ASIA/FILIPPINE - In una nazione divisa sulla vicenda giudiziaria di Duterte, la Chiesa opera per l'unità

giovedì, 27 marzo 2025 politica   giustizia  

Manila (Agenzia Fides) - In una nazione polarizzata e divisa sulla vicenda che vede coinvolto l'ex presidente Rodrigo Duterte - incriminato dalla Corte Penale Internazionale (CPI)  per crimini contro l'umanità commessi nel corso della "guerra alla droga" da lui promossa  (vedi Fides 11/3/2025) - la Chiesa cattolica nella Filippine  cerca di recuperare l'unità nazionale mentre la società - che tra l'altro si prepara al voto di medio termine, a maggio prossimo -  appare sempre più spaccata tra gruppi pro-Duterte e contro-Duterte.
Tra le prime strade individuate dalle comunità cattoliche c'è la preghiera: in una fase riconosciuta come estremamente critica, il Cardinale José Advincula, Arcivescovo di Manila, ha invitato i fedeli "a trascendere le nostre differenze e ad essere aperti a una continua conversione verso la verità, la giustizia e la pace". Per questo, in un appello pubblico, il Cardinale ha chiesto una "oratio imperata" per la nazione, una "preghiera obbligatoria" da recitare in  tutte le parrocchie dell'arcidiocesi ogni giorno, durante tutte le messe a partire dalla terza domenica di Quaresima.
"Ci umiliamo davanti a te oggi, confidando nella tua promessa di guarire la nostra terra. Stendi ancora una volta la tua mano potente e guida la nostra nazione, in questo momento di crisi, conflitto e confusione", recita il testo della preghiera. E prosegue: "Lascia che la luce della verità brilli come una colonna di nubi di giorno e una colonna di fuoco di notte, per guidarci lungo il cammino che conduce all'unità e alla pace".  "Fai sgorgare la giustizia, aprendo la strada alla guarigione e alla riconciliazione...Che questo Anno giubilare ci ispiri a camminare insieme come un solo popolo", si legge nella "Oratio imperata".
Nella comunità cattolica si vive  questo tempo - che  coincide con la Quaresima - come un'opportunità di conversione: la detenzione dell'ex presidente Rodrigo Duterte all'Aja può essere una "grazia speciale", "un'opportunità spirituale" ha affermato mons. Patricio Buzon, Vescovo di Bacolod, invitando i sostenitori di Rodrigo Duterte a "cambiare prospettiva". “Il tempo trascorso in prigione è un momento più potente di qualsiasi ritiro spirituale”, ha detto il Vescovo Buzon, aggiungendo: "Duterte è, dopotutto, un suo figlio. Dio vuole che sia salvato perché 'Dio non si compiace della morte del malvagio piuttosto che del fatto che si converta dalle sue vie e viva' (Ez 18, 23) ". Il Vescovo ha stigmatizzato "il fanatismo cieco che ci sta lacerando come popolo":  "È tempo di mettere il nostro amore per la patria al di sopra di qualsiasi lealtà politica", ha concluso.
Tra le misure per dissenso ideate dai sostenitori di Duterte, vi è la cosiddetta “Settimana delle rimesse zero”: gli ingenti gruppi di filippini all'estero - oltre 10 milioni di persone - stanno pianificando, come forma di protesta, soprattutto in Europa, il blocco delle rimesse, ovvero quei contributi economici inviati in patria, che costruiscono una stampella fondamentale per l'economia nazionale. La misura avrebbe un impatto negativo su migliaia di  famiglie filippine. Mons. Ruperto Santos, Vescovo di Antipolo ha asserito: "Un blocco delle rimesse, anche temporaneo, potrebbe sconvolgere la vita di queste famiglie, lasciandole vulnerabili e in difficoltà ad arrivare a fine mese"; inoltre si teme un "effetto a catena" sulle aziende e sulle comunità che dipendono da quel flusso finanziario. "Come Vescovo, invito all'unità e al dialogo. Cerchiamo modi pacifici e costruttivi per affrontare le questioni, senza causare danni alle nostre famiglie e alla nostra nazione", al fine di  "favorire la guarigione e promuovere il bene comune".
D'altro canto sull'isola di Mindanao, - area in cui Duterte registra l'appoggio più forte -  l'Arcivescovo di Cagayan de Oro, mons Jose Cabantan ha smentito affermazioni circolanti secondo cui nella cattedrale si sarebbe celebrata una messa quotidiana  con l'intenzione di "chiedere il ritorno dell'ex presidente Rodrigo Duterte nelle Filippine". La celebrazione eucaristica, come tutte le messe, "non è dedicata a nessuna persona, gruppo o causa politica in particolare", ha scritto.  L'Arcivescovo ha sottolineato l'impegno della Chiesa alla neutralità e a garantire che "i luoghi di culto rimangano spazi di fede, riflessione e unità", esortando i fedeli a  "sostenere la pace, l'unità e la giustizia".
Intanto, a livello di politica interna, l'Ufficio presidenziale del presidente Ferdinand Marcos jr ha ribadito che non coopererà con la Corte penale internazionale sulle accuse di crimini contro l'umanità mosse all'ex presidente Rodrigo Duterte, "poiché le Filippine non  riconoscono la giurisdizione della CPI".  Il governo ha respinto le accuse secondo cui la consegna dell'ex presidente Rodrigo Duterte alla CPI sarebbe dovuta alla frattura tra Marcos e Duterte, sottolineando che "l'arresto non aveva nulla di personale". Altri esponenti politici rimarcano che "al di là del vantaggio politico, la sovranità del Paese e l'interesse di una vera giustizia per ogni filippino devono rimanere prioritari". 
(PA) (Agenzia Fides 27/3/2025)


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