JPIC Ofm Papua
Jayapura (Agenzia Fides) - Concedere l'amnistia ai ribelli indipendentisti di Papua per gestire il conflitto armato che da decenni interessa la regione indonesiana della Papua occidentale: è la proposta del governo indonesiano, guidato dal nuovo presidente Prabowo Subianto. Il ministro per la giustizia, i diritti umani e l'immigrazione Yusril Ihza Mahendra, riferendo di una proposta "in fase di studio", ha affermato che il governo sta definendo i dettagli del piano di amnistia, che sarà concessa solo a quanti giurano fedeltà alla Repubblica di Indonesia. La misura, ha detto, "intende essere parte di sforzi per risolvere il conflitto" e richiederà comunque l'approvazione della Camera dei rappresentanti. La proposta di amnistia di Prabowo segue un'iniziativa simile dell'ex presidente Joko Widodo, che nel 2015 ha concesso la clemenza a diversi prigionieri politici papuani.
Tra la gente della Papua si registra un certo scetticismo nei confronti della proposta del governo centrale. Dice all'Agenzia Fides p. Alexandro Rangga OFM, frate minore e Direttore della Commissione "Giustizia, pace e integrità del Creato" della Papua: "E' vero che la liberazione di alcuni detenuti in carcere per motivi politici potrebbe generare un po' di sollievo alle famiglie". Tuttavia, ricorda, "quei prigionieri che sono stati liberati in passato non sono più gli stessi: hanno subito profondi traumi, alcuni non parlano più, forse causa degli abusi subiti. Quindi bisognerà verificare le condizioni dei detenuti eventualmente liberati".
Inoltre c'è una questione a monte: "La misura del governo rischia di essere un passo insufficiente se non è inserita in un piano più ampio di dialogo 'olistico', cioè a tutti i livelli, che consideri globalmente la situazione della regione e la sofferenza della popolazione locale", nota il frate minore. "La gente di Papua teme che sia soltanto un contentino e che questioni fondamentali restino irrisolte", osserva. "Chiediamo un'iniziativa approfondita di dialogo e una responsabilizzazione di tutti gli attori coinvolti - rimarca - per affrontare alle radici dei problemi e procedere verso una pacificazione".
Il francescano cita quanto è accaduto agli abitanti di cinque villaggi nel distretto di Oksop, nel centro della Papua, territorio della diocesi di Jayapura (vedi Fides 17 gennaio 2025). Costoro, alla fine di novembre, a causa dello stanziamento di unità militari nell'area, sono fuggiti in altre zone. Secondo la Commissione dei frati minori, vi sono 300 persone sfollate in altri villaggi e molte altre hanno scelto di nascondersi nella foresta, "ma secondo l'esercito e altri funzionari queste notizie non sarebbero vere", nota. "Per questo la nostra Commissione giustizia e pace sta preparando un rapporto dettagliato con la lista degli sfollati e i problemi che vivono; intendiamo presentarlo, insieme con i Vescovi e i capi religiosi della Papua, al presidente indonesiano". Secondo p. Rangga "resta aperta la questione di fondo nella Papua, ovvero l'approccio militare che il governo centrale indonesiano porta avanti per promuovere le sue politiche ei suoi progetti nel territorio. Questo approccio genera in loco grande sofferenza, sfollamento e un senso di imposizione violenta".
La Papua, la regione più orientale dell'Indonesia che costituisce la metà occidentale dell'isola della Nuova Guinea, è un punto di tensione sin dalla sua controversa incorporazione nella nazione indonesiana, avvenuta militarmente nel 1969. Nella regione, abitata da popolazioni di cultura melanesiana e ricca di risorse naturali, è nata un'insurrezione separatista già di primi anni '70. Nonostante le abbondanti risorse, Papua rimane una delle regioni più povere dell'Indonesia, con alti tassi di povertà, analfabetismo.
(PA) (Agenzia Fides 6/2/2025)