WFP
Khartoum (Agenzia Fides) - Dodici milioni di sfollati, decine di migliaia di vittime, sono solo una parte del bilancio del conflitto scoppiato ad aprile 2022 che vede schierati da una parte l’esercito, dall’altra i paramilitari.
Cessate il fuoco, aiuti umanitari e embargo delle armi nella guerra in corso è quanto richiesto nel documento firmato dai missionari Comboniani insieme ad altre realtà. Lo stesso Papa Francesco nella preghiera dell’Angelus di domenica 16 febbraio, rimarcando la «gravissima situazione umanitaria» aveva rinnovato la richiesta «alle parti belligeranti di fermare questa guerra, che fa tanto male alla gente e al futuro del Paese», invitando affinché «si trovino presto vie di pace per costruire l’avvenire del caro Sudan».
La situazione è fuori controllo in un contesto che sta provocando la sofferenza di milioni di persone in termini di cibo, malattie e violenze sessuali, da qui l’intervento persistente dei missionari e di altre istituzioni umanitarie laiche e religiose. In diverse regioni, compresi i campi per sfollati nel Darfur settentrionale e sui monti Nuba occidentali nel Kordofan meridionale, sono state registrate carestie, e si stima che più di 8 milioni di persone siano state costrette ad abbandonare le proprie case in Sudan, mentre circa 3,5 milioni sono fuggite nei paesi vicini, da aprile 2023.
Immediata la richiesta urgente di un aumento degli aiuti internazionali per i finanziamenti al Sudan da parte di Caritas Internationalis, Catholic International Development Charity (CAFOD), ACT Alliance e Norwegian Church Aid, che hanno accolto l'appello dell' Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) e dell'Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR). "L’appello delle Nazioni Unite giunge in un momento critico. Finora, oltre il 40% dei finanziamenti globali per i programmi salvavita in Sudan provenivano dagli Stati Uniti. Con l'interruzione causata dalla decisione dell'amministrazione statunitense di interrompere le operazioni USAID, c'è un urgente bisogno che altri governi intervengano", ha dichiarato il responsabile della politica umanitaria CAFOD.
Ad inasprire un contesto tanto precario è la notizia che il gruppo paramilitare sudanese delle Rapid Support Forces (RSF) ha firmato in questi giorni un accordo con altre milizie ribelli e partiti politici alleati per formare un governo parallelo nelle aree del paese che controlla. L’accordo è stato firmato domenica a Nairobi, in Kenya – dove i leader dei gruppi in questione si erano già incontrati la settimana scorsa (vedi Agenzia Fides 19/2/2025). Le RSF e i suoi alleati hanno promesso di formare un governo improntato alla «pace e all’unità»: sia durante la guerra che in passato tuttavia sono state accusate di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
(AP) (Agenzia Fides 25/2/2025)