Karuna Myanmar
Mandalay (Agenzia Fides) - "Mancano medicinali e rifugi di emergenza dato che molti sono i feriti e migliaia i senza tetto che sono in strada", riferisce una nota di Karuna Myanmar (la Caritas birmana) inviata all'Agenzia Fides. "Gruppi locali, volontari, organizzazioni della società civile sul campo sono impegnati per valutare l'intera entità dei danni e a cercare una prima risposta alle emergenze. La distruzione è diffusa e i civili sono gravemente colpiti. Il sisma ha causato interruzioni di corrente e interrotto le linee di comunicazione. Il Comitato nazionale per la gestione dei disastri naturali del Myanmar ha dichiarato lo stato di emergenza in molte regioni. Migliaia di persone a Mandalay rimangono in strada", rileva la nota di Karuna che, come Caritas Myanmar, organizzazione caritativa della Chiesa cattolica, ha attivato la sua rete nelle sedi diocesane per monitorare la situazione e organizzare una risposta umanitaria.
Sono diverse le strutture che hanno subito danni significativi come monasteri, moschee, pagode, seminari e chiese, scuole, ospedali, banche, hotel, aeroporti, edifici residenziali, ponti, autostrade. L'impatto più forte si nota nelle città come Yangon, Mandalay, Naypyidaw, Sagaing, Aungpan, Bago, Kalay, Magway, Kyaukse, Muse e Yinmapin, Taunggyie alcune aree dello stato Shan.
L'ufficio nazionale di Karuna e gli uffici diocesani hanno mobilitato i propri team di volontari per assistere la diocesi più colpita, quella di Mandalay, che ha attivato un coordinamento con le autorità locali, con altri leader religiosi e altri gruppi di beneficenza locali. "E' difficile fornire una quadro preciso con dati e le cifre nelle condizioni attuali, data l'assenza di telecomunicazioni e le limitazioni di accesso in varie aree. Le squadre di volontari di Karuna non possono ancora viaggiare nelle aree colpite, a causa delle interruzioni o a causa della mancanza di sicurezza", osserva Karuna di Mandalay. L'ufficio nazionale dei Karuna si sta invece coordinando con Caritas Internationalis, con UNHCR, OCHA e altre agenzie donatrici per cercare canali con cui far pervenire risorse e aiuti umanitari.
Nelle regioni di Mandalay, Magway, Sagaging, Bago e Shan il bilancio delle vittime del terremoto che il 28 marzo ha sconvolto il paese continua a crescere: oltre 2.000 le vittime accertate, 3400 feriti e oltre 300 dispersi, ma per le organizzazioni impegnate nell'assistenza umanitaria la cifra è destinata sicuramente a salire ancora .
La Giunta militare al potere in Myanmar ha dichiarato una settimana di lutto nazionale da oggi, 31 marzo, al 6 aprile. Mentre nel paese è in corso la guerra civile, la Chiesa cattolica nel paese rileva che "è urgente dichiarare un cessate il fuoco per permettere l'assistenza umanitaria", come afferma in un appello diramato dalla Conferenza Episcopale del Myanmar.
"Questo tragico evento ha ulteriormente esacerbato la profonda crisi umanitaria multidimensionale che sta già attanagliando il Myanmar, dove, secondo la stima delle Nazioni Unite, quasi 20 milioni di persone, tra cui 6,3 milioni di bambini, hanno un disperato bisogno di assistenza", hanno scritto i Vescovi birmani.
"La Chiesa cattolica afferma il suo incrollabile sostegno alle persone colpite e invia le condoglianze alle famiglie che hanno perso i loro cari. Preghiamo in particolare per coloro che sono morti nei luoghi di culto, nelle pagode e nelle moschee. Siamo profondamente toccati dai messaggi toccanti ricevuti da Papa Francesco, dal Cardinale Luis Antonio Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, e dall'Incaricato d'Affari presso la Nunziatura, Mons. Andrea Ferrante", si legge nel testo.
Apprezzando la mobilitazione della comunità internazionale, si assicura che "la Chiesa cattolica si unirà al supporto per assistere la gente con cibo, medicine e rifugi". E si ribadisce: "Questa crisi umanitaria richiede un'urgente cessazione delle ostilità. Chiediamo urgentemente un cessate il fuoco immediato e completo da parte di tutte le parti coinvolte nel conflitto per garantire la consegna sicura e senza ostacoli di aiuti umanitari essenziali da parte dei donatori locali e internazionali".
(PA) (Agenzia Fides 31/3/2025)