa francesco   medio oriente   chiese orientali  

di Jacques Mourad*

Homs (Agenzia Fides) – Qui celebriamo la messa per lui tutti i giorni, da quando Papa Francesco è andato in cielo. Lo facciamo per ricordarlo e per pregare per la sua anima.

È stata una persona che ha scelto di vivere con umiltà, vicino a tutti i poveri, sia in Argentina, quando era prima sacerdote e poi Vescovo, e sia a Roma quando è diventato Papa.

Questo è molto importante come messaggio, perché è il messaggio della Chiesa, che è madre.
Papa, Vescovi, parroci siamo i pastori che accompagnano i figli di questa Chiesa, li prendono per mano camminando verso il Padre. Non solo a livello spirituale, attraverso la preghiera o l'insegnamento, ma anche attraverso la cura dei corpi. Gli ultimi mesi di vita del Papa, ricoverato in ospedale, sono stati illuminanti proprio questi aspetti, spirituale e corporale. Lui in prima persona ha compreso la bellezza dell’arte della cura praticata da medici e infermieri.

È sembrato fragile negli ultimi tempi, ma ricordo la sua attitudine forte e la sua posizione chiara davanti ai potenti del mondo. Forte lo è stato anche quando incontrò i capi del Sudan e si prostrò loro davanti per baciargli le scarpe chiedendogli di mettersi d’accordo per la pace. La stessa forza l’ha dimostrata a Cuba quando incontrò il Patriarca Kirill.

Ricordo anche il primo incontro personale con lui, avvenuto a Casa Santa Marta dopo la mia fuga. Era il primo 'incontro diretto con il Papa Francesco, alla messa di Santa Marta, dopo la mia prigionia. Ci siamo salutati e lui mi ha detto: “Prega per me”. Ricordavo quando lo aveva detto la prima volta affacciato dal balcone della loggia di San Pietro il 13 marzo, giorno della sua elezione. Ma quando me lo ha chiesto di persona è stato diverso, mi commosse molto.

L’ultimo incontro con lui è avvenuto nel 2024, il 7 dicembre.
Mi ha ricevuto nel suo ufficio con molta semplicità, abbiamo parlato di tante cose e lui mi ha ascoltato tutto il tempo. Con il suo modo di fare e di ridere. L’incontro si svolse tutto in un clima di gioia.

Questo aspetto umano è stato importante e molto bello per me. Ero nervoso quel giorno perché incontrare il Papa è sempre un momento di grazia. Lasciai Santa Marta col cuore pieno di gioia. Mi sembrava di volare. Per me quella faccia è la faccia della Chiesa: sensibile al lato umano e spirituale. Abbiamo tutti bisogno di questa attenzione da parte della Chiesa, che deve essere chiara e forte ma allo stesso tempo deve praticare la tenerezza. E Papa Francesco è stato veramente un esempio in questo.

Ci sarebbero tante cose ancora da dire, ma la più importante credo sia ricordare lo spazio che ha dato alla Siria. Per fermare il conflitto chiese un giorno di digiuno e preghiera speciale, così come ha fatto con l’Ucraina. Ma penso anche agli appelli che ha fatto per Gaza.

“L'amata Siria martoriata”. Sempre così l’ha definita, anche quando scrisse al Presidente Assad per chiedere di rispettare il diritto umano per i prigionieri così come per il popolo e per far rientrare i migranti siriani. Per evitare che trovassero la morte si è battuto per creare i corridoi umanitari, ancora esistenti oggi grazie anche a Sant'Egidio, chiedendo ai parroci di tutta Europa di accogliere i profughi siriani. Lui stesso li ha incontrati a Lesbo, portandone qualcuno via con sé sull’aereo papale.

Ricordo le critiche mossegli contro quando accolse in Vaticano una famiglia siriana musulmana. Fu un segno molto importante, significò andare oltre le divisioni in base all’identità religiosa per aprirsi all'umanità. In quest’ottica anche il dialogo interreligioso che lui ha portato avanti, così come l’amicizia con l’Imam di al-Azhar da cui è nata la Dichiarazione sulla fratellanza. E ora che lui è volato in cielo questa sua eredità dobbiamo custodirla e viverla ovunque, perché, come lui ci ha mostrato, la Chiesa non può rimanere chiusa dentro i muri.

*Arcivescovo siro cattolico di Homs, Hama e Nebek


Condividi: