AMERICA/ARGENTINA - “Essere usciti dall’inferno, e annunciare che Cristo è risorto”. La rete Familia Grande Hogar de Cristo e la nuova missione di padre Charly

giovedì, 20 marzo 2025



di Monica Poletto

Buenos Aires (Agenzia Fides) - Una grande festa ha accompagnato il diciassettesimo “compleanno” della Familia Grande Hogar de Cristo, nata a Buenos Aires quando Jorge Mario Bergoglio era Arcivescovo della città. Era il 2008, e già da tempo si era diffusa la presenza di preti nelle zone più povere di Buenos Aires e del suo “Conurbano”, le Villas Miseria. Proprio dall’appellativo – ironico – affibbiato a quelle aree, avevano preso nome i curas villeros, sacerdoti che hanno iniziato a condividere in tutto la vita della gente più povera, coinvolgendosi in prima persona nei grandi bisogni che incontravano e coinvolgendo altri in questo abbraccio, diventando il centro di comunità che nascevano e si moltiplicavano.
Il giovedì Santo del 2008 si data l’inizio della Familia Grande propriamente detta: quel giorno, l’arcivescovo Bergoglio, lavando i piedi a dei ragazzi che avevano iniziato un cammino di uscita dalla tossicodipendenza, aveva inaugurato il primo Hogar, sintetizzandone il metodo nel “prendere la vita come viene”, in un lavoro che è “corpo a corpo” con i fratelli e le sorelle che si incontrano.

Domenica 16 marzo 2025 la Basilica di Lujan si è riempita di gente rumorosa e felice. Da ogni parte del Paese, e anche dall’Ecuador e dal Paraguay, persone appartenenti agli Hogares della Familia Grande si sono trovate alla Messa a ringraziare per l’abbraccio ricevuto in questi anni e pregare per l’amato papa Francesco.
Ma c’era un’altra ragione, un’altra occasione di preghiera. L’amatissimo padre Carlos “Charly” Olivero, uno del primo gruppo all’origine della storia della Familia Grande, quando da seminarista si era trasferito a vivere alla Villa 21, è stato chiamato a una grande missione.
Lo ha annunciato padre Pepe Di Paola (che gli altri si divertono a definire “il socio fondatore” di Familia Grande) durante l’omelia, lo ha ricordato il Vescovo Oscar Ojea – già Presidente della Conferenza Episcopale Argentina e figura paterna per tanti Curas Villeros – prima di benedirlo: padre Charly andrà a vivere a Bogotà e a operare su mandato del Celam (il Consiglio episcopale latinoamericano) per portare il metodo della Familia Grande in tutto il Continente.
Il Vescovo Ojea, con la fierezza e la tenerezza di un padre, ha ricordato un brano del Documento di Aparecida: “Conoscere Gesù è il miglior regalo che può ricevere qualsiasi persona; averlo noi incontrato è il meglio che ci è successo nella vita e farlo conoscere […] è il nostro gusto”. Un gusto “grande e immenso”. E ha continuato ricordando a tutti che “affidare la missione dell’Hogar de Cristo a padre Charly significa trasferirgli il potere, il servizio, la missione di annunciare la Resurrezione di Gesù”; perché “ognuno dei membri dell’Hogar de Cristo annuncia la Resurrezione. Stava all’inferno e ne è uscito, questo proclama e porta nel mondo. Questo è l’annuncio del vangelo, trasmettere che Gesù è la vita, la vera felicità che ha la persona umana”.
Benedicendo padre Charly e chiedendo a tutti di unirsi nel gesto dell’inviarlo in Colombia stendendo le mani sopra di lui, il Vescovo Ojea gli ha affidato il compito “di portare all’America Latina questa ricchissima esperienza del Vangelo, quella in cui è stato implicato e inserito in tanti anni; in cui ha conosciuto la Virgen, si è consacrato a Lei e ha conosciuto Gesù”. Dunque, tutta la Familia Granda si stringe intorno a padre Charly, pregando affinché “i fratelli della Patria grande dell’America Latina possano arricchirsi con questo dono meraviglioso che Gesù e la Virgen ci affidano”.
Ciò che è accaduto domenica nella Basilica di Lujan ha il sapore di un passo nuovo nella storia della Familia Grande. C’è bisogno – dice lo stesso padre Charly in una video-testimonianza curato dalla “Pastoral Villera” - di questo abbraccio senza precondizioni che riceve ‘la vita come viene, tutte le vite, iniziando dal più rotto, quello che andiamo a cercare perché la Chiesa primérea, non si ferma ad aspettare”. (Agenzia Fides 20/3/2025)




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