Seoul (Agenzia Fides) - "Tra la gente si avverte un'inquietudine generale: dopo l'impeachment e l'arresto del presidente c'è un senso di sospensione e di attesa per la soluzione di una vicenda che potrebbe durare ancora diversi mesi. Ma una cosa è chiara: i coreani intendono difendere a tutti i costi le conquiste della democrazia", dice in un colloquio con l'Agenzia Fides p. Diego Cazzolato, missionario della Consolata da trent'anni presente nella nazione dell'Asia orientale, attualmente residente nella comunità di Dajeon. Il missionario italiano ricorda che "subito dopo l'annuncio della legge marziale c'è stata una mobilitazione generale in tutte le città coreane. Alla gente, in special modo agli adulti e agli anziani, è venuta subito in mente la dolorosa vicenda del 1980".
"Allora - ricorda p. Diego - la dittatura di Chun Doo-hwan si era instaurata dopo il colpo di stato del dicembre 1979. Nella primavera del 1980 aumentano le manifestazioni di professori e studenti che chiedevano riforme democratiche. Il governo rispose con una violenta repressione ed estese la legge marziale in tutta la nazione il 17 maggio 1980. L'indomani, il 18 maggio, avvenne il noto massacro di Gwangju, dove era scoppiata una rivolta popolare contro la dittatura. La violenza dell'esercito sudcoreano fece centinaia di vittime: è una pagina buia della storia nazionale". La memoria di quegli eventi - nota p. Diego - "ha ancora un peso ed è riaffiorata proprio in queste ultime vicende. La popolazione ha rivissuto quell'incubo e farà di tutto perchè non accada nuovamente".
Intanto nella società coreana, dopo che la Corte Suprema ha approvato un mandato di arresto per il presidente Yoon Suk Yeol, tratto in carcere il 15 gennaio, domenica 19 gennaio una violenta incursione di sostenitori dell'ex presidente ha preso d'assalto la Corte distrettuale di Seul, compiendo atti vandalici nell'edificio. Con l'intervento della polizia, si sono registrati circa 83 feriti e 87 arresti.
L'assalto ha causato sconcerto nella repubblica ed è stato descritto dalla stampa come "una delle sfide più significative all'autorità giudiziaria degli ultimi decenni" con danni stimati in 600-700 milioni di won (circa 500mila dollari). "Gli atti di terrore che prendono di mira singoli giudici o procedimenti giudiziari non sono solo una completa negazione dello stato di diritto, ma anche un affronto a tutte le istituzioni costituzionali. Questa è una questione estremamente grave", ha detto Cheon Dae-yeop, capo dell'ufficio amministrativo della Corte suprema.
Il presidente della Corte suprema Cho Hee-dae ha convocato una riunione di emergenza con i giudici per discutere misure atte a prevenire simili incidenti, mentre è in corso un'indagine per accertare responsabilità e muovere le accuse ai rivoltosi.
Intanto, nel procedimento a carico dell'ex presidente Yoon, la Corte costituzionale della Corea è incaricata di confermare o annullare l'impeachment di Yoon entro l'11 giugno.
(PA) (Agenzia Fides 21/1/2024)