Archdiocese Yangon
Yangon (Agenzia Fides) - "Traendo ispirazione da Maria, preghiamo affinché le parti in conflitto in Myanmar possano riunirsi nel santuario mariano di Nyaunglebin. Possa questo luogo sacro diventare un rifugio di pace e riconciliazione, dove i nemici si abbracciano come fratelli e sorelle in Cristo". Con queste parole il Cardine Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, si è rivolto ai fedeli giunti in pellegrinaggio a Nyaungbelin nella regione di Bago, nell'arcidiocesi di Yangon, per il pellegrinaggio giubilare al santuario intitolato al Nostra Signora di Lourdes. In un zona dove avvengono sporadici scontri tra le forze di opposizione e l'esercito birmano, oltre tremila fedeli, tre vescovi, numerosi sacerdoti e religiosi, ma anche fedeli buddisti, musulmani e indù, si sono riuniti per il pellegrinaggio svoltosi il 9 febbraio e, giunti al santuario, hanno invocato la Madonna di Lourdes chiedendo la sua intercessione per la pace in Myanmar e nel mondo.
"Questa terra santa ha visto innumerevoli pellegrini cercare conforto, guarigione e la tenera intercessione della Madonna di Lourdes. Mentre ci riuniamo in questo giorno di festa benedetto, lasciamo che i nostri cuori si gonfino di gratitudine per l'amore sconfinato della nostra Beata Madre e apriamoci alle meraviglie che la fede può svelare", ha detto il Cardinale nell'omelia dell'Eucarestia celebrata al santuario. Ha rimarcato il Cardinale rivolgendo il pensiero alle donne birmane: in ogni madre incinta, nei campi profughi che punteggiano la nazione e ospitano oltre 3,8 milioni di persone, " vediamo il volto di una Maria in viaggio verso Betlemme, alla ricerca di un posto sicuro dove mettere al mondo il suo bambino". La resilienza e il coraggio delle donne birmane, ha aggiunto, "rispecchiano la serenità di Maria in mezzo al caos, ricordandoci che la pace non è l'assenza di avversità, ma la presenza di Dio dentro di sé".
Il Cardinale ha insistito su tre parole: pace, riconciliazione e perdono, accostandole a Maria. Ricordando Maria come "madre della pace", nel Myanmar avvolto da tumulti e conflitti, "la sua incrollabile accettazione della volontà di Dio ci invita a coltivare la pace interiore e a diventare ambasciatori di pace nel nostro mondo travagliato", ha ricordato .
In "Maria, madre della riconciliazione"- ha proseguito - "troviamo la forza andare oltre le divisioni, di guarire relazioni spezzate e di unirci nella fede e nell'amore". "In un mondo fratturato da divisioni, politiche, culturali o religiose, Maria ci chiama a essere costruttori di ponti", ha rimarcato, incitando tutti a "riconciliarci con coloro che consideriamo nemici" e "a cercare l'unità dove c'è discordia".
"Maria - ha aggiunto - nel suo profondo dolore, non ha ceduto all'odio o alla disperazione. Incarna l'essenza del perdono, riflettendo le parole stesse di Gesù: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Luca 23,34). La capacità di Maria di perdonare di fronte a una sofferenza inimmaginabile ci insegna che il perdono è un atto divino di amore che libera sia chi lo fa che chi lo riceve".
Ricordando, poi, che Maria è onorata anche nel Corano, "questa ammirazione condivisa - ha detto - ci invita al dialogo interreligioso e al rispetto reciproco, riconoscendo che le virtù di Maria sono universali: è una madre per tutti noi" e che "l'amorevole intercessione di Maria possa guarire anche le ferite più profonde".
L'Arcivescovo di Yangon ha espresso la speranza che nella nazione "le divisioni della guerra cedano il passo all'unità della pace, dove tutte le persone possono vivere in armonia e dove Maria guidi i nostri passi verso una pace duratura". Ha poi invitato i fedeli a "coltivare la pace interiore, attraverso la preghiera, la riflessione e la fiducia nel piano di Dio"; a "essere agenti di riconciliazione, cercando attivamente di sanare le divisioni"; a "praticare il perdono, liberandosi dalla presa dei torti passati".
Nelle azioni concrete, ha affermato, tutti sono chiamati a "sostenere le famiglie sfollate" , a "partecipare agli sforzi interreligiosi" , a "sostenere i diritti umani e la giustizia", perchè nell'anno del Giubileo i battezzati possano diventare "fari di speranza, canali della pace di Dio e messaggeri della sua infinita misericordia". "Maria, la madre di Dio, ci aiuti a far nascere la pace e l'armonia globali, specialmente in Myanmar", ha concluso.
(PA) (Agenzia Fides 11/2/2024)