ASIA/TERRA SANTA - Tregua a Gaza: armi ferme e anime in attesa

mercoledì, 22 gennaio 2025 medio oriente   conflitti armati   aree di crisi   pace   rifugiati   aiuti umanitari  

di padre Ibrahim Faltas ofm*

Gerusalemme (Agenzia Fides) Sono trascorsi pochi giorni dall'annuncio di una tregua, sono trascorse poche ore dal cessate il fuoco. Dalla mattina di domenica 19 gennaio 2025 le armi si sono fermate a Gaza. Già l'annuncio della possibilità di poter fermare la guerra per sei settimane ha fatto gioire gli abitanti di Gaza. Stavo per scrivere "ha fatto esplodere la gioia" ma ogni termine che ricorda la guerra ha un suono triste e violento. E dopo l'annuncio della possibile tregua, il sentimento di gioia si è mescolato alla tristezza, la speranza è stata offuscata dal dolore.

Chi è sopravvissuto a Gaza, gli sfollati vivono (ed è già tanto!) una condizione difficile. Hanno perso tutto, hanno perso la sicurezza delle case e degli affetti, hanno perso la normalità della vita.
La felicità per il cessate il fuoco è anche la felicità per le vite salvate. Ma il pensiero va subito alle persone care che hanno perso la vita a causa della guerra. E tutto diventa ancora più triste se non si sa dove andare a cercare quei corpi.

Ho sentito alcuni bambini, contenti per la tregua, esprimere desideri semplici ed essenziali. Una bambina desidera tornare nella sua cameretta e ritrovare le sue cose nell'armadio: troverà la sua casa o troverà un cumulo di macerie? Un gruppo di ragazzini vuole tornare a correre per le strade del quartiere per giocare a calcio senza la paura dei bombardamenti. Una mamma con un bimbo di pochi anni fra le braccia era contenta perché avevano trascorso la prima notte senza essere svegliati di soprassalto dal rumore delle bombe e dal cielo illuminato dalle esplosioni. Un giovane padre di tre figli ha detto di aver aspettato con ansia l'annuncio del cessate il fuoco perché in ogni momento dei 15 mesi trascorsi ha avuto il terrore di perdere uno dei suoi cari. Alcuni ragazzi universitari parlavano con amarezza del fatto che la guerra che aveva interrotto i loro studi e il loro futuro, ma subito dopo chiedevano quasi scusa, al pensiero dei tanti loro coetanei hanno perso la vita e non avranno più né presente né futuro.

Le storie di vita, a Gaza, sono storie di grande sofferenza.

Un primo risultato è stato ottenuto dalla mediazione e dal dialogo. Ma, già dopo poche ore, la speranza di un inizio di pacifica convivenza ha lasciato il posto a notizie di violenza che arrivano dalla Cisgiordania.
I propositi buoni sono caduti per far posto ancora alla violenza e all'uso delle armi non lontano da dove si sono appena fermate dopo 15 mesi di guerra.
Voglio ancora credere a chi parla di pace, voglio fidarmi di chi promette soluzioni. Ma gli ultimi avvenimenti e gli ultimi proclami non promettono niente di buono.

Prego perché la politica sia sempre responsabile delle persone e abbia vero interesse per il bene comune. Una politica che percorra la stessa strada della giustizia, abbia lo stesso spessore della verità, abbia lo stesso sapore della pace. Una politica che operi come strumento della vita e nel rispetto della vita.. Che non sia solo ansia di occupare posizioni di potere ma favorisca il benessere e lo sviluppo dei popoli.

Papa Francesco ci ricorda spesso che Dio perdona sempre tutto. Che Dio perdoni anche chi usa il potere per uccidere e non per salvare vite. (Agenzia Fides 22/1/2025)

*Vicario della Custodia di Terra Santa


Condividi:
medio oriente


conflitti armati


aree di crisi


pace


rifugiati


aiuti umanitari