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Città del Vaticano (Agenzia Fides) - L'evangelista Luca, nel raccontare la nascita di Gesù, "ci mostra l’umiltà di un Dio che viene nella storia e non scardina le strutture del mondo, ma vuole illuminarle e ricrearle dal di dentro". Queste le parole che Papa Francesco avrebbe dovuto pronunciare in mattinata durante l'Udienza generale del mercoledì. Ma, "a causa della bronchite", come detto da lui stesso, anche questa settimana il testo della catechesi è stato letto da don Pierluigi Giroli, officiale della Segreteria di Stato.
Una meditazione inserita nel ciclo di catechesi dedicate all'Anno Santo (che continuerà fino a dicembre) e tutta incentrata sulla nascita di Gesù, con ampie citazioni tratte dal libro "L'infanzia di Gesù" di Benedetto XVI (di seguito inserite tra caporali).
Il Figlio di Dio, ha fatto notare il Pontefice, "entra nella storia facendosi nostro compagno di viaggio e inizia a viaggiare quando è ancora nel grembo materno. Appena concepito andò da Nazaret fino alla casa di Zaccaria ed Elisabetta; e poi, a gravidanza ormai compiuta, da Nazaret a Betlemme per il censimento. Il Messia tanto atteso si lascia censire, cioè contare e registrare, come un qualunque cittadino. Si sottomette al decreto di un imperatore, Cesare Augusto, che pensa di essere il padrone di tutta la terra".
Citando questo dato, l'evangelista "colloca la nascita di Gesù in «un tempo esattamente databile» e in «un ambiente geografico esattamente indicato», così che «l’universale e il concreto si toccano a vicenda»". Tuttavia, "Gesù nasce in un modo del tutto inedito per un re. Il Figlio di Dio non nasce in un palazzo reale, ma nel retro di una casa, nello spazio dove stanno gli animali".
L'autore del Vangelo "ci mostra così che Dio non viene nel mondo con proclami altisonanti, non si manifesta nel clamore, ma inizia il suo viaggio nell’umiltà". E "i primi testimoni di questo avvenimento" sono "alcuni pastori", uomini che "vivono ai margini della società". Eppure, ha fatto notare il Pontefice, "essi praticano il mestiere con cui Dio stesso si fa conoscere al suo popolo (cfr Gen 48,15; 49,24; Sal 23,1; 80,2; Is 40,11)". Proprio loro vengono scelti da Dio "come destinatari della più bella notizia mai risuonata nella storia".
Loro sono i primi ad apprendere "che in un luogo umilissimo, riservato agli animali, nasce il Messia tanto atteso e nasce per loro, per essere il loro Salvatore, il loro Pastore. Una notizia che apre i loro cuori alla meraviglia, alla lode e all’annuncio gioioso", divenendo così "primi testimoni dell’essenziale, cioè della salvezza che viene donata".
Al termine della catechesi e dei saluti nelle altre lingue, il Papa ha ripreso il microfono solo per i saluti in lingua spagnola e italiana, pronunciando a braccio l'ennesimo appello per la pace: "Penso a tanti Paesi che sono in guerra. Sorelle, fratelli, preghiamo per la pace, facciamo del nostro tutto per la pace. Non dimenticatevi che la guerra è una sconfitta, sempre”.
"Noi non siamo nati per uccidere ma per far crescere i popoli. Che si trovino cammini di pace. Per favore, nella vostra preghiera quotidiana chiedete la pace per la martoriata Ucraina, quanto soffre! Poi pensate alla Palestina, a Israele, al Myanmar, al Nord Kivu, al Sud Sudan, a tanti Paesi in guerra. Per favore, preghiamo per la pace, facciamo penitenza per la pace”, ha concluso. (F.B.) (Agenzia Fides 12/2/2025)