Fabio Beretta/Agenzia Fides
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - "Quanta volontà di morte vediamo ogni giorno nei tanti conflitti che interessano diverse parti del mondo! Quanta violenza vediamo spesso anche nelle famiglie, nei confronti delle donne o dei bambini! Quanto disprezzo si nutre a volte verso i più deboli. Il male non è scomparso dalla nostra storia, rimarrà fino alla fine, ma non ha più il dominio, non ha più potere su chi accoglie la grazia di questo giorno" nel quale Cristo è risorto.
Lo scrive Papa Francesco nel messaggio Urbi et Orbi in occasione della Pasqua. Il Pontefice, in convalescenza a seguito del ricovero per una polmonite bilaterale, non partecipa fisicamente alla celebrazione della Messa, svoltasi in una piazza San Pietro baciata dal sole e sferzata dal vento. A presiedere la Santa Messa del giorno Pasqua è stato il cardinale Angelo Comastri, vicario generale emerito di Sua Santità per la Città del Vaticano e per le ville pontificie di Castel Gandolfo, arciprete emerito della basilica di San Pietro in Vaticano e presidente emerito della Fabbrica di San Pietro.
Ma Papa Francesco, che aveva "espresso il desiderio di essere presente in piazza", come riferito nelle scorse ore dalla Sala Stampa vaticana, sì è affacciato dalla loggia centrale della basilica di San Pietro a mezzogiorno in punto. "Buona Pasqua!", le parole pronunciate dal Pontefice al microfono con la voce affaticata. Applausi e urla di gioia la risposta che arriva dagli oltre 40mila fedeli presenti. Il Vescovo di Roma ha quindi affidato la lettura del messaggio "alla Città e al Mondo" al Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, l'arcivescovo Diego Ravelli.
Il primo pensiero del Papa è andato a chi vive "nel dolore e nell’angoscia". La Pasqua, ha rimarcato il Pontefice, "è la festa della vita! Dio ci ha creati per la vita e vuole che l’umanità risorga! Ai suoi occhi ogni vita è preziosa! Quella del bambino nel grembo di sua madre, come quella dell’anziano o del malato, considerati in un numero crescente di Paesi come persone da scartare".
In questo giorno, ha aggiunto il Pontefice, "vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile! Dal Santo Sepolcro, Chiesa della Risurrezione, dove quest’anno la Pasqua è celebrata nello stesso giorno da cattolici e ortodossi, s’irradi la luce della pace su tutta la Terra Santa". Il Papa si è detto "vicino alle sofferenze dei cristiani in Palestina e in Israele, così come a tutto il popolo israeliano e a tutto il popolo palestinese". E se "preoccupa il crescente clima di antisemitismo che si va diffondendo in tutto il mondo", contemporaneamente la preghiera del Vescovo di Roma si è estesa "alla comunità cristiana di Gaza, dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria. Faccio appello alle parti belligeranti: cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira ad un futuro di pace!". Da qui l'invito a pregare "per le comunità cristiane in Libano e in Siria. Esorto tutta la Chiesa ad accompagnare con l’attenzione e con la preghiera i cristiani dell’amato Medio Oriente".
Un pensiero speciale è stato rivolto "anche al popolo dello Yemen, che sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie 'prolungate' del mondo a causa della guerra, e invito tutti a trovare soluzioni attraverso un dialogo costruttivo", e alla "martoriata Ucraina", per la quale il Vescovo di Roma ha auspicato nuovamente "una pace giusta e duratura".
Un altro appello per la pace è stato lanciato con lo sguardo rivolto "alle popolazioni africane vittime di violenze e conflitti, soprattutto nella Repubblica Democratica del Congo, in Sudan e Sud Sudan", ma anche "nel Sahel, nel Corno d’Africa e nella Regione dei Grandi Laghi".
"Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui. Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo", ha aggiunto il Papa. Parole salutate con un lungo applauso dalla folla.
Il Pontefice non ha dimenticato "il popolo birmano, già tormentato da anni di conflitto armato, che affronta con coraggio e pazienza le conseguenze del devastante terremoto a Sagaing, causa di morte per migliaia di persone e motivo di sofferenza per moltissimi sopravvissuti, tra cui orfani e anziani. Preghiamo per le vittime e per i loro cari e ringraziamo di cuore tutti i generosi volontari che svolgono le attività di soccorso. L’annuncio del cessate-il-fuoco da parte di vari attori nel Paese è un segno di speranza per tutto il Myanmar".
"Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano. Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità", ha concluso il Vescovo di Roma che, terminata la benedizione, a sorpresa, è salito sulla papamobile per salutare le migliaia di fedeli che lo hanno salutato al grido di "Viva il Papa!".
Lo stesso grido era stato lanciato dai fedeli durante la Messa, quando il cardinale Comastri aveva annunciato la lettura dell'omelia scritta dal Pontefice per questo giorno di festa. Una festa, ha detto Comastri dando voce al Pontefice, che ci spinge al movimento, per cercare Cristo risorto "nella vita, nel volto dei fratelli, nel quotidiano, ovunque tranne che in quel sepolcro. Cercarlo sempre. Perché, se è risorto dalla morte, allora Egli è presente ovunque, dimora in mezzo a noi, si nasconde e si rivela anche oggi nelle sorelle e nei fratelli che incontriamo lungo il cammino, nelle situazioni più anonime e imprevedibili della nostra vita". Con la Pasqua la fede è "tutt’altro che una sistemazione statica o un pacifico accomodarsi in qualche rassicurazione religiosa".
"Non possiamo parcheggiare il cuore nelle illusioni di questo mondo o rinchiuderlo nella tristezza; dobbiamo correre, pieni di gioia. Corriamo incontro a Gesù, riscopriamo la grazia inestimabile di essere suoi amici", ha aggiunto il Vescovo di Roma, che nel concludere ha citato il teologo Henri de Lubac, «dovrà esserci sufficiente di comprendere questo: il cristianesimo è Cristo. No, veramente, non c’è nient’altro che questo. In Cristo noi abbiamo tutto» (Les responsabilités doctrinales des catholiques dans le monde d’aujourd’hui, Paris 2010, 276). E questo 'tutto' che è il Cristo risorto apre la nostra vita alla speranza". (F.B.) (Agenzia Fides 20/4/2025)
Fabio Beretta/Agenzia Fides
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