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Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Imparare a “fiutare” la presenza di Dio nella piccolezza così come fecero i due anziani del Tempio, Simeone e Anna, che grazie ai loro "occhi limpidi" furono "capaci di vedere oltre le apparenze" e riconoscere nel piccolo Gesù la salvezza del mondo.
In attesa di conoscere i risultati della tac eseguita nelle scorse ore, dal decimo piano del Policlinico Gemelli di Roma, da dove è ricoverato da oltre dieci giorni per una polmonite bilaterale, Papa Francesco ha fatto diffondere in tarda mattinata il testo della catechesi preparato per l'Udienza generale che avrebbe dovuto presiedere questa mattina nell'Aula Paolo VI.
Il Pontefice, continuando il ciclo di catechesi dedicate alla vita di Gesù nella prospettiva del Giubileo, nel testo della catechesi diffuso oggi si sofferma ancora sull'infanzia di Gesù, in particolare sull'episodio della presentazione al Tempio. In Israele, spiega il Vescovo di Roma nel testo, "non c’era l’obbligo di presentare il bambino al Tempio, ma chi viveva nell’ascolto della Parola del Signore e ad essa desiderava conformarsi, la considerava una prassi preziosa".
In questo modo, "Maria e Giuseppe non si limitano a innestare Gesù in una storia di famiglia, lo introducono nell’atmosfera della fede e del culto. E loro stessi crescono gradualmente nella comprensione di una vocazione che li supera di gran lunga".
E nel Tempio incontrano due anziani. Il primo, Simeone, è un uomo al quale "lo Spirito Santo parla", e lui in quel luogo "la presenza dell’Unto del Signore". Nell'abbracciare il bambino trova "la consolazione e la pienezza della sua esistenza". La sua gioia si trasforma in "un cantico pieno di commossa gratitudine, che nella Chiesa è diventato la preghiera al termine della giornata", ovvero il Nunc Dimittis (“Ora lascia, Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola; Poiché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti, e gloria del tuo popolo, Israele”) .
In quel cantico "Simeone canta la gioia di chi ha visto, di chi ha riconosciuto e può trasmettere ad altri l’incontro con il Salvatore. È testimone della fede, che riceve in dono e comunica agli altri". Ora, questo anziano, "vede la morte non come la fine, ma come compimento, come pienezza, la attende come 'sorella' che non annienta ma introduce nella vita vera che egli ha già pregustato e in cui crede". E la stessa cosa accade con Anna. Entrambi diventano “pellegrini di speranza” "che sanno accogliere con gioia la visita di Dio e riaccendere la speranza nel cuore dei fratelli e delle sorelle". (F.B.) (Agenzia Fides 26/2/2025)